Nel cuore dell’Irpinia del post terremoto nasce “Noi con loro”. Una associazione che, sulla carta, ha lo scopo di integrare e accogliere i portatori di handicap nella città di Avellino. Il progetto è tanto caro alla famiglia De Mita ma, soprattutto, alla moglie di Ciriaco, Anna Maria Scarinzi. In un momento storico in cui il nome dell’ex presidente del Consiglio (ministro per ben tre volte, senza contare gli incarichi regionali e locali che il “padrino della Dc” ha avuto) ha un certo peso nel panorama nazionale, arrivano una pioggia di finanziamenti, anche in forma di donazioni per il centro che via via assume dimensioni faraoniche. Tanti soldi dalla Regione Campania, tanti soldi dal Comune di Avellino che mette a disposizione una superficie di 30 mila metri quadrati (dove sorge il centro) per 87 anni e impiega due dipendenti comunali nelle attività di gestione. Nulla di male? Bè, il punto è che, ad oggi, i disabili di Avellino non vogliono neppure sentir parlare dell’associazione. Non solo non sono stati integrati ma, chi ha alzato la voce, è stato messo alla porta. Per trovare l’integrazione sperata hanno messo in piedi la Consulta comunale per i disabili.

“Io non ho mai visto Noi con loro – esordisce la presidente Marinella Pericolo – I diversamente abili, nonostante i nostri sforzi non sono veramente integrati ad Avellino. Quelli che conosco io non hanno contatti con l’associazione”. Nella struttura che accoglie una mega palestra si fa sport e pure la ginnastica artistica. Inutile dire che ai disabili poco importa. Nel 2001 il centro è anche una scuola paritaria e una materna e, per non lasciare spazio a polemiche, sul sito viene scritto: “Le scuole d’Italia e di tutti i paesi del mondo non sono scuole per diversamente abili. Nessuno prepara una scuola per diversamente abili. Sarebbe un ghetto mostruoso. La scuola materna parificata “Flora Baccari School” (Flora Baccari è madre della Scarinzi, ndr) è come tutte le scuole materne di Avellino e del mondo”.

Certo, peccato che la mission del centro non era quella di fare una scuola come tutte le scuole del mondo, altrimenti perché qualcuno avrebbe dovuto elargire tanto denaro? Ma andiamo per ordine, la questione è lunga. Il Comune di Avellino e l’associazione, firmano la convenzione nel 1998. I soldi arrivano in tempi rapidissimi e vengono in soccorso anche il Banco di Napoli, l’istituto bancario San Paolo di Torino, il Monte dei Paschi di Siena, la Banca Popolare Pescopagano e l’ACRI (associazione casse risparmio italiane). La signora De Mita ha bisogno però di professionisti e, per questo, l’anno dopo si affianca all’Aias (Associazione italiana assistenza spastici) di cui diventa vicepresidente. Mentre il presidente della sezione provinciale di Avellino, Ciro D’Argenio, viene messo alla porta e destituito dall’Aias nazionale in meno di sei mesi, a seguito delle discussioni avute con la presidente e dopo che lo stesso ha contribuito al completamento della struttura con 5, 8 miliardi. Come dire, oltre il danno, la beffa. Per agevolare iniziative finanziarie di diversa natura (anche relative al pagamento del fitto da parte dell’Aias) viene di volta in volta cambiato anche lo Statuto.

Nel 2005, Noi con loro diventa una onlus che può fare qualsiasi cosa. Il gioco è semplice, basta inserire un “non”. Esempio, all’articolo 1 si legge: “Essa persegue finalità di solidarietà sociale e di impegno civile […] dei disabili e non” e così via. Fino a un certo punto, grazie a questi escamotage, l’associazione della signora De Mita rappresenta il 40% dell’intero capitolo di bilancio regionale. Tanti, tantissimi progetti. Dopo il Ballo delle debuttanti, la presentazione di libri e i convegni che oggi sostituiscono le attività “di integrazione” “magari anche qualche riunione politica”, suggeriscono i bene informati. Nel dicembre dello scorso anno, Ciriaco ha presentato la sua ultima fatica “La storia d’Italia non è finita” proprio nei locali di Noi con loro. Nemmeno la sua, in effetti. Il nipote infatti è in corsa per un poltrona alla Camera, in quota Udc, nel collegio Campania 2.

L’onorevole De Mita non ha mai lasciato solo Giuseppe, che si è fatto strada proprio grazie a lui. Ciriaco fu per questo accusato di nepotismo, quando lo nominò presidente del Consiglio regionale. “Oggi al disabile di Avellino – spiega Ciro D’Argenio, che si muove ancora nel mondo dell’associazionismo di categoria – serve molta trasparenza, una amministrazione che abbia buon senso, tenendo presente la legislazione in materia. Bisogna non aver paura del diverso perché è uguale a tutti. Chi amministra dovrebbe trattare il disabile come un cittadino”. Fatto sta che il centro è diventato così tanto “altro” da quello per cui era nato che la signora De Mita ha prodotto il film di Giannini, “La seconda vita” presentato nei locali dell’associazione irpina lo scorso dicembre. Perché accontentarsi? “Vivere nel bello è anche dignità – dice la signora De Mita orgogliosa della sua creatura – non ci sono parole per descrivere quant’è bello”. A parere suo tanti sono i disabili che frequentano il centro. Sono talmente tanti che “non so dire quanti, dipende anche dal tempo. Ora c’è la neve e stanno a casa”. “Non abbiamo finanziamenti – aggiunge – teniamo una convenzione col Comune di Avellino che ci dà luce, acqua e riscaldamento”. E già, la storia d’Italia non solo non finisce, ma è sempre la stessa storia.

Articolo Precedente

Giuseppina, investita e bruciata dal marito Appello alla Littizzetto: Costituisciti parte civile

next
Articolo Successivo

Sardegna, rilasciato l’indipendentista Meloni: “Mi hanno sequestrato”

next