Quasi ottanta anni di Parlamento in due, più dei 66 anni di vita del Parlamento italiano, dalla sua prima seduta il 28 giugno 1946. Il record è di Giuseppe Pisanu, per il Senato, e Giorgio La Malfa, per la Camera, che ad oggi hanno registrato 38 anni di attività nelle rispettive Camere d’appartenenza. A stilare la classifica della longevità politica è stato il senatore Idv Stefano Pedica che contemporaneamente ha lanciato la campagna “Cosa hanno fatto in questi anni?”, per dire no a chi è in Parlamento “da una vita”. Pezzo forte della campagna è un elenco di onorevoli da più d’un decennio: “Ci sono persone – fa notare Pedica – che siedono in Parlamento da decenni. Un lungo elenco di persone che vantano da un minimo di 16 anni a un massimo di quasi 40 anni di presenze alla Camera e al Senato”.

I due recordmen. Pisanu, 75 anni, 38 anni e 128 giorni in Parlamento, si trovava già sotto i riflettori tra il 1975 il 1980 quando si trovava nella segreteria politica nazionale della Democrazia Cristiana guidata da Benigno Zaccagnini: cercarono di porre le basi del compromesso storico con il Partito Comunista di Enrico Berlinguer e soprattutto dovettero gestire i 55 giorni del rapimento di Aldo Moro. Si allontanò dalla politica perché sfiorato dalla vicenda P2 (c’è chi lo avvicinò al nome di Flavio Carboni), ma tornò grazie a Silvio Berlusconi che al suo equilibrio dovette ricorrere dopo che Claudio Scajola firmò una delle sue tante lettere di dimissioni da ministro (in quel caso dovette lasciare il Viminale perché definì il giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Br, “un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”).

La Malfa, 73 anni, ex capo del Partito Repubblicano Italiano, partecipò – con il partito guidato dal leader Giovanni Spadolini – a molti governi del Pentapartito negli anni Ottanta. Figlio d’arte di Ugo, pure lui capo del Pri tra i Sessanta e i Settanta (a lui Pertini affidò un mandato esplorativo nel 1979 che avrebbe visto il primo capo del governo non dc, ma il tentativo fallì) Giorgio La Malfa è stato nominato ministro già nel 1980. Poi è tornato al governo pure lui con Berlusconi, assaggiando la Seconda Repubblica dopo essersi abbeverato alla Prima. 

Il resto della top ten della Camera. Alla Camera, saldamente al secondo posto è l’onorevole Mario Tassone dell’Udc, poco noto alle ribalte televisive ma con 34 anni e 14 giorni di carriera parlamentare. Plurisottosegretario Dc, ha partecipato a governi di Bettino Craxi, Amintore Fanfani e al Berlusconi II (dal 2001 al 2006) dov’è stato promosso – in quota Udc – viceministro di Pietro Lunardi. Sembrava poter finalmente emergere dalle retroguardie quando Marco Follini decise di dare le dimissioni da segretario, ma gli venne soffiato il posto a capo dell’Unione di Centro da Lorenzo Cesa.

Dopo Tassone si qualifica in alta classifica con 33 anni e 34 giorni Francesco Colucci: nato socialista e diventato ultraottantenne con il Pdl. Detiene un record in stile Bolt: è l’unico deputato ad essere stato eletto questore della Camera in due legislature consecutive (2006-2008 e quella corrente iniziata nel 2008). Non c’era mai riuscito nessuno nel Parlamento repubblicano (l’unico precedente risale alla Camera del Regno dei Savoia). 

