Sergio Marchionne, Ad della Fiat

“Nei limiti del possibile intendiamo mantenere i posti di lavoro che abbiamo in Italia”. E’ quel “nei limite del possibile” pronunciato oggi dall’ad di Fiat, Sergio Marchionne, a preoccupare i sindacati. Marchionne è intervenuto a Torino ad un convegno all’Unione Industriale “Make it in Italy”. Poco prima del discorso di Marchionne un gruppo di operai Fiat aderenti alla Fiom Cgil avevano distribuito un volantino fuori dal centro congressi e avevano espresso le loro preoccupazioni per il piano industriale dell’Amministratore del Lingotto.

“A Mirafiori – dichiarano dalla Fiom -Cgil – di nuovi modelli non si vede nulla e del piano Fabbrica Italia nemmeno l’ombra. Al momento i lavoratori vedono solo tanta cassa integrazione. Oggi Mirafiori è solo un gigante in agonia”. “Non abbiamo ridotto la nostra forza lavoro nel momento peggiore della crisi – dichiara Marchionne – non intendiamo certo farlo ora che stiamo lavorando alla realizzazione delle condizioni per crescere in futuro. Siamo sempre stati della massima trasparenza con i mercati, le istituzioni e – continua – le parti sociali”. Poi aggiunge: “Continueremo a gestire la situazione di mercati depressi facendo ricorso agli ammortizzatori sociali, tra i quali la mobilità di accompagnamento alla pensione, e saremo pronti a sfruttare la ripresa là dove si presenterà, sia in Europa ma specialmente sugli altri mercati mondiali”.

Segue un attacco proprio alla sigla sindacale più critica all’interno degli stabilimenti Fiat, la Fiom. “Il problema vero è che fin dall’inizio, fin da quando abbiamo iniziato a discutere di lavoro straordinario, del sistema delle pause e di condivisione di responsabilità dei sindacati per quanto riguarda il rispetto delle regole – afferma -, ci siamo sempre trovati di fronte ad una parte sindacale che non è mai entrata nel merito delle questioni sul tavolo”. “La posizione della Fiom è sempre stata preconcetta, anacronistica, alimentata da un antagonismo a priori, e più preoccupata di tutelare il proprio potere che gli interessi collettivi. In sostanza – prosegue – una posizione molto più politica che sindacale”.

Sul piano di investimenti sui diversi stabilimenti Fiat, il manager non è chiaro però. “E’ impossibile precisare sin d’ora i dettagli degli investimenti, sito per sito, che – dice – avverranno tra adesso e il 2014. Non è qualcosa che viene fatto dai nostri concorrenti e non può essere richiesto a Fiat in modo ossessivo per ogni sito industriale”. Snocciola poi alcuni dei dati di vendita. “Fiat e Chrysler insieme, quest’anno venderanno circa 4,2 milioni di vetture, diventando così – precisa – il quinto più grande costruttore di auto del mondo. Questo numero è destinato a salire a 5,9 milioni di unità nel 2014″.

C’è anche l’abbraccio con il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. “Io e Sergio non abbiamo mai litigato, il rapporto personale è ottimo come sempre”. In risposta alle “frizioni” nate in seguito alla decisione del Lingotto di uscire dalla confederazione degli industriali. Decisione irremovibile per ora. “La scelta della Fiat di uscire dalla Confindustria non ha nulla a che vedere con ragioni politiche – dice ancora Marchionne – abbiamo fatto e stiamo facendo tutto ciò che è necessario per diventare più efficienti e per liberarci da vincoli che in una economia di mercato non sono che inutili freni. In questa chiave – conclude – va letta la nostra decisione di uscire da Confindustria”.

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