Tre anni fa lo streaming trasformò tutto in uno show, piuttosto inutile. Questa volta l’incontro sembra avere una base concreta. “C’è stato un clima serio” dice il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda, “Tutto bene” aveva assicurato un attimo prima il collega della Camera Ettore Rosato. Pd e M5s si parlano davvero sulla legge elettorale, uno dei temi più complicati da affrontare per gli uni e per gli altri. Il punto di incontro si chiama “sistema tedesco“, che è diverso dal Rosatellum proposto dal Pd e che è lo schema che Beppe Grillo ha proposto agli iscritti al suo blog, ricevendo come risposta un plebiscito (oltre 27mila voti a favore). Dopo l’incontro tra le delegazioni dei due partiti nessuno ha rilasciato dichiarazioni nel merito. Si resta alle premesse, secondo le quali sembra che l’incredibile stia per accadere: un accordo tra i tre partiti più rappresentativi in Parlamento e anche nel Paese, Pd, M5s, Forza Italia. Una collaborazione nel segno del proporzionale, il che sembra condannare a uno scenario confusionario (con blocchi e controblocchi contrapposti) e l’ipotesi sempre più accreditata delle larghe intese come via d’uscita. Mancano solo due passaggi, per accelerare finalmente in Parlamento: la direzione del Pd – in programma domani e lì Renzi ha numeri superblindati per far passare tutto ciò che vuole – e il confronto tra Pd e Forza Italia. Non ci sarà un faccia a faccia Renzi-Berlusconi, come volevano entrambi: meglio evitare anche all’apparenza di dare l’idea di un nuovo Nazareno.

I Cinquestelle: “Così evitiamo un’altra legge incostituzionale”
Questa volta, con le telecamere lontane, l’incontro è durato una ventina di minuti, peraltro nella sala Berlinguer che fa parte degli uffici del Pd a Montecitorio. Seduti intorno al tavolo per i Cinquestelle Roberto Fico, Danilo Toninelli e Vito Crimi, per il Pd i capigruppo Rosato e Zanda e il relatore della riforma elettorale Emanuele Fiano. I Cinquestelle, dopo la riunione scrivono in una nota: “Abbiamo consegnato la nostra proposta di legge elettorale, così come votata dagli iscritti del Movimento 5 Stelle – si legge – Il nostro obiettivo è quello di evitare che i partiti partoriscano l’ennesima legge incostituzionale, dopo il Porcellum e l’Italicum. Adesso chiediamo a tutte le altre forze di assumersi le loro responsabilità davanti ai cittadini. Se lo faranno seriamente, in breve tempo, potremo finalmente dare al Paese, dopo quasi dodici anni, una legge elettorale rispettosa della Costituzione”. A parte il tono freddino, in ogni caso, la linea sembra chiara. “Abbiamo sulle nostre spalle una grande responsabilità – scrive Luigi Di Maio su facebook – quella di assicurare all’Italia un Governo libero da inciuci, trame di palazzo e che non sia figlio di leggi elettorali ‘scorciatoia’. Per Di Maio, “solo il Movimento 5 Stelle può scongiurare la formazione di un ennesimo Governo Frankenstein” e per questo si deve assumere “questa responsabilità partecipando all’approvazione di una legge elettorale onesta”. 

Il precedente con i leader del 2014 (finito male)
L’incontro tra Pd e M5s è a suo modo storico perché serve a cambiare insieme le regole del gioco. Anche se non è inedito. Nel 2014 finì parecchio male, tutto a beneficio di telecamera, per via dello streaming in cui si poté vedere lo scontro aperto tra due leader che – con le dovute differenze – avrebbero dovuto ancora crescere: da una parte Beppe Grillo che da un anno si ritrovava in mano 150 parlamentari, dall’altra Matteo Renzi che da qualche mese aveva cominciato la propria scalata e che tre giorni dopo avrebbe ricevuto dal presidente Napolitano il mandato da presidente del Consiglio. Anche per questi motivi, finì male, appunto. Da una parte Grillo fu accusato di aver buttato un’occasione di confronto per cambiare davvero le cose e probabilmente pensò che all’epoca il M5s avesse bisogno proprio di quello; dall’altra Renzi non vedeva l’ora di dire quello che poi disse in faccia al leader dei Cinquestelle: ”Esci da questo blog, Beppe, esci da questo streaming”. Fu forse la madre di tutte le partite, anzi l’inizio di un confronto a distanza. Ora sia il Pd che il M5s sono molto cambiati: i democratici sono passati nel frattempo dal 40 per cento, ma anche dalla sconfitta al referendum costituzionale, i grillini dopo varie scosse di assestamento, errori, incertezze per i sondaggi il primo partito del Paese e guidano alcune delle principali città del Paese, come Roma e Torino.

