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Adolescenti e tecnologia: in classe serve dire no?

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La lettera è arrivata per la morte di Nadia. A uccidere una ragazzina di 14 anni è stato Ask.fm, il sito dove tu lanci un messaggio e tutti ti rispondono, ti fanno domande, sempre coperti dall’anonimato. Mai una mamma, un papà, un’insegnante, hanno pensato che la vita rigogliosa e fragile di un’adolescente potesse spezzarsi per colpa di un aggeggio elettronico regalato a Natale, o per la promozione a scuola. Invece è successo, e Martino ha deciso di fare qualcosa.

 

Mi chiamo Martino, insegno Matematica e Scienze in una scuola media di Pavia. Ho 53 anni, e negli ultimi 10 ho visto una rivoluzione a scuola: i cellulari, i tablet, i palmari consegnati ai ragazzi come caramelle per star buoni, per divertirsi, per dare ai genitori un’idea di sicurezza. Invece quei pezzi di metallo sono trappole mortali. Uno stress pazzesco che occupa la mente più di tutto il resto. Messaggini, foto, facebook, video, giochetti idioti, frasi allusive, offese, insulti, istigazione alla violenza fisica e psicologica. Quando ne parli coi genitori sorridono, dicono: “E’ roba moderna, ce l’hanno tutti, perché mio figlio no?”. Pensano che i loro ragazzi siano forti, in gamba, nessun pericolo. Mi chiedono: “Ma non me lo rimanda mica quest’anno, vero?” quando io li avviso che il ragazzo sta più tempo con le dita sulla tastiera che a studiare.

Ho chiesto al preside di poter vietare i telefonini in classe, mi ha detto di sì ma poi in pratica ogni professore decide come comportarsi. Io li faccio mettere sulla cattedra, e c’è almeno metà classe che finge di non averlo. Si sentono fighi a mandare messaggi quando è vietato. Il problema più serio è che prendono di mira i compagni deboli. C’è una ragazzina, in terza, che è il bersaglio di tutti. Studia molto e non è alla moda, la odiano maschi e femmine. Un ragazzo mi ha fatto vedere i messaggi su WhatsApp: ‘sei una merda, ammazzati, fai cagare’. Il preside dice che è meglio non immischiarsi, perché il risultato sarebbe solo di provocare nuovi attacchi. Quando Nadia si è suicidata ho pensato che questo lavoro non fa più per me.

Nella pagella che consegniamo ora per il primo quadrimestre io ho espresso il voto di 5 in condotta a tutti i ragazzi che usano i cellulari durante le mie ore. I colleghi mi hanno detto che sono un fanatico, l’unico risultato è che qualche ragazzo poco studioso s’è ritrovato in pagella un voto più basso per il comportamento. Mi sembra troppo poco. Guardo in faccia la ragazza della terza e spero che giugno arrivi presto, per lei e anche per me.

Martino

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Le parole, le regole, il rispetto, sono la premessa dell’educazione scolastica. Chi sta oggi in cattedra, dalle elementari al liceo, segnala questo come tema prioritario: è più difficile domare la classe che insegnarle qualcosa. L’iperattività, l’invadenza della tecnologia, il linguaggio volgare, la violenza nel gestire sentimenti e reazioni diventano stress quotidiano, e carenza d’apprendimento. paroladiprof@gmail.com è l’indirizzo per segnalare problemi e idee. Fatelo chiunque voi siate: studenti, mamme, nonni o maestre. Le parole, per noi, sono importanti.

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