“La repressione contro i professori è destinata a peggiorare”. Non ha dubbi Cem Oyvat, economista dell’Università di Greenwich, in Inghilterra. È tra i primi firmatari della petizione Academics for Peace, un appello sottoscritto, solo in Turchia, da oltre 1300 professori. Dopo il golpe fallito le epurazioni proseguono senza sosta: il 19 luglio il Consiglio per l’Alta educazione, l’organismo di sorveglianza delle università turche, ha chiesto le dimissioni dei 1.577 rettori, il ministero dell’Istruzione ha sospeso 15.200 insegnanti, per poi annunciare poche ore dopo di aver revocato la licenza d’insegnamento a 21mila docenti che lavorano in scuole private. E sospendere il giorno seguente altri 6.500 dipendenti.

Per ora la sospensione è temporanea perché l’ordinamento turco prevede un passaggio in tribunale: “Per quanto è previsto dalla legge – continua Oyvat – la maggior parte dei dipendenti potrebbe rientrare al proprio posto di lavoro dopo una decisione favorevole delle aule giudiziarie”. Tuttavia il governo è al lavoro per rendere definitive le epurazioni: il ministro del Lavoro Suleyman Soylu  – riportano Sabah e Akşam, giornali di centrodestra finora vicini al governo – sta lavorando alla modifica dell’articolo 657 dello Statuto dei Lavoratori, la normativa che regolamenta i licenziamenti, con l’obiettivo di rendere le sospensioni permanenti senza dover passare dai tribunali. A deciderle sarebbe il solo Consiglio per l’Alta educazione: “Così sarà possibile costruire delle liste di proscrizione di professori e dipendenti a cui è vietato lavorare nel mondo accademico”. L’ultima fase della pulizia nelle università.

Ovyat è l’unico che accetta di parlare, su dieci professori raggiunti. Una sua collega, ricercatrice in Turchia, non va oltre un breve commento: “L’epurazione colpirà tutti gli accademici – ragiona – specialmente perché quello che ci aspettiamo è che sostituiscano molti rettori con altri più fedeli al regime. Questo significherà un controllo politico persino maggiore e nuove restrizioni alle libertà accademiche. Questo colpirà le campagne per la democrazia in corso, visto che si sta fermando tutto nel Paese”. “Il senso generale è di terribile attesa per le prossime decisioni del governo – prosegue – gli eventi si succedono in modo così rapido che sono troppo confusa per espormi. Per questo preferisco rimanere anonima”.

I firmatari di Academics for Peace condividono una visione antimilitarista e una ferma condanna alla campagna di repressione contro i curdi, in corso da marzo. Le posizioni politiche del movimento sono vicine al partito curdo dell’Hdp, le organizzazioni di sinistra come ÖDP, EMEP, Halkevleri, oppure ai socialdemocratici del Chp. Tutti gruppi che condannano allo stesso modo sia il tentativo di golpe che la repressione di Erdogan. Ma l’avversario politico post tentato golpe è un altro: i conservatori.

“A seguito del colpo di Stato – racconta Cem Oyvat – tra le migliaia di impiegati pubblici arrestati, ci sono almeno 10 professori e il Consiglio per l’Istruzione Superiore ha ordinato a 1.577 presidi di facoltà di dimettersi”. L’università più colpita è quella di Istanbul, l’ateneo pubblico di dimensioni maggiori: 95 tra professori e dipendenti sono stati sospesi. Lo stesso Consiglio aveva già messo sotto tiro Academics for Peace: è probabile che sospenda 25 accademici dalle loro università. “Per l’occasione è prevista una manifestazione della nostra organizzazione contro le indagini sugli accademici”, dice Oyvat.

“Ho controllato la lista dei nomi dei professori arrestati – prosegue l’economista – nessuno appartiene ad Academics for Peace. Come strategia politica, il regime di Erdoğan di solito attacca differenti gruppi politici in differenti periodi”. Ed ora è il turno di chi è vicino a chi è stato accusato dal presidente di essere la mente dietro gli attentati: Fethullah Gülen e altri conservatori. Infatti, parte di 15 mila accademici sospesi fa parte del sindacato Aktif Eğitim Union, ispirato al movimento del predicatore trasferitosi negli Stati Uniti. Un movimento che, sul piano degli schieramenti politici, è avverso ad Academics for Peace. Ma ora tutti coloro che non gravitano nell’orbita dell’Akp è un nemico per Erdoğan. “Mi aspetto che siano i primi a finire in arresto in tempi rapidi”, commenta Oyvat.

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