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Non si ferma la protesta al Cairo
El Baradei: “Un massacro”

Il premio Nobel ex capo dell'Aiea fa sapere di essere pronto ad accettare l'incarico di capo del governo a patto che sia libero dalle ingerenze dei militari. Ma le manifestazioni e gli scontri continuano
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Le aperture del Consiglio supremo delle Forze armate non hanno convinto la piazza. Tant’è che al Cairo proseguono i disordini fra manifestanti e forze dell’ordine. Dopo la sanguinosa repressione dei giorni scorsi – definita da Amnesty International a tratti peggiore di quella ordinata da Mubarak a gennaio – i militari avevano aperto timidamente alle richieste della piazza e promettendo elezioni presidenziali entro l’anno e annunciando la formazione di un governo di salvezza nazionale che, secondo rumors sempre più insistenti, sarà presieduto dal premio Nobel Mohamed El Baradei, ex numero uno dell’Agenzia Onu per l’energia atomica, che ha criticato pesantemente l’operato delle forze di sicurezza: “E’ un massacro”.

Ma i manifestanti chiedono ai militari, garanti dell’ordine costituito dalla cacciata del vecchio Rais, di consegnare il potere a un governo civile. La Rete 6 aprile, in prima linea dalle dimostrazioni anti-Mubarak, ha annunciato che resterà in piazza fino a che le Forze armate non annunceranno una data certa per le consultazioni presidenziali. E così è stato: questa mattina all’alba sono ripresi gli socntri fra cittadini e forze di polizia nei pressi del ministero degli Interni egiziano mentre continua l’occupazione di piazza Tharir dove sono già state montate numerose tende per il pernottamento dei manifestanti.

Nel mirino della folla anche il maresciallo Mohamed Hussein Tantawi, capo delle truppe egiziane che ieri dai microfoni della televisione di Stato aveva annunciato l’apertura a un governo di salute pubblica. Dopo la feroce repressione, che ha causato 30 morti e migliaia di feriti, i dimostranti vogliono che il maresciallo lasci subito il suo incarico. Fino ad allora, continuerà il presidio permanente.

Anche El Baradei si è scagliato contro i militari. “E’ in corso un massacro”, ha scritto su Twitter. L’ex capo dell’Aiea ha poi fatto sapere di voler accettare l’incarico di capo del governo, ma a una serie di condizioni: l’esecutivo dovrà essere veramente libero dalle ingerenze dei militari e dovrà ottenere la fiducia in Parlamento. Inoltre i militari dovranno indicare una data certa per le consultazioni.

Intanto, l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha sollecitato “un’inchiesta immediata, indipendente e imparziale” sulle uccisioni, chiedendo che “i responsabili degli abusi siano chiamati a risponderne”. In Egitto in queste ore è polemica soprattutto sul presunto uso di agenti tossici da parte delle forze di sicurezza: oltre al ‘j’accusè di El Baradei, anche alcuni esperti hanno sollevato dubbi: secondo Ramez Reda Moustafa, neurologo all’università di Ain Shams, il gas utilizzato in questi giorni “è molto acido e non è del tipo regolare usato a gennaio”. Il dubbio, come scrivono molti attivisti, è che si tratti di gas Cr, lacrimogeno a fortissimo impatto e dagli effetti cancerogeni.

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