L’effetto delle “sofferenze” dello spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi si fa sentire anche sui conti pubblici. L’Istat ha certificato che nel primo trimestre del 2012 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stato pari all’8% del Pil, in crescita rispetto al 7% del corrispondente trimestre dell’anno precedente. Un risultato che, spiega l’Istat, è frutto “da un lato, dell’aumento della spesa per interessi dovuto alla salita nel corso del 2011 dei rendimenti sui titoli di Stato e, dall’altro, del calo delle entrate causato dall’andamento negativo dell’economia”. Quindi le continue tensioni del differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi hanno avuto conseguenze anche sui conti dello Stato. 

Il dato si riferisce, come detto, al primo trimestre dell’anno in rapporto a quello del 2011. Gli effetti dell’azione di governo di Mario Monti (insediato solo un mese e mezzo prima) erano, insomma, di là dal venire. Nel primo trimestre del 2012 il saldo primario, ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato negativo e pari a 11.471 milioni di euro. L’incidenza sul Pil è stata del -3%. 

Il rapporto deficit-Pil all’8% registrato nel primo trimestre del 2012 è il dato peggiore dal 2009 (ci si riferisce ancora al solo periodo gennaio-marzo), quando era stato pari al 9,5%. Nel primo trimestre del 2012 le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dell’1,3%, mentre le entrate sono diminuite dell’1%. 

Gli interessi passivi. Pesa, poi, nel primo trimestre 2012 la spesa per interessi passivi: +16%. Sul lato delle entrate, invece, la voce che registra la maggiore caduta sono le imposte in conto capitale: -87,6%. Nel primo caso il dato è legato all’aumento dei rendimenti dei titoli di stato. Sul forte calo delle imposte in conto capitale pesa invece il venir meno di versamenti una tantum che si erano verificati nel primo trimestre 2011 (un’imposta sostitutiva delle imposte ipotecarie e catastali).

Le uscite. Nel primo trimestre 2012, le uscite totali sono aumentate dell’1,3% rispetto al corrispondente trimestre del 2011. Il loro valore in rapporto è aumentato in termini tendenziali di 0,8 punti percentuali (49,3% contro 48,5%). Le uscite correnti hanno registrato, nel primo trimestre un aumento tendenziale del 2,6%. In particolare aumenti del 2,3% dei consumi intermedi, del 2,5% delle prestazioni sociali in denaro, del 16,0% degli interessi passivi e dello 0,3% delle altre uscite correnti; i redditi da lavoro dipendente hanno segnato una riduzione dell’1,0%. Le uscite in conto capitale si sono ridotte del 19,9% in termini tendenziali; in particolare, sono risultati in diminuzione gli investimenti fissi lordi (- 9,2%) e le altre uscite in conto capitale (-39,7%).

Le entrate. Nel primo trimestre 2012, le entrate totali sono diminuite in termini tendenziali dell’1,0%: la loro incidenza sul Pil è stata pari al 41,3% in lieve riduzione dal 41,6% del primo trimestre 2011. Le entrate correnti hanno registrato, nel primo trimestre 2012, una diminuzione tendenziale dello 0,2%, con cali delle imposte dirette (-0,5%), delle imposte indirette (-0,9%) e dei contributi sociali (-0,4%) e un aumento delle altre entrate correnti (+4,3%). In forte riduzione sono risultate le entrate in conto capitale e in particolare le imposte in conto capitale, per il venir meno degli introiti da versamenti una tantum registrati nel primo trimestre del 2011.

Polillo: “Conti a posto”. Oggi ha sfiorato l’argomento anche il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo che, parlando dei provvedimenti che il governo si appresta a prendere in termini di tagli agli sprechi, ha invitato alla calma (“Stop a inutili allarmismi: non lasceremo le persone per strada da un giorno all’altro”) e il concetto di spending review significa “fare una revisione programmatica che si svolge nel tempo, un percorso. I conti pubblici italiani sono a posto, stiamo solo facendo un’operazione di manutenzione”. “Sui giornali – afferma il sottosegretario – circolano cose fantasmagoriche. L’equilibrio cosi’ faticosamente raggiunto negli ultimi due o tre anni va mantenuto, ed e’ questo che si sta cercando di fare. L’Italia, se non ci fosse il carico di debito pubblico, starebbe addirittura meglio della Germania. Il sindacato? Fa il suo mestiere, spero – conclude Polillo – che ci sia ripensamento sullo sciopero dopo aver letto il provvedimento che sarà pronto per la fine della settimana”.

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