“Non ci sono in Italia processi più gravi questo. Spero che dopo la sentenza la storia non si ripeta”. Il pd della Dda di Napoli, Alessandro Milita, nell’aula del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere motiva così la richiesta a 16 anni di reclusione per l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. al termine della requisitoria del processo Eco 4. L’ex coordinatore campano del Pdl, è accusato di “concorso esterno in associazione mafiosa” in questo processo, e dal 1 giugno ha ottenuto gli arresti domiciliari. Cosentino è imputato in altro processi tra cui quello cosiddetto “Carburanti” per estorsione aggravata e concorrenza sleale in relazione agli affari dell’azienda di famiglia attiva proprio nel settore petrolifero. Il 22 giugno è stato condannato a 4 anni per corruzione.

In questo processo secondo la Procura Cosentino sarebbe stato sin dal 1980 il referente politico-istituzionale dei clan Casalesi, dai quali avrebbe ricevuto sostegno elettorale e capacità di intimidazione, e ai quali avrebbe offerto la possibilità di partecipare ai proventi delle assunzioni e degli appalti del ciclo dei rifiuti. I magistrati dell’accusa avevano acceso un riflettore sulle vicende degli sversamenti illeciti, della costruzione dell’inceneritore di Santa Maria la Fossa (che Cosentino avrebbe ‘finto’ di avversare per favorire invece un progetto appetito dai clan), e sul presunto controllo assoluto delle assunzioni e degli incarichi all’interno della Eco4, la società dei rifiuti del casertano. Accuse che il deputato di Casal di Principe ha sempre respinto con queste parole: “Questo lo vedremo davanti al giudice naturale, vedremo come sono andate esattamente le cose. Sembra paradossale che chi per vent’anni è stato all’opposizione debba rispondere di reati così infamanti mentre chi ha prodotto questo sistema utilizza ancora scorciatoie per evitare un giudizio”.

L’ordinanza di custodia cautelare fu firmata dal gip nel novembre del 2009 e Nicola Cosentino è stato rinviato a giudizio nel 2011. Secondo quel giudice, che aveva accolto l’ipotesi dell’Antimafia, Cosentino ha contribuito a rafforzare i Casalesi. E, nella sua carriera politica, ha sempre potuto contare sui voti del clan camorristico: è diventato, così, consigliere provinciale, regionale, e poi deputato. Accuse pesanti, secondo le quali l’esponente del Pdl, che all’epoca sembrava prossimo alla candidatura per la presidenza della Regione Campania, avrebbe ”garantito la continuità dei rapporti fra imprenditoria mafiosa e le amministrazioni pubbliche” nel Casertano.

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