Anche l’ex governatore della Campania Stefano Caldoro è indagato nell’ambito dell’inchiesta su appalti e corruzione culminata stamane nell’arresto dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo. Lo conferma l’avvocato di Caldoro, il professore Alfonso Furgiuele, che annuncia che per il tardo pomeriggio un comunicato stampa per chiarire la posizione del suo assistito e spiegare i fatti che lo riguardano. Il nome di Caldoro, attualmente consigliere regionale di Forza Italia e leader dell’opposizione a Vincenzo De Luca, compare nel decreto di perquisizione eseguito stamane nei confronti dell’ex parlamentare Italo Bocchino, il super-consulente di Romeo nella gestione degli affari dell’imprenditore tra Napoli e Roma.

L’appalto e il sistema dei pizzini
Il nome dell’ex Governatore Pdl appariva l’8 febbraio, ma non risultava tra gli indagati, nel decreto di perquisizione eseguito a Napoli a Romeo e ad altre due persone. In quell’atto di indagine, che ha rivelato il sistema dei ‘pizzini’ utilizzati da Romeo per comunicare senza parole importi e destinatari delle presunte tangenti, si faceva riferimento al materiale raccolto grazie a numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali. Ed in particolare, per Caldoro, rivelava “numerose conversazioni intercorse tra Bocchino e Caldoro, nonché tra il Bocchino, il Caldoro e il Lo Castro Natale (direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera pubblico Federico Il di Napoli) anche in occasione di un incontro avvenuto presso l’Hotel Mediterraneo di Napoli, e quelle, successivamente, intercorse sugli stessi argomenti tra il Bocchino e Romeo, riferite sia ad un appalto che la suddetta struttura ospedaliera era in procinto di bandire sia alcuni appalti già banditi dalla Soresa in Campania (Società Regionale per la sanità in Campania)”. Secondo i pm di Napoli anche le conversazioni che hanno visto Caldoro tra i protagonisti hanno aiutato a ricostruire “il cosiddetto “sistema Romeo” (o meglio il consolidato “protocollo criminoso” Romeo – Bocchino)”.

Le dieci borse di studio. L’intercettazione: “Paga per politica”
A Caldoro – in concorso con Lo Castro – i magistrati contestano di essersi fatto promettere e dare da Romeo e da Bocchino “un finanziamento (dieci borse di studio) destinato a un centro studi che lo stesso Caldoro aveva in animo di fondare e il conferimento di incarichi – si legge nel decreto di perquisizione – ovvero l’instaurazione di un rapporto di collaborazione in favore del cognato dello stesso Caldoro…”. Proprio Bocchino, che parlando di Romeo si definisce “l’altra faccia della stessa medaglia”, per gli inquirenti “è protagonista” e “risulta ispirato, tuou court, da una parte alla corruzione (corruzione assolutamente e talmente generalizzata che va dal mercimonio di appalti milionari alla minuta corruzione dell’appartenente alla polizia municipale di Napoli che viene corrotta per farle fare le multe a un esercizio commerciale che dà fastidio all’hotel Romeo).

Secondo gli inquirenti Romeo e Bocchino volevano condizionare “a monte” l’appalto decidendo i membri della commissione commissione e il contenuto del bando di gara “calibrandolo sulle caratteristiche della sua azienda”. Per questo motivo grazie alle “entrature” dell’ex deputato viene agganciato il dirigente. “Allora le cose sono semplicissime, lui ci fa il pranzo con il Rettore e poi a me fa un pranzo con quello che paga (inc…) per politica e questo ci pensa lui, quando lui ha bisogno della roba sua che tu gli dai le dieci borse di studio ecc… ecc… le faremo…”

Aggiornato da redazione web alle 16.52

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