Cultura

Roma Web Fest, a ‘Le cose brutte’ il premio di miglior fiction italiana in Rete

La kermesse capitolina è stata l'occasione per capire lo stato delle web series nel Paese e una vetrina per presentare nuovi progetti anche ai vari produttori presenti, tra vecchi ritorni di fiamma e novità in un settore che è già un caso editoriale

di Chiara Carbone

Per appassionarsi a una storia sulla Rete bastano pochi minuti. Lo sanno bene i creatori di Freaks!, The pills e Lost in google, web series di giovani alle prese con problemi di tutti i giorni o con poteri paranormali, che in poco tempo hanno totalizzato migliaia di visualizzazioni su internet, diventando un vero e proprio caso e aprendo la strada alle fiction online, già molto in voga all’estero, anche in Italia. “Volevamo dare un’ulteriore possibilità ai ragazzi che spopolano sul web di esprimersi ed avere visibilità”, ha spiegato Maximiliano Giglioli, direttore del Roma web fest, la prima manifestazione interamente dedicata a questo mondo. Una tre giorni di incontri con produttori e anteprime con trentanove web series in concorso, nella cornice del Teatro Golden della capitale.

E tra tanti generi in gara (molti thriller, commedie e horror), la giuria, presieduta dal fondatore del Los Angeles Web fest Michael Ajakwe jr, ha premiato come miglior web serie italiana Le cose brutte, prequel di Kubrick una storia porno di Ludovico Bessegato e come miglior serie straniera Deja Vu. Il premio Roma web fest è andato invece Stuck – le cronache di David Rea, prima serie girata interamente in inglese. Il festival, gemellato con quello a stelle e strisce, il festival di Marsiglia e quello di Vancouver, è stato soprattutto un’occasione per capire lo stato delle web series in Italia e una vetrina per presentare nuovi progetti anche ai vari produttori presenti, tra vecchi ritorni di fiamma e novità. Ecco così il ritorno dei pugliesi Nirkiop e il loro Facce da scuola 2, serie sul mondo degli studenti, i Soma con Border queen, un viaggio in una realtà al di là dei sogni il cui pilot è stato girato a Edinburgo in inglese, Vera Bes di Riccardo Milanesi, giocato sull’interattività con gli utenti e Giocattoli, il nuovo progetto della Buoncostume. La grande attesa era però per i The Jackal e il loro The parker, corto sull’eterna sfida tra automobilisti e parcheggiatori abusivi, presentato in anteprima e seguito di The washer, dedicato ai lavavetri. E il gruppo di produzione napoletano, in gara con Lost in google e Gay ingenui, non ha risparmiato una frecciatina, in quest’ultima serie, alle recenti dichiarazioni di Guido Barilla.

Alla base di ogni web serie di successo c’è forte sperimentazione e un linguaggio vivo. Una realtà così in fermento non poteva lasciare indifferente la tv, sempre più vicina a questo mondo. E’ il caso della Rai, che dopo i successi delle serie online Una mamma imperfetta e il prequel di Una grande famiglia, insieme al premio Solinas ha lanciato La bottega delle web series, un contest che mette in palio borse di sviluppo per giovani film makers e la produzione di 5 puntate sul portale della rete. Nonostante la popolarità di alcuni prodotti, però, quello che denunciano la maggior parte dei creatori di web series è la mancanza di un’adeguata politica di finanziamento dei progetti. In Italia sono poche le serie che riescono a raccogliere fondi attraverso l’inserimento di brand nel prodotto e il mezzo principale per raccogliere sostegni rimane il crowdfunding. “Così gli utenti diventano anche produttori”, ha raccontato Luca Vecchi di The pills, presentando Dylan Dog – vittima degli eventi, una rivisitazione no profit della saga dell’indagatore dell’incubo.

Ma non sempre i risultati ottenuti bastano: “Per questo progetto abbiamo creato una sorta di dream team che comprende autori di Freaks, The Pills e coinvolge i The Jackal nella distribuzione. Noi abbiamo avuto la fortuna di arrivare a 15mila euro perché siamo conosciuti, ma a molti non va così bene e la produzione di web series rimane solo un hobby molto costoso”. Claudio Di Biagio e Matteo Bruno (Freaks) hanno confermato: “Servirebbe una maggiore partecipazione delle istituzioni”. E la richiesta sembra essere stata recepita, almeno in piccola parte: “Siamo al lavoro con il decreto cultura e la Regione Lazio ha inserito attraverso un emendamento le web series nella legge sull’audiovisivo, prevedendone così il sostegno economico”, spiega Mario La Torre, referente del ministero dei Beni Culturali.

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