Ecco, ci risiamo. Come con il M5S. Stesso silenzio, stessa sottovalutazione del fenomeno. Poi quando la bomba scoppia, la sorpresa è generale, e i commentatori politici si arrampicano sugli specchi. Ancora una volta i media perdono un’occasione per raccontare la realtà, quello che veramente succede nel paese. Sto parlando di politica, di elezioni, di candidati, quelle cose che leggiamo sui giornali, dalla prima pagina fino almeno alla decima: Renzi, Letta, Alfano, Bersani, adesso anche l’amante di Hollande ci propinano. La noia è comunque assicurata.

Però di un fenomeno nuovo che coinvolge migliaia di persone e che per certo lascerà un bel segnale nella politica italiana nessuno  parla. Succede in Sardegna. Elezioni regionali del prossimo 16 febbraio. C’è una signora, Michela Murgia (Cabras, 1972), già impiegata in un call center, venditrice di multiproprietà, dirigente amministrativo in un’industria termoelettrica, educatrice e insegnante, portiere di notte, studiosa di teologia, e scrittrice affermata (il romanzo Accabadora ha vinto il premio Campiello), che decide che la politica viene prima di tutto e ci prova. Da mesi  lei e il suo gruppo “Sardegna possibile” battono la regione convocando di paese in paese persone del luogo e coinvolgendole in incontri su temi specifici: cultura, lavoro, turismo, autonomia, salute, banche, giovani, e tutte le cose che interessano la gente. Per ogni incontro ci sono dei facilitatori che aiutano le persone ad ascoltare gli altri e a dialogare, alla fine di una giornata viene redatto un libro con delle proposte.

Michela Murgia e il suo gruppo di lavoro (coadiuvato dal “mediatore civico” Iolanda Romano) hanno imparato una cosa fondamentale: che la politica è prima di tutto ascolto. Il risultato di mesi di lavoro è che la scrittrice è risultata la candidata più stimata e che la percentuale dei votanti per “Sardegna possibile”, secondo i sondaggi , continua a salire. E’ un’onda che non si ferma. Niente alleanze, niente spartizioni, Murgia punta alla vittoria, la sua politica non è figlia del calcolo ma delle idee. Dei sardi per i sardi. Si può. Mentre gli altri continuano a discutere di candidature, “Sardegna possibile” ha già presentato i suoi futuri assessori, e sta preparando il piano energetico e le politiche giovanili per l’impiego e la formazione. La cultura è un investimento sicuro, più dei private equity.

I partiti all’inizio non la prendono sul serio, adesso cominciano a tremare. Cappellacci, candidato di Forza Italia, afferma che l’unico vero competitor è “Sardegna possibile”, il Pd allo sfascio tramite Pasquale Chessa invita la scrittrice a rinunciare per non far vincere la destra. Argomento già utilizzato milioni di volte, come se il nemico vero fosse la destra e non l’intero sistema ormai marcio da cui non è immune la sinistra come è emerso anche in Sardegna (trentatrè consiglieri indagati per peculato). I giornali e la rete riportano questa polemica  e parlano soprattutto dei “Grillini” divisi e del fotografo Zappadu (quello che ha ripreso Berlusconi con le ragazze a villa  Certosa) che molla Grillo e va con “Sardegna possibile”. Stop. Nessuno che abbia la curiosità di capire com’è questa nuova politica della Murgia, come viene fatta, da chi, con quali obiettivi.

In gioco c’è la proposta di un modello economico e culturale basato su un percorso partecipativo, in gioco c’è un’idea di democrazia: per carità! E’ tale la paura di togliere spazio al Pd che si preferisce il silenzio. “C’è l’incognita Murgia – scrive Battista sul Corriere della sera –  che potrebbe calamitare una parte dello scontento di sinistra e sostituire Grillo come opzione di protesta”. La protesta. Vuol dire non avere capito niente.  Là dove c’è la vita reale, il nuovo, la società civile, non ci sono i media. Non c’è il Pd. Ognuno il suo binario, e il paese cambia intanto, non sempre in peggio, molte volte in meglio.

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