“L’Egitto è in una posizione difficile. Invito i giovani a non prendere parte a proteste che sarebbero estremamente dannose”. Parola del presidente Abdel Fattah Al Sisi, che ha confermato le difficoltà del Paese durante un incontro a margine dell’apertura della conferenza nazionale della gioventù egiziana a Sharm el Sheikh. L’invito del capo dello Stato arriva proprio in un momento in cui lo zucchero viene razionato e la crisi economica si salda al malcontento per la repressione politica.

Il razionamento dello zucchero, ma anche di altri beni di prima necessità, è il risultato di una crisi che ha la sua radice nell’inflazione derivante dalla progressiva diminuzione delle riserve di valuta estera e delle politiche economiche del governo di Al Sisi. Ma le autorità egiziane hanno puntato il dito contro produttori e commercianti, accusandoli di contrabbandare o accumulare scorte. E proprio 9mila tonnellate di zucchero sono state requisite dalle autorità in diverse retate ai danni di produttori e fornitori, fra i quali la Pepsico e l’Edita, uno dei maggiori produttori del Paese. “Ma che tipo di messaggio stiamo mandando agli investitori?”, ha domandato Hani Berzi, presidente dell’Edita che, dopo il sequestro di 2mila tonnellate di prodotto, ha sospeso la produzione in uno dei suo quattro stabilimenti. “Se il governo ha problemi deve venire e negoziare – ha tuonato Berzi durante un’intervista televisiva – questo modo di sequestrare stock e trattarci come dei contrabbandieri è vergognoso”.

La crisi delle scorte di zucchero, ma anche altri prodotti, come latte in polvere, salmone e olio, ma anche antidolorifici e contraccettivi, arriva nel momento in cui il governo comprime il welfare (ha tagliato un programma di sussidi) e attende la prima tranche da 12 miliardi di aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale che ritarda nel liquidarli, a causa della mancata implementazione di alcune riforme.

Per tranquillizzare l’opinione pubblica Sherif Ismail, primo ministro egiziano, ha detto in televisione che il governo “sta provvedendo ad aumentare il rifornimento di zucchero al mercato, per porre termine alla crisi. Ma – ha sottolineato – non possiamo non monitorare il mercato”. La questione però non è più solo un ‘problema di zucchero’. “Un povero cittadino non può neanche trovare un kg di riso per strada”, ha raccontato un guidatore di tuk tuk, intervistato dal canale televisivo egiziano al Hayath. Il video con l’intervista al guidatore è diventato virale in pochissimo, raggiungendo le sei milioni di visualizzazioni ma, successivamente, è stato rimosso dall’emittente. In un paese dove il salario medio è di 98 dollari, un kg di zucchero ne costa 1,13 (10 pound egiziani).

Per controllare i prezzi, il 9 ottobre scorso un decreto ha istituito un comitato ministeriale con il compito di creare “un sistema avanzato per stabilire il prezzo dei beni primari in collaborazione con la federazione delle industrie egiziane delle camere di commercio egiziana”, si legge nel testo. Contraria al decreto è proprio la Federazione delle camere di commercio perché “molte persone nel settore industriale saranno costrette a uscire dal mercato invece investire e espandersi”. Se questa stretta condurrà anche ad arresti dei produttori “è meglio rimanere inattivi che venir incarcerati o finire sulle prime pagine di un giornale”, ha detto all’agenzia Bloomberg Mohamed Shoukry, membro della federazione e produttore di zucchero.

La crisi economica, ulteriormente aggravata dalla rottura con l’Arabia Saudita che ha annunciato la riduzione dei rifornimenti di petrolio, si salda al clima politico e sta alimentando ulteriormente il malcontento. Alcuni rumors, provenienti dai siti d’opposizione, danno delle proteste imminenti nei primi di novembre. Forse è questa paura che ha indotto Al Sisi, in un incontro con alcuni giovani, a margine della conferenza nazionale della gioventù a Sharm el Sheikh, a invitare a non prendere parte a eventuali manifestazioni.

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