Un testimone in grado di confermare l’animata discussione tra Luca Lotti e Filippo Vannoni. che però quel dialogo concitato non lo avrebbe mai ascoltato, pur essendo presente. Èquesta la novità emersa dopo l’interrogatorio di ieri del braccio destro di Matteo Renzi, indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento nell’inchiesta sulla Consip. Stando alla nota diffusa dai suoi legali a Lotti è bastata poco più di un’ora per rispondere a tutte le domande e ribadire la sua innocenza ai pm Stefano Palazzi, all’aggiunto Paolo Ielo e al procuratore Giuseppe Pignatore.

Ad accusarlo ci sono i verbali di Luigi Marroni, ex ad di Consip, che non ha mai modificato di una virgola le sue parole. E poi la prima versione fornita alla procura di Napoli da Filippo Vannoni, storico amico di Renzi e presidente di Publiacqua Firenze, che invece ha “sfumato” le sue accuse davanti ai pm di Roma, i quali però non lo interrogavano come testimone ma nella veste di indagato per favoreggiamento e quindi con la possibilità di mentire.

Oggi dunque sui principali quotidiani spunta anche l’esistenza di un testimone che sarebbe in grado di scagionare Lotti dalle accuse di Vannoni. Il motivo? Può riscontrare il racconto del ministro. Ci sarebbe stata, infatti, una terza persona all’incontro tra Lotti e Vannoni, quando quest’ultimo avrebbe riferito all’ex sottosegretario di essere appena stato a Napoli accusandolo falsamente della fuga di notizie nell’inchiesta Consip. È il 21 dicembre del 2016 e Vannoni ai pm partenopei dice: “Ricordo di aver detto a Marroni che aveva il telefono sotto controllo, ma in questo momento non sono in grado di dire chi e in che termini mi abbia dato questa informazione; sicuramente, prima di parlare con il Marroni e dirgli che aveva il telefono sotto controllo, il Lotti mi ha sicuramente detto che c’era una indagine su Consip”. Poi dopo l’interrogatorio, prende il treno per tornare a Firenze ma fa tappa a Roma dove si precipita a Palazzo Chigi per incontrare Lotti. A sostenerlo è lo stesso ministro dello Sporto, quando il 27 dicembre 2016 si presenta dai pm di Roma la prima volta per negare ogni addebito dopo aver appreso si essere indagato. 

“Vannoni – sostiene Lotti –  imbarazzato e con modi concitati, mi ha informato di essere stato sentito da Woodcock a Napoli e di avergli riferito di aver ricevuto da me informazioni riguardo l’esistenza di indagini su Consip; alle mie rimostranze circa la falsità di quanto affermato, lui ha ammesso di aver mentito e quando ho chiesto il perché si è scusato in modo imbarazzato, ottenendo una mia reazione stizzita, tanto da avergli detto ‘non ti do una testata per il rispetto del luogo nel quale siamo, congedandolo”. Già nel primo incontro con i pm romani, l’ex sottosegretario cita una terza persona presente alla discussione con Vannoni e dunque testimone della presunta confessione fatta dal manager sulle bugie raccontate ai pm di Napoli. A raccontarlo è Il Fatto Quotidiano il 13 gennaio: il testimone citato da Lotti è il suo autista di Palazzo Chigi. Ma era stato lo stesso il ministro a specificare che quest’ultimo aveva sì assistito all’incontro con Vannoni ma non ha ascoltato il dialogo. Per questo motivo sembrava che la procura non avesse intenzione di sentire l’autista di Lotti, testimone soltanto visivo dell’incontro tra l’ex sottosegretario e il manager fiorentino, quando di quel colloquio è fondamentale riscontrare il contenuto. Ora evidentemente i pm avrebbero cambiare idea.

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