Alfano critico, ma Renzi non cede sulla soglia di sbarramento
L’intesa che Renzi e il Pd sta trovando con Cinquestelle e Forza Italia è su un proporzionale puro. L’unico correttivo sarà la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento da fissare al 5 per cento, mentre sembra scomparsa l’ambizione di mettere un premio di governabilità, come confermato anche dall’incontro Pd-M5s. A favore del sistema, dunque, sembrano posizionarsi Pd, M5s e Fi, ma anche Sinistra ItalianaMdp e i verdiniani di Ala. Restano contrari i partitini e in particolare quelli centristi. Il più critico è Angelino Alfano soprattutto per via della soglia di sbarramento, una presa di posizione che il ministro degli Esteri ha ribadito a Matteo Renzi in un incontro. Ma il Pd non sembra intenzionato a cedere: “Quella del 5% è una soglia ragionevole che è importante conservare”, dice il capogruppo Ettore Rosato, perché “richiede che ci sia uno sforzo di aggregazione da parte dei partiti più piccoli. E uno dei punti che rende questo proporzionale un po’ meno proporzionale e consente di pensare che chi ha più voti può portare un numero di seggi tali da costruire un’alleanza di governo”.

Salvini: “E’ la legge dell’inciucio”
Ancora prima dell’incontro Pd-Fi esulta Renato Brunetta, capogruppo berlusconiano alla Camera: “Il modello tedesco proposto da Berlusconi sembra trovare il massimo consenso – dice – Aspettiamo la direzione del Pd e poi da mercoledì o giovedì si inizierà a votare in Commissione Affari costituzionali alla Camera”. Chi resta un po’ nell’angolo è il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini che finora era stato l’unico a dare corda al Pd sulle varie proposte di sistema elettorale, compresi Mattarellum (a dicembre) e Rosatellum (la scorsa settimana). “Ci hanno proposto il Consultellum, l’Italicum, il Rosatellum, siamo arrivati al Tedeschellum, non so quanto duri – dice a Rtl – a me non piace perché è la legge elettorale dell’inciucio: sia Renzi che Berlusconi dicono votateci, non lo diciamo subito, però poi ci metteremo d’accordo noi due”.

Prodi: “Un proporzionale così sarebbe un disastro”
Il proporzionale “sarebbe un disastro” per Romano Prodi, ospite a L’Aria che tira su La7. “Collegi uninominali piccoli, sistema maggioritario: questa sarebbe l’unica riforma in grado di dare stabilità al Paese – aggiunge – Vincerebbe il partito più bravo a trovare persone che costruiscano rapporti con i cittadini”. Con un sistema proporzionale, invece, il governo “si deciderà dopo le elezioni e chissà se si deciderà”. Sull’ipotesi del voto il 10 settembre Prodi sottolinea: “E’ un assurdo, ma lei si immagina una campagna elettorale che comincia il 10 agosto?”. Si dice “negativamente colpito dalla convergenza di molte forze, di destra e di sinistra” verso il sistema tedesco il Campo Progressista di Giuliano Pisapia: è “una legge elettorale – dice – che condurrà molto probabilmente a un governo di larghe intese di cui questo Paese non ha bisogno e che allontanerà sempre più dall’impegno politico il popolo del centrosinistra. Ci spiace che da molte parti si sia preferito l’interesse particolare a quello collettivo”.

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