Non è tutta Australia quel che luccica. Ad esempio le case – a meno di non vivere con dieci persone – costano 250 euro a settimana (a persona), per una settimana di trasporti pubblici devi sborsare 54 dollari e se per caso ti venisse in mente di comprare una casa, un prefabbricato, spendi almeno 500mila euro. I lavori non pagati poi, esistono, e può capitare che ti offrano senza farsi scrupoli uno stage gratis, esattamente come in Italia dove, in compenso, esiste un sistema sanitario pubblico gratuito. Ma il motivo vero per cui Veronica Motto, 25 anni, laureata in comunicazione, ha perso la rabbia che aveva quando in Italia le dicevano “sei fortunata, hai un lavoro” (in una concessionaria di auto) e lei si sentiva immobile e grigia, è perché “a Sidney se ti sforzi un po’, le cose si muovono, accadono”.

La sensazione che le cose fossero diverse l’ha avuta quando, cominciando a contattare dall’Italia possibili interlocutori e aziende su Linkedin, sistematicamente le persone le rispondevano, alcuni invitandola a un incontro. Così, arrivata sul posto, non si è messa a lavorare subito nei bar o a fare la commessa, come tanti coetanei italiani e stranieri. O meglio: lei a Zara ci lavora, due-tre giorni alla settimana, weekend compresi: prende 21 dollari l’ora, circa 800 euro al mese. Ma quello è solo uno dei suoi tre lavori. Altri due giorni lavora presso Foxtel, l’omologa australiana di Sky, dove si occupa di curare l’interfaccia grafico per Ipad e Iphone dei programmi di rete. Come terzo lavoro, nel giorno che le resta, collabora con una start up ideata da una giovane americana, Nicole Still, che produce – soprattutto per il mercato cinese – ballerine personalizzabili fatte a mano in una fabbrica ad Arezzo. E forse, potrebbe addirittura tornare in Italia grazie a questa nuova impresa. “Sarei l’unica italiana che trova lavoro in Italia dall’Australia”, scherza.

L’altra differenza con il Belpaese, oltre al fatto che anche chi non ti conosce punta su di te e ti coinvolge in lavori e progetti, la fa il clima rilassato rispetto al lavoro. E il rispetto, quasi sacro, del tempo libero. Nel suo open space di Foxtel si lavora senza stress: pause cupcake e patatine e niente ansia, anche perché tutti sanno che a un certo punto si può staccare e in dieci minuti fare una passeggiata su una spiaggia semideserta. “C’è gente che prima di entrare in ufficio fa un giro in canoa – osserva Veronica – Qui le giornate sono più semplici e lo stile di vita rilassato. Io mi sono disintossicata dall’ansia da lavoro, che mi portava chiedere a qualunque persona incontrassi ‘lavori?’. Lavorare è scontato e dunque si parla d’altro. Poi c’è un grande rispetto per le cose pubbliche, parchi e strade sono curatissime, ovunque ci sono aree barbecue e la sera puoi dormire con la finestra aperta, sicuro che non sarai derubato. E tuttavia per noi è dura, anche parlando l’inglese, perché dopo il primo periodo di eccitazione subentrano la solitudine e la sensazione di stare sempre sull’attenti. Non puoi lasciarti andare come faresti solo a casa tua”.

Lei, che è si è pagata il biglietto vendendo la sua amatissima moto 650, ed è entrata con un working holiday Visa che dura un anno e ti consente di lavorare per sei mesi, consiglia ai colleghi italiani di non accontentarsi e di non piangersi addosso. “Lamentarsi è diventato ormai un modus vivendi. Ho amici che sono disoccupati, che poi si fanno la vacanza in Sardegna, mandano centinaia di curricula uguali e indifferenziati, non lottano abbastanza”. L’Australia non è l’America, la tv pubblica è peggio della Rai e fa prodotti inguardabili e antichi (“Ho persino rivalutato le nostre pubblicità”, dice Veronica), ti viene la nausea da sushi e molta nostalgia. Ma sei hai voglia di fare e di motivazione, puoi andare avanti. E guardare oltre.

(foto di Sidney Australia)

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