All’Ispra sono i giorni di massima tensione. I ricercatori dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sono sul tetto da ventinove giorni e l’incontro di ieri al ministero dell’ambiente tra i rappresentanti sindacali e il vice capo di gabinetto è stato inconcludente. Dopo qualche ora è arrivata anche una telefonata suonata come un avvertimento: “O scendete dal tetto, o sarete sgomberati”.

A rischio ci sono 230 contratti, e altrettanti già interrotti a giugno. I lavoratori, alle prese con l’inverno romano più freddo degli ultimi anni, ripetono lo stessa frase ormai da un mese: “Non ci muoviamo da qui finché non avremo risposte. Se scendiamo, sappiamo già che il ministro non si occuperà più dell’Ispra”. Ma se saranno costretti a interrompere la protesta sarà sempre più difficile ricostruire il gruppo e farsi ascoltare. Punto sul quale il ministero scommette tutto, rimandando il prossimo incontro al 20 gennaio.

L’Ispra, è stato istituito a giugno del 2008 dal ministero dell’ambiente attraverso la soppressione di tre enti (l’ApatAgenzia per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici, l’Icram-Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare e l’Infs-Istituto nazionale per la fauna selvatica). Da allora la struttura è commissariata e i ricercatori e i tecnici precari, legati agli enti anche da dieci anni con contratti a termine, non sono stati più rinnovati.

L’accorpamento dei tre soggetti era stato illustrato agli operatori come la costituzione di una grande struttura al pari dell’Istituto superiore di sanità. E invece è stato avviato un processo che porterà al taglio di oltre un terzo di tutto il personale.

di Caterina Perniconi, da Il Fatto Quotidiano del 22 dicembre 2009

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