Nel corso del 2015 in media ogni dipendente pubblico ha registrato circa 9,2 giorni di assenza per malattia, migliorando il dato del 2014: 9,8. Stabili restano invece le giornate che fanno capo alla legge 104, per i lavoratori disabili o per i dipendenti con a carico familiari disabili: 2,1 sui 365 giorni. Lo stesso vale per i congedi straordinari finalizzati all’assistenza di persone con gravi handicap: un giorno l’anno. Sono i risultati della mappa delle assenze elaborata dall’Ansa sui dati appena aggiornati dalla Ragioneria generale dello Stato nel Conto annuale, che registrano nel complesso un calo dei giorni di assenza nel pubblico, tra retribuiti e non retribuiti, del 4,8% rispetto all’anno precedente: si passa infatti dalle circa 133 milioni di giornate del 2014 alle circa 126 milioni del 2015. D’altra parte però rimane il gap storico tra pubblico e privato.

Tra le tipologie di assenza monitorate, emerge un lieve calo per quanto riguarda la maternità, i congedi parentali e la malattia del figlio: da 3,1 giorni si scende a 3. Calano anche il resto degli altri permessi e assenze retribuite: da 2,8 a 2,5 giorni. Risulta invece in leggero rialzo la media relativa agli scioperi che da 0,1 giorni passa a 0,2. Aggiungendo alle diverse voci anche le ferie, si arriva al totale delle assenze, così come calcolato dalla Ragioneria generale, che come detto ha registrato una diminuzione nel 2015 del 4,8% rispetto all’anno precedente. Bisogna tenere conto anche del calo del personale, che però ha un ritmo decisamente inferiore: -0,1%. Per quel che riguarda le assenze per malattia, analizzando i diversi settori in cui si divide il pubblico impiego, i dipendenti con più giorni sulle spalle sono quelli dei ministeri: 9,9 gli uomini, 11,7 le donne. Nella scuola le giornate saltate per malattia sono state, in media, 7,5 per i dipendenti e 9,7 per le dipendenti, nella sanità 8,6 per gli uomini e 11,6 per le donne.

Per contrastare l’assenteismo il governo ha promesso alcuni interventi che dovrebbero rientrare nel decreto sul pubblico impiego, previsto entro metà febbraio, e contrastare chi salta puntualmente i giorni di lavoro a ridosso del weekend e i casi di esodi dall’ufficio (tutti assenti lo stesso giorno). Anche i nuovi contratti, così prevede l’accordo del 30 novembre tra sindacati e governo, dovranno “contrastare fenomeni anomali di assenteismo”. L’obiettivo è contrastare il gap esistente da sempre tra pubblico e privato. Difficilmente infatti il calo registrato nel 2015 potrà segnare un vero recupero: due anni fa un rapporto di Confindustria segnalava tra gli statali un tasso doppio.

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