I sindaci Cinque Stelle di nuova generazione festeggiano la vittoria a Roma e Torino, a Parma il veterano Federico Pizzarotti, che fu il primo ad arrivare alla guida di un capoluogo di provincia, attende il suo destino in una situazione che lui stesso definisce “paradossale”. Il primo cittadino di quella che nel 2012 Beppe Grillo in persona rinominò Stalingrado a Cinque stelle ha esultato per l’elezione di Virginia Raggi e Chiara Appendino, ma la soddisfazione è velata dalla preoccupazione di non sapere ancora se sarà reintegrato o meno nel Movimento. Dalla sua sospensione e dal successivo invio delle sue controdeduzioni sono passati 30 giorni, era questo il tempo previsto dallo staff per emettere il verdetto sulla sorte del sindaco di Parma accusato di non essere stato trasparente per avere tenuto nascosto l’avviso di garanzia sulle nomine dei vertici del Teatro Regio. Da Roma e da Milano però, nessuno si è ancora fatto vivo. “Al momento non ci sono ancora risposte, probabilmente sarà necessario un ulteriore confronto – ha detto Pizzarotti alla Gazzetta di Parma – Mi auguro che chi di dovere si renda conto che la situazione è ormai paradossale. Così come è paradossale il fatto di non sapere chi chiamare per avere una risposta”.

Pizzarotti “dissidente” e “pecora nera” del Movimento, in questi giorni sembra essere stato (volutamente) dimenticato nel suo limbo, forse per non offuscare la vittoria ai ballottaggi. I Cinque Stelle di Parma, che per primi hanno vissuto sulla propria pelle la differenza tra promesse elettorali e governo, dalla loro posizione in bilico non stanno zitti e non fanno sconti ai nuovi sindaci, soprattutto riguardo a temi su cui per primi si sono bruciati e per cui in passato hanno compromesso anche il rapporto di fiducia con i vertici del Movimento, come l’inceneritore.

Per questo nel mirino ora c’è Roma e la promessa nel programma elettorale di Virginia Raggi, così come era per Parma, di una strategia rifiuti zero e contro l’incenerimento come da valori pentastellati, accanto però all’inspiegabile possibile nomina di un assessore che invece non ha mai preso posizioni nette contro gli inceneritori. A sollevare il caso e a puntare il dito sulla neosindaca ancora prima del suo insediamento in Campidoglio, è stato l’assessore parmigiano all’Ambiente Gabriele Folli, che più di tutti nei quattro anni di amministrazione Pizzarotti ha tentato ogni strada per bloccare l’accensione del forno di Ugozzolo. Giorni fa la Raggi ha annunciato la nomina come assessore alla Sostenibilità e ai rifiuti di Paola Muraro, che però oltre al suo curriculum di esperta di rifiuti e consulente della società romana Ama, che quindi la lega in qualche modo alla vecchia amministrazione, ha anche la grave macchia di essere tacciata da molti ambientalisti come una “inceneritorista”. “Fatemi capire… – ha scritto via social Folli – A noi l’avete menata 4 anni per non essere riusciti a spegnere l’inceneritore e poi mettete come assessore all’Ambiente una convinta inceneritorista? Ma andate un po’ a cagare, va! Da Parma de core…”.

Per la squadra di Pizzarotti l’inceneritore si è rivelato una condanna, probabilmente il primo e più grande motivo di contrasto con i vertici del M5s, che dopo l’accensione a fine estate 2013, hanno scaricato Parma, lanciando al sindaco accuse aperte sulle sue promesse non mantenute. Per questo la scelta annunciata della Raggi ha scatenato un’ondata di polemiche, e non solo da Parma, soprattutto visto che la sindaca romana ha tra i suoi obiettivi quello di portare a Roma la strategia rifiuti zero. Peccato che il suo assessore in pectore abbia avuto in passato scontri di visioni proprio con il fondatore del movimento Rifiuti Zero, Rossano Ercolini, che nel 2013 a San Francisco ha vinto il Nobel per l’ecologia, il Goldman Prize, e che definì l’esperta un “difensore d’ufficio” della lobby. Nel 2014 infatti la Rai aveva trasmesso il documentario Trashed di Jeremy Irons con Paul Connett, spesso citato anche sul blog di Beppe Grillo, e la Muraro, allora presidente di Atia-Iswa Italia, che riunisce professionisti del settore gestione rifiuti, in una lettera ai vertici Rai aveva criticato il film spiegando che il progetto Rifiuti Zero “non è stato realizzato in nessuna parte del mondo”. La tecnica nella missiva aggiungeva che rilevazioni e studi di Ispra “dimostrano che dall’anno 2000 nel nostro Paese le diossine prodotte dai termovalorizzatori sono inferiori allo 0,05 per cento di quelle complessivamente emesse dalle diverse fonti (residenze, traffico, industrie, generazione elettrica…)” e che altri studi italiani “dimostrano che le diossine emesse dai moderni termovalorizzatori sono comprese tra l’1 ed il 2 per cento dei limiti imposto dalla normativa europea (e non 1.300 volte superiori, come viene affermato nel servizio)”. Insomma, una sorta di smentita di tutto quello che invece accusano da sempre ambientalisti e Cinque Stelle.

Dubbi e critiche hanno prodotto anche una petizione su Change.org che nel giro di poche ore ha quasi raggiunto 500 firme: “Un vero assessore rifiuti zero per Roma: no inceneritori! No a Paola Muraro!”. Il testo della petizione chiede alla Raggi di fare retromarcia e di consultare la base degli iscritti e i meetup “perché questo delicatissimo compito venga affidato a qualcuno che sia in discontinuità con l’attuale catastrofica gestione dei rifiuti a Roma e in sintonia con i valori fondanti del Movimento 5 Stelle”. Se la Raggi ascolterà o meno la richiesta della sua base, lo si saprà solo quando nominerà ufficialmente la sua giunta.

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