Oggi Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, i tre operai dello stabilimento Fiat-Sata di Melfi Iscritti alla Fiom-Cgil che quasi un anno fa vennero licenziati per “sabotaggio” dalla Fiat, affronteranno la sentenza di opposizione al loro reintegro in fabbrica (vi farò sapere l’esito), dopo che il tribunale di Melfi in prima istanza ha accertato l’antisindacalità del loro licenziamento dando torto alla Fiat. Sarebbero dovuti rientrare al lavoro il 23 agosto scorso, ma la Fiat ha preferito retribuirli senza farli lavorare, per quasi un anno, in attesa di questo secondo grado di giudizio.

Questi tre lavoratori – i primi due sono anche delegati sindacali – sono “ostaggi” del teorema che la Fiat ha voluto costruire, io credo artatamente, per giustificare le sue richieste di superamento del contratto nazionale e di limitazione delle libertà individuali e collettive, dell’azione sindacale e del diritto di sciopero. Insieme a Pino Capozzi, delegato Fiom impiegato di Mirafiori licenziato per l’invio di una mail – vincitore anch’egli della causa contro la Fiat ma reintegrato al lavoro – sono stati usati per dimostrare la presunta ingovernabilità delle fabbriche Fiat, la sopravvivenza nostalgica di una conflittualità sindacale immotivata di fronte all’oggettività immodificabile della nuova globalizzazione. Servivano degli esempi per dire ai lavoratori Fiat che non è più possibile, nelle fabbriche del dopo crisi globale, nella nuova multinazionale dell’auto italo-americana, ammettere la soggettività delle lavoratrici e dei lavoratori, ma che è necessario garantire più disponibilità, meno libertà e comando dell’impresa indiscutibile.

Ecco Giovanni, Antonio e Marco sono stati usati in questo (per loro lungo) anno, si sono difesi e non sono stati lasciati soli. La sentenza di oggi dirà se verrano restituiti alla loro comunità di fabbrica che difendevano anche quella notte che sono stati licenziati, perché scioperavano per chiedere che un aumento di lavoro sul turno di notte venisse redistribuito sugli altri turni per far rientrare lavoratori in cassa integrazione. Il calendario giuridico, in modo del tutto casuale e beffardo, ha messo il loro giudizio in anticipo di pochi giorni rispetto alla sentenza sulla presunta antisindacalità di Fiat Auto nella costituzione della newco di Pomigliano, che verrà emessa sabato 16 Luglio a Torino e di cui parlerò nei prossimi giorni. Ma forse vi è una logica nel ristabilire il diritto nell’ordine in cui l’ingiustizia è iniziata, almeno lo speriamo.

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