Sono mille gli esuberi annunciati dalla Whirlpool nei suoi impianti italiani di Napoli, Siena, Trento e Varese. Ed è proprio nello storico stabilimento di Cassinetta di Biandronno che in queste ore si sta consumando la protesta più dura da parte dei lavoratori per quella che hanno definito “una doccia fredda, anzi freddissima”. Qui, in un profondo nord già duramente colpito dalla crisi, sono 600 gli esuberi annunciati dall’azienda.
Questa mattina i lavoratori non sono entrati in fabbrica, si sono fermati davanti alla portineria dove hanno improvvisato un blocco, impedendo ai camion di entrare e di uscire. Nel corso della mattinata è stata bloccata anche la trafficata strada statale che porta a Varese. Un presidio che nel pomeriggio si è spostato verso Ternate, dove è stato organizzato un blocco sulla linea ferroviaria che serve il grande complesso industriale.
Tra gli operai tante facce scure, molta preoccupazione: “Qui c’è gente che paga il mutuo, ci sono persone che lavorano magari marito e moglie. Come si può pensare di lasciarci a casa. Se andiamo avanti così finiamo come la Grecia. È una vera tragedia”.
Nella giornata di giovedì nella sede dell’associazione industriali della provincia di Varese, si è tenuto un incontro fra i rappresentanti di Whirlpool, Francesca Morichini e Gaetano Bertolone, i rappresentanti sindacali dei siti Whirlpool di Comerio, Cassinetta di Biandronno, Napoli, Siena e Trento e i rappresentanti sindacali delle rispettive sedi provinciali.
Scopo dell’incontro era condividere la riorganizzazione in Whirlpool: “riorganizzazione resa necessaria dalla crisi – come spiega l’azienda in un comunicato – della domanda sul mercato evidenziata nella terza trimestrale della Corporation. Whirlpool ha presentato il quadro di riferimento e le decisioni necessarie a riguadagnare competitività. A fronte di un difficile momento economico caratterizzato da forte inflazione, contrazione della domanda, rincaro delle materie prime e calo delle vendite, con previsione di domanda molto debole per 1 – 2 anni; si rendono necessarie una serie di interventi strutturali di ristrutturazione, riorganizzazione e ridimensionamento della capacità produttiva e degli organici in linea con la realtà del mercato”.
In dettaglio, la riorganizzazione in Italia presentata dall’azienda consiste nella riduzione di 950/1000 posti di lavoro: 180 a Napoli, 120 a Siena, tra le 50 e le 100 unità a Trento e 600 nell’area di Varese. La riduzione occupazionale per l’area di Varese sarà di 500 operai e 100 impiegati. Dei 500 operai, 350 nell’area frigoriferi. “La ristrutturazione dell’area frigoriferi – si legge ancora nel comunicato dell’azienda – include la dismissione del reparto Side by Side di Cassinetta di Biandronno già interessato da una procedura di cassa integrazione, confermando la crisi globale del segmento come evidenziato anche dalla chiusura annunciata dell’impianto di Fort Smith, negli Stati Uniti”.
Se per quanto riguarda gli stabilimenti di Napoli, Siena e Trento sono già state aperte trattative sindacali volte al superamento del problema con soluzioni condivise, la stessa cosa non si può dire per quanto riguarda Varese. “Qui la situazione è diversa – sottolinea il rappresentante della Fiom Cgil Matteo Berardi – qui si parla anche della chiusura di una fabbrica. Noi vogliamo capire quali sono i progetti dell’azienda e sapere quali sono le alternative industriali a cui si sta pensando. Solo con un serio piano industriale in mano si può iniziare a trattare su alcuni eventuali esuberi, da tutelare con tutti gli strumenti a disposizione”. Altri spiegano: “Le persone che lavorano nel settore Side by side sono tutte giovani, trattare questi esuberi non è come accompagnare un operaio anziano al pensionamento. Qui si lascia a piedi un intero territorio, qualcuno deve intervenire, comuni, provincia, regione devono fare la loro”. Un momento difficile che non riguarda solo i lavoratori direttamente colpiti dalle scelte aziendali, ma che travolge anche l’indotto, mettendo a rischio altri 1200 posti di lavoro. L’azienda ha comunicato anche che: “La gestione delle eccedenze occupazionali si realizzerà nell’arco di un biennio attraverso l’attivazione di una procedura di mobilità. Non si esclude il concorso di altri ammortizzatori sociali, piani di incentivazione all’esodo o di ricollocamento esterno”.