La vicenda di Fabio Granata si avvia al paradosso. Il deputato finiano, vice-presidente della commissione Antimafia, è ormai costantemente al centro delle polemiche interne al Pdl per avere dichiarato –  più volte – il suo impegno per la legalità e il sostegno alle nuove indagini sulla mafia e sulla stagione delle stragi. Così da poter diventare il primo esponente del Pdl a finire di fronte ai ‘probiviri‘ del partito per una potenziale espulsione.

“Che sulle stragi – si è difeso Granata – ci sia il coinvolgimento pieno di pezzi dello Stato e che la decisione di non concedere il regime di protezione a Spatuzza siano elementi conclamati di difficoltà nell’accertamento di verità e giustizia è una verità oggettiva. Le mie, quindi, sono state parole non solo ampiamente ‘entro le righe’, ma doverose e comunque coerenti con la cultura politica che ha caratterizzato la mia militanza nella destra italiana e, spero, nel Pdl dove – sottolinea – non coltivo insieme a tanti altri, la maggioranza, né affari, né dossier e neanche rapporti con ambienti discutibili se non torbidi”.

Abbastanza da suscitare lo “sdegno” del ministro degli Esteri Frattini. Troppo, invece per Maurizio Lupi, tanto che il vice-presidente della Camera è passato dalle repliche alle minacce: “Lo statuto che anche Granata ha votato è molto chiaro, netto e preciso: chi non si ritrova nel nostro partito, ma ha parole durissime e strumentali nei confronti del Pdl o va via o c’è un luogo in cui l’atteggiamento va valutato e si chiama Collegio dei probiviri“. “Certi parlamentari – ha aggiunto Lupi pensando alla stoccata finale – dovrebbero ricordarsi che senza il Pdl e senza Berlusconi non sarebbero in Parlamento, e forse non avrebbero quella visibilità di cui godono”.

Ma la risposta di Granata è stata altrettanto sferzante: “Non ho problemi – ha detto – ad andare dai probiviri del Pdl a rispondere delle mie frasi sulle stragi del 1992-1993. Ad un patto: dai probiviri debbono venire anche Nicola Cosentino e Denis Verdini per rispondere di ciò per cui sono accusati”.

In attesa di capire se dalle minacce si passerà ai fatti, quel che è certo è il “Pdl perfetto” ostentato da Berlusconi ancora due giorni fa continua ad essere smentito. E per un Capezzone che minimizza, attribuendo le colpe al finiano – “gli elettori sono stanchi delle polemiche alla Granata” – è il ministro Rotondi a cedere: “Non ci giriamo attorno: il Paese disapprova queste nostre beghe che ci potranno costare care”.

C’è poi un dubbio: fino alle parole di Lupi nessuno nel partito si ricordava dell’esistenza dei probiviri. Sul sito del Pdl non c’è traccia e l’unico elemento ufficiale che ne ricorda l’esistenza è negli atti del congresso fondativo del marzo 2009. Ma da allora il collegio dei nove saggi mai si è insediato né riunito, non ha un segretario e tantomeno un presidente. Le presenze possono solo essere ipotizzate a rischio di fare nomi sbagliati. L’unica cosa certa – dicono i ben informati – sembra essere l’assenza di finiani nella lista.

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