Sono bastati pochi minuti davanti alle telecamere delle principali tv francesi. Lì, sulle scale del Pole emploi, il centro dove Nathalie Michaud, disoccupata, 52 anni, si reca così spesso per la ricerca di un posto di lavoro. Ma il 6 agosto, a percorrere quei gradini c’era François Hollande. E lei, Nathalie, magra, giacchino sulle spalle, il sorriso comunque sulle labbra, si è rivolta a sorpresa al presidente. Ha osato raccontargli la sua vita. Che a 50 anni è dovuta ritornare a vivere con il figlio di 21 anni dall’anziana madre. Che da 18 mesi, a parte sporadici lavoretti, non trova niente, “ma neanche un possibile datore di lavoro che accetti di ricevermi, un colloquio”. Poche frasi, preparate, senza commuoversi.

Siamo a La Roche-sur-Yon, 55mila abitanti, cittadina della Vandea nell’Ovest della Francia, a breve distanza dall’Atlantico. La maggior parte dei francesi sapeva a a malapena dove fosse. Ma da quando il video di Nathalie ha fatto il giro della Rete e la donna è diventata l’eroina dei disoccupati senior, troppo spesso dimenticati, la cittadina è balzata alla ribalta dell’attenzione nazionale. Hollande doveva venire in visita a La Roche-sur-Yon. Nathalie lo legge sul giornale locale. “All’improvviso mi sono detta che volevo parlargli, perché sono arrabbiata. Non volevo elemosinare un lavoro, ma discutere del problema dei disoccupati della mia età: si parla solo dei giovani”, spiega a ilfattoquotidiano.it. Si reca al Pole emploi a chiedere ingenuamente un appuntamento. Ma le dicono che non è possibile. Allora, all’arrivo di Hollande, si intrufola tra fotografi e giornalisti sulla scala che porta a quel centro pubblico di assistenza ai disoccupati. Lo chiama, lui si ferma, lei parla: “Non volevo che ascoltasse solo politici, che lavorano nei loro uffici. O sindacalisti, per i quali vale lo stesso discorso”.

Nathalie Michaud è ritornata a 40 anni in Francia dal Marocco, dove aveva vissuto a lungo, dopo aver divorziato dal marito: in tasca un Deug, un diploma universitario di due anni, preso da giovane, in psicologia. Nel Paese nordafricano aveva lavorato come maestra. Da allora ha innescato un lunga serie di contratti a durata determinata nei contesti più diversi, da una scuola materna fino all’amministrazione dello Stato che si occupa delle imprese: tutti intervallati da periodi più o meno lunghi di disoccupazione. “In ogni posto, alla fine – ci racconta – mi hanno ringraziato per aver lavorato molto bene. Ma spiegandomi che non potevano tenermi ulteriormente”. Perché la legislazione francese li avrebbe obbligati a assumerla a tempo indeterminato. Bisogna cambiare persona, al più deviare sullo stagista di turno. Nathalie ha anche provato a strappare uno dei contratti previsti in Francia per “l’alternanza”, dove si lavora e al tempo stesso si viene formati a un nuovo lavoro: “Ma se hai meno di 25 anni, il datore ti paga mezzo stipendio – precisa – Alla mia età, invece, la legge li obbliga a pagarmi il salario intero. Nessuno ha voluto prendermi”.

Il peggio, comunque, è venuto quando Nathalie ha compiuto 50 anni. “Sarà un caso, ma da allora non sono riuscita neanche a ottenere un colloquio di lavoro”, spiega ancora la donna a ilfattoquotidiano.it. Ha lasciato la casa popolare dove abitava, perché non riusciva a pagare l’affitto, pur modesto. Si è trasferita dalla mamma con il figlio. Vive a fatica con un contributo mensile dello Stato di 490 euro. E tanta voglia di lavorare. “Lo scorso fine settimana sono andata a fare le pulizie in un hotel. Sono anche disposta a lavorare come cameriera, ma non mi prendono perché sono troppo vecchia e non ho il diploma della scuola alberghiera. Perfino per quello ti chiedono il diploma in Francia”.

E’ pronta a partire per andare anche lontano. Negli ultimi 18 mesi di disoccupazione ininterrotta ha inviato quasi 300 lettere e mail rispondendo agli annunci, con tanto di curriculum vitae e documentazione. Ma per il momento niente, neanche dopo l’incontro ravvicinato con Hollande, assai imbarazzato dall’intraprendenza della donna. Quel video, comunque, sta servendo in Francia a rompere il tabù della disoccupazione dei senior, dei precari over 50. I senza lavoro oltre quella soglia d’età sono ormai un milione sui 3,3 di disoccupati totali recensiti in giugno (il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’11,2%, 26° mese consecutivo di crescita). Ma sono quelli che in numero crescono più in fretta, +14,2% rispetto al giugno 2012. Se ne parla poco. “Perché prevale la vergogna – conclude la battagliera Nathalie – E anche quando tu non te ne vergogni, sono lo sguardo e la considerazione degli altri che ti spingono a farlo”.

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