I due presidenti. Ecco invece due protagonisti della politica italiana e peraltro entrambi alla guida dell’assemblea di Montecitorio. Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini sono entrati alla Camera per la prima volta insieme, 29 anni fa. I curricula sono arcinoti. Fini, eletto per la prima volta nel 1983, era delfino di Giorgio Almirante che lo aveva designato personalmente durante una festa a Mirabello. Poi una nuova investitura nella corsa a sindaco di Roma (1993, questa volta era Berlusconi ancora solo imprenditore), gli anni al fianco del Cavaliere sia all’opposizione sia in maggioranza (da ministro e da vicepremier), poi la fusione di An con Forza Italia e infine lo strappo. Casini ha una carriera analoga nella sua parte centrale (la scelta di campo a favore di B., opposizione, governo, comizi e sbandieramenti in piazza con Silvio e lo strappo finale) ma tutto era iniziato da consigliere comunale a Bologna e poi da discepolo di Bisaglia prima e Arnaldo Forlani poi.

D’Alema secondo alla Turco. Prima del Partito Democratico, forse a sorpresa, è l’ex ministro Livia Turco (25 anni e 42 giorni), eletta la prima volta nel 1987, carriera tutta all’interno del Pci, poi diventato Pds (lei era favorevole alla Svolta), poi Ds, poi Pd. La Turco precede perfino Massimo D’Alema (23 anni e 125 giorni) che pur avendo cominciato a fare politica da giovanissimo è riuscito a farsi eleggere “solo” nel 1987. Poi, va detto, non si è potuto certo lamentare perché ha ricoperto quasi tutto quello che poteva ricoprire (ed è stato anche in predicato di salire al Colle: pare fosse uno dei candidati “preferiti” di Berlusconi).

Walter Veltroni e Rosy Bindi si trovano, invece, nel folto gruppo di “diciottenni” che contiene anche nomi eccellenti come quello di Silvio Berlusconi. Primo della Lega è Umberto Bossi con 21 anni e 124 giorni seguito da Roberto Maroni (20 anni e 111 giorni).

I senatori tra i senatori. A Palazzo Madama dietro a Pisanu c’è Altero Matteoli (ministro, ministro e ancora ministro del centrodestra berlusconiano), entrato alla Camera nel 1983 insieme a Fini e al suo Msi, come il collega di partito (allora ed oggi) Filippo Berselli. La presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro è all’ottavo posto con 25 anni e 42 giorni, più di Emma Bonino (21 anni e 90 giorni), ma soprattutto più di Franco Marini (20 anni e 111 giorni) che aveva avuto altro da fare (il sindacalista). Maurizio Gasparri e i leghisti Roberto Calderoli e Roberto Castelli sono parlamentari da 20 anni.

Schifani, Dell’Utri, Dini, Bersani: “giovanissimi”. L’attuale presidente del Senato, Renato Schifani, è a quota 16 anni e 96 giorni: ultimo in classifica in compagnia di Marcello dell’Utri, Lamberto Dini e Marcello Pera. Fuori dalla classifica di Pedica c’è il segretario Pd Pier Luigi Bersani, giunto alla Camera nel 2001 nella legislatura numero 14 e impegnato per due anni a Bruxelles dal 2004 al 2006. E il leader Idv Antonio Di Pietro che divenne senatore per la prima volta nel 1997 (candidato a elezioni suppletive nel seggio del Mugello) ma non fu eletto nella legislatura 2001-2006.

Pedica spiega che si tratta di “politici che hanno vissuto la prima e la seconda Repubblica e che in tutto questo tempo hanno visto crescere il debito pubblico del nostro Paese fino a 2 mila miliardi”. Pedica ha annunciato una raccolta di firme “per mettere fine ad un sistema che in questi anni ha creato tanti ‘stipendiati’ d’oro senza alcun beneficio per i cittadini”.

L’inarrivabile Divo. Della classifica non fa parte il senatore a vita Giulio Andreotti, nonostante spetti proprio a lui il record assoluto di anni passati tra palazzo Montecitorio e Palazzo Madama: fece parte dell’Assemblea Costituente, è stato eletto nella prima legislatura e, da allora, non ha mai “saltato un turno”. Ora è senatore a vita: lo nominò il presidente della Repubblica Francesco Cossiga nel 1991. Cossiga non c’è più, Andreotti (classe 1919) sì. D’altra parte il potere logora chi non ce l’ha.

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