A giudizio degli ambientalisti la tabella di marcia della Commissione europea per un uso efficiente delle risorse energetiche è poco coraggiosa per rispondere alle preoccupazioni climatiche. D’altro canto, le imprese ne criticano la scarsa attenzione alle ricadute industriali. Mentre si è aperto un confronto della massima importanza a Bruxelles, quello che più stupisce è come la dinamica innovativa della discussione in Europa non ricada affatto nelle istituzioni nostrane. Questo nonostante siano state stimolate dall’esito dei referendum di giugno e ora si dovrebbero preparare per tempo alle scadenze internazionali di Durban e di Rio sui cambiamenti climatici.

L’Unione Europea, con una posizione rimarchevole, ha suggerito di dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse naturali, ammonendo che una crescente competizione mondiale per il loro accaparramento potrebbe mettere l’economia del continente in grandi difficoltà. Così è stata proposta la misurazione dei progressi nella lotta contro il cambiamento climatico con l’introduzione di una “produttività delle risorse”. Si tratta di un indicatore che misura il Pil contro il consumo di materiale espresso in euro per tonnellata. È certamente un passo avanti, ma che potrebbe essere insufficiente e fuorviante. In questo modo, infatti, si sottovalutano i consumi qualitativi di acqua e suolo così come le emissioni di CO2. Inoltre, non si tiene conto dell’utilità del riciclo e del riutilizzo dei prodotti e, quindi, di un’attenzione all’intero ciclo di vita di qualsiasi prodotto.

In uno dei suoi aspetti potenzialmente più dirompenti, la tabella di marcia della Commissione propone di trasferire l’imposizione fiscale dal lavoro all’uso delle risorse. Tasse verdi, in sostanza, con un ampliamento del campo di applicazione della direttiva vigente sulla tassazione dell’energia. Inoltre, l’organizzazione europea dei consumatori suggerisce di introdurre aliquote Iva ridotte per i prodotti verdi e servizi. Tutti, quindi, sembrano concordare sul promuovere i rifiuti come una risorsa fondamentale nella futura economia dell’Ue. Ma al fine di alimentare i rifiuti per l’economia come materia prima, è decisiva la raccolta differenziata, mentre lo smaltimento in discarica e l’incenerimento devono essere superati.

Anche se, a mio giudizio, la tabella di marcia della Commissione Ue si aggrappa ancora alla “ossessione ideologica” della crescita economica e scommette sul mito del “disaccoppiamento”, costituisce pur sempre un approccio avanzato da cui partire e su cui innestare un dibattito politico, culturale e scientifico. Purtroppo l’Italia è assente e il nostro Paese vive non solo di un declino economico, ma di una completa afasia della sua classe dirigente, nonostante le prove di partecipazione e di reattività di una popolazione viva e di nuove generazioni non rassegnate. Tanto al Cavaliere basta trattare il nostro futuro energetico dalla Dacia di Putin.

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