Winnicott è uno psicoanalista inglese morto nei primi anni ’70. Notevole il suo contributo agli studi sui primi mesi di sviluppo del bambino in merito alla costruzione del falso sé e del vero sé. Monticott, al contrario, è il nuovo premier italiano (quindi vivente ) ma entrambi hanno un punto in comune: sono autori di un notevole paradosso. Tralasciamo quello di Winnicot, complesso e articolato e soffermiamoci su quello di Monticott. Mi sembra che la situazione, all’interno della relazione tra il premier e i partiti politici sia la seguente: appoggiando il governo danno il loro contributo all’azione che, si spera, porti in acque più tranquille il nostro Paese, ma ciò facendo denunciano la loro passata incapacità e mettono in discussione lo storico ruolo che il partitismo italiano ha giocato in questi decenni.

Il falso sé delle oligarchie di partito si confronta, quindi, con il vero sé di organizzazioni politiche che, strutturate in questo modo, nulla più hanno da aggiungere alla vita politica, sociale, culturale di questo paese. I commentatori dicono, uniti, che dopo il 2013 usciranno partiti nuovi. Non so se questa profezia sia corretta e nemmeno so se i protagonisti della vita politica di questi ultimi venti anni avranno il coraggio di abdicare dal loro ruolo lasciando ad altri il compito di ricostruire dopo le macerie.

Apparentemente Bossi e la Lega hanno optato per la perpetuazione del falso sé. Altri partiti navigano dentro questo paradosso e per la prima volta tifano per il bene comune che non coincide con il bene oligarchico.

In mezzo la gente comune, attivisti di partito o malpancisti di tutti i generi, o semplicemente persone disinteressate alle vicende politiche e alla democrazia. Ogni punto percentuale a favore di Monticott è un punto percentuale a sfavore delle oligarchie partitiche. Ma a differenza del bambino di Winnicot che nel “pupazzo di peluche” trova l’oggetto di mediazione tra il suo falso e il suo vero sé, la vita politica italiana non offre oggetti transizionali con cui i leader possono attenuare le loro ansie dovute alla mancanza di potere.

Nemmeno le apparizioni televisive massaggiano a sufficienza il loro disperato bisogno di contare. Alla pari di un bambino devono evolvere, ma a differenza di un bambino non sanno come.

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