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Così Ayala finì davanti ad un giudice

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Il 22 aprile 2013 sarà un giorno importante. A due anni dalla querela sporta da Salvatore BorsellinoGiuseppe Ayala, “l’amico di Giovanni e Paolo”, come si definisce durante i suoi spettacoli, dovrà rispondere, davanti a un giudice, per aver dato del “malato mentale” e del “caso umano” a Salvatore Borsellino, paragonandolo infine a Caino, l’assassino di Abele. Salvatore aveva avuto come unica macchia non l’aver ucciso suo fratello Paolo bensì l’aver posto ad Ayala delle semplici domande. Queste domande. E il pm del Maxi-processo, anziché rispondere, aveva preferito dargli del pazzo.

Il 22 aprile io sarò accanto al mio amico Salvatore e spero di non essere il solo. Perché l’Agenda Rossa è sparita in un batti-ribatti tra lo stesso attore teatrale e il carabinieri Giovanni Arcangioli. Che non sia questa la volta buona in cui Ayala rilasci una e una sola dichiarazione vera dopo aver cambiato versione una mezza dozzina di volte.

Di seguito la citazione a giudizio.

Decreto di citazione diretta a giudizio

– art. 552 c.p.p. –

Il pubblico ministero

visti gli atti del procedimento penale indicato in epigrafe, iscritto il 16 marzo 2011 nei confronti di Ayala Giuseppe, nato a Caltanissetta il 18/05/1945, elettivamente domiciliato presso lo studio del difensore di fiducia, Avv. Madia Titta, del Foro di Roma, con studio in Roma, via dei Colli della Farnesiana n. 144. Difensori di fiducia: Avv. Madia Titta del Foro di Roma, con studio in Roma, via Dei Colli della Farnesina n.144 ed Avv. Palazzo Fabio Marzio, del Foro di Milano, con studio in Milano, Corso Venezia n. 61.

Imputato

del delitto previsto e punito dell’art. 995 commi 1°, 2° e 3° comma c.p., per aver leso la reputazione di Borsellino Salvatore, rendendo una video-intervista a Giulia Sarti del “Movimento 5 Stelle”, in occasione di uno spettacolo teatrale tratto da un libro dello stesso Giuseppe Ayala, nel corso della quale, riferendosi a Borsellino Salvatore, affermava che trattavasi “palesemente di un caso umano” e che le domande pubblicamente rivoltegli dallo stesso con riferimento alla strage di via D’Amelio, e segnatamente concernenti un incontro al Viminale che Paolo Borsellino avrebbe avuto con l’allora Ministro dell’Interno e con riguardo alla c.d. “sparizione della agenda rossa”, supporto cartaceo sul quale Paolo Borsellino annotava gli avvenimenti di maggiore importanza, in particolare dopo la strage di Capaci, erano “farneticazioni di una persona che non sta bene” ovvero che Salvatore Borsellino sarebbe affetto da “problemi di sanità mentale” e che “quelle di Salvatore Borsellino non sono domande… sono farneticazioni… me ne assumo la responsabilità… di una persona che non sta probabilmente bene… e non sono il solo che lo dice…”, aggiungendo poi che “anche Abele aveva un fratello”, accostando in tal modo la persona di Salvatore Borsellino a quella di “Caino”.

L’udienza è fissata davanti al Tribunale di Milano, Sezione penale 2a, in composizione monocratica per il giorno 22 aprile 2012, ore 9,30 nell’aula 2bis, piano 3° in Milano, via Freguglia n.1

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