Luigi De Magistris

Luigi De Magistris rovescia il tavolo della politica napoletana. Rompe equilibri, prende per il bavero vecchi e nuovi notabili di un centrosinistra scosso dalle divisioni, piegato in due dalla figuraccia delle primarie in stile laurino del Pd, e rassegnato a consegnare le chiavi di Palazzo San Giacomo al Pdl di Nicola Cosentino e Gigino Cesaro. E mentre nel Pd in tanti sembrano vinti dalla sindrome dei ballerini del Titanic e ancora discutono, mediano tra di loro, cercano candidati che vadano bene tanto ai bassoliniani quanto a quelli che Bassolino non lo hanno mai amato, lui si presenta come “il sindaco di Napoli”. Sceglie un cinema-teatro caro alla sinistra, Il Modernissimo, dove nel 1943 Palmiro Togliatti dettò la linea dell’unità di tutte le forze antifasciste, per lanciare la sua sfida. Al centrodestra e a Berlusconi, in primo luogo. “Quella con Gianni Lettieri (che il Cavaliere propone come candidato a sindaco, ndr) sarà una bella battaglia. Ma io mi chiedo, chi lo ha portato a Palazzo Grazioli, chi lo ha presentato a Berlusconi? Nicola Cosentino, l’uomo che i magistrati ritengono il referente politico del clan dei casalesi. E allora che vogliamo fare consegnare anche il Comune a Nick ‘o mericano e a Giggino ‘a purpetta?”.

Nick è l’affettuoso nomignolo col quale “i casalesi” chiamano l’ex sottosegretario all’Economia, ormai vero padrone del Pdl a Napoli, ‘a purpetta è il presidente della Provincia, anche lui in affanno per legami con la camorra: sono loro la punta di diamante del nuovo sistema di poteri e di affari che punta a conquistare Napoli. E allora l’ex magistrato ora parlamentare europeo di Idv usa parole nette per lanciare un appello al centrosinistra. A Nichi Vendola: “Perché non sei qui, perché non ci metti la faccia anche tu in questa battaglia per ridare una speranza a Napoli e alla sua gente? Caro Nichi, da qui passa il cambiamento del Paese. Da come le forze della sinistra si comporteranno a Napoli si capiranno molte cose”. E al Partito democratico. “La mia avventura è una netta rottura col passato”, è l’esordio. Napoli governata dal 1993 dal centrosinistra, prima Bassolino, poi Rosa Iervolino, la Regione e la Provincia. Il centrosinistra, è il ragionamento di De Magistris, può ancora vincere, ma tagliando tutti i legami con i metodi di gestione del passato, i gruppi di potere che in questi anni di governo hanno strozzato le istituzioni. “Al Pd io chiedo se vuole mantenere la conservazione o aiutare il cambiamento. Ma qui c’è una parte del centrosinistra che preferisce perdere ma non cambiare”. Parla a braccio De Magistris, è teso, commosso, non si nasconde la durezza della battaglia. “Lo tritureranno, gli apparati di potere vecchi e nuovi spareranno bordate ad alzo zero”, profetizza un suo vecchio amico. E ha ragione. Basta leggere il titolo del “lancio “ di una agenzia (l’Ansa) che riassume la giornata: “Debutto di De Magistris tra pregiudicati e intellettuali”.

In effetti il Modernissimo è stracolmo, almeno settecento persone pigiate in sala, fuori ce ne sono altrettante ad aspettare sotto la pioggia, al punto che l’ex magistrato deve uscire e salutare tutti. Sul palco e nel teatro ci sono vecchi volti della intellettualità cittadina, uomini e donne della società civile, militanti della sinistra che hanno fatto tante battaglie del passato, ma anche ragazzi e ragazze che negli anni dell’emergenza rifiuti si sono battuti contro discariche e veleni, gli operai di Pomigliano, la gente che vive nei vari Bronx cittadini. E lui, “il pregiudicato”, Gaetano Di Vaio, che la malavita l’ha frequentata davvero, che l’inferno di Poggioreale lo ha visto. Ora si occupa di marginalità a Scampia, gira per le scuole e cerca di strappare i ragazzi alla camorra. “E chi me lo avrebbe detto che un giorno sarei stato qui a parlare accanto a un magistrato?”. C’è Antonio Musella protagonista dei giorni di fuoco di Chiaiano contro la discarica. E poi Elena Coccia, avvocato dei diritti civili, il giovane economista Riccardo Realfonzo che fu assessore al Bilancio con la Iervolino, il costituzionalista Carlo Iannelli e il musicista Enzo Avitabile, raffinato ricercatore di musicalità mediterranee. L’altra faccia dell’intellettualità napoletana. “Molti di noi in questi anni sono stati la cinghia di trasmissione del sistema di potere”, dice criticamente il professor De Vivo. E tutti si alzano in piedi quando sul palco sale l’anziano avvocato Gerardo Marotta. Poche parole sulla “speranza che si può riaccendere a Napoli”. De Magistris in campo, dunque, con il Pd ancora alla ricerca di una “candidatura condivisa”, con i riti della politica (Di Pietro che lancia un appello a Vendola e Bersani per sostenere l’ex pm), i nomi già “bruciati” e la ricerca di un “papa straniero”, Guglielmo Epifani, l’ex segretario della Cgil. In queste ore il pressing su di lui è fortissimo.

Da Il Fatto Quotidiano del 6 marzo 2011

Articolo Precedente

La Lega festeggia in stile Pdl 25 anni di vita

next
Articolo Successivo

Fini: “Fli non garantisce posizioni di potere”
La Russa: “Dice che il Pdl sbaglia? Ah beh”

next