Una tragedia “addebitabile all’inerzia collusiva se non vera e propria complicità di Consob, Bankitalia, Procura di Vicenza“. Così il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, ha commentato la notizia del suicidio di Antonio Bedin, pensionato e piccolo azionista della Banca popolare di Vicenza che insieme agli altri 119mila soci ha visto andare in fumo i propri risparmi dopo l’aumento di capitale dell’istituto. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha chiesto “un intervento straordinario del governo per queste persone che hanno perso tutto, un intervento che non è finanziario ed economico ma sociale”, mentre secondo il Codacons “la Procura della Repubblica di Vicenza deve indagare per la fattispecie di istigazione al suicidio“.

Aveva comprato 8mila azioni. All’epoca valevano quasi 500mila euro, ora solo 800 – Bedin, 69 anni, ex perito chimico ed ex dirigente del Pci locale, si è suicidato mercoledì sera sparandosi un colpo di pistola nella sua casa di Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza. In un biglietto ha scritto “non ce la faccio più” e ha lasciato alcune indicazioni per il funerale. Il fratello Gaetano, che viveva con lui e ne ha scoperto il corpo, ha riferito che aveva acquistato 8mila azioni della Popolare di Vicenza, per un valore che nel 2015 era di quasi 500mila euro. Oggi ne valgono 800. “Ogni volta che sentiva parlare della banca si arrabbiava”, ha raccontato ai giornalisti.

“Arrabbiato per la banca? Ovvio. Era un grande risparmiatore. Tutta una vita aveva messo via dei soldi e aveva una buona pensione. Forse ha perso la tranquillità sul futuro; forse non ce l’ha fatta”. Bedin era malato: soffriva di disturbi cardiaci, aveva problemi deambulatori e aveva avuto una polmonite. “Avrebbe voluto ricoverarsi in una casa di cura“, ha poi spiegato a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Renato Bertelle, che difende alcuni azionisti della Popolare di Vicenza, “ma non aveva i soldi perché aveva comprato le azioni a 62,5 euro e a valle dell’aumento ha visto crollare il valore a 10 centesimi”. “E’ solo il primo – chiosa il legale, che presiede l’Associazione nazionale azionisti della Pop Vicenza ed è stato il primo a presentare un esposto in Procura contro la banca – speriamo che non ce ne siano altri. Chiamerò a raccolta tutti gli azionisti per esprimere solidarietà alla famiglia della vittima e per chiedere giustizia. Perché nessun altro si tolga la vita”.

Lannutti: “Da Pop Vicenza e Veneto Banca la più grande truffa del dopoguerra in una sola regione” – Secondo Lannutti Consob, Bankitalia e Procura di Vicenza “non hanno impedito, nonostante specifiche denunce dell’Adusbef, le scorribande finanziarie di Zonin, lo spiccia faccende del Governatore Visco, le cui incredibili ed inaccettabili protezioni istituzionali, di un sistema Veneto permeato da corruzione ed illegalità, devono essere accertate”. E ancora: “Per onorare la memoria di Antonio Bedin non bastano le frasi di circostanza di coloro come i magistrati di Vicenza che non hanno fatto nulla, seppur sollecitati, per impedire uno scandalo finanziario di 18,9 miliardi di euro addossato a 210.000 azionisti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza”. Secondo Lannutti “occorre accertare la verità dei fatti e l’inerzia della Procura di Vicenza, che non ha impedito, seppur sollecitata, la più grande truffa del dopoguerra mai realizzata in una sola regione la cui inerzia collusiva vecchia e nuova, ha lasciato a piede libero tutti i protagonisti del più grande crac, di molto superiore a quello della Parmalat, nella Regione Veneto”.

Il Codacons, con il presidente Carlo Rienzi, parla di “un caso di suicidio che pare connesso alla perdita dei risparmi di una vita”, “un episodio grave per il quale è necessario accertare eventuali responsabilità da parte di soggetti pubblici e privati”. E chiede alla magistratura di aprire un’inchiesta per istigazione al suicidio, per accertare se vi siano stati comportamenti da parte di terzi che abbiano spinto direttamente o indirettamente l’uomo a compiere il gesto.

Il prezzo delle azioni fissato a discrezione dell’assemblea e il crollo dopo l’aumento di capitale – I circa 119mila ex azionisti della banca hanno acquistato i titoli al prezzo, altissimo, fissato discrezionalmente dall’assemblea (per le Popolari funzionava così), a volte pagandoli con prestiti concessi ad hoc dalla stessa banca. Dopo le maxi perdite e le svalutazioni del 2014 e soprattutto dopo l’ultima ricapitalizzazione da 1,5 miliardi in seguito alla quale la banca è finita in mano al fondo Atlante, il valore dei loro investimenti è crollato. Il valore delle azioni nell’aprile 2015 è stato ridotto a 48 euro. A febbraio il prezzo (virtuale) di recesso è stato fissato a 6,3 euro. Poi la doccia gelata dello scorso aprile, quando l’aumento di capitale è stato sottoscritto a 10 centesimi di euro ad azione. Sugli ex vertici, a partire dall’ex presidente Gianni Zonin, è in corso un’inchiesta per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e associazione a delinquere. 

Zaia: “Intervento straordinario del governo” – “E’ un’autentica tragedia avere un territorio che ha perso circa 11 miliardi di euro di ricchezza dal crollo delle azioni della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca”, ha detto Zaia commentando la notizia. “Stiamo parlando di 205mila azionisti e di due istituti che i veneti consideravano sicuri”. “Voglio ricordare – ha sottolineato Zaia – che la legge chiama Bankitalia come controllore delle Popolari. Per cui penso che questo sia il minimo. Se poi 5-6 miliardi di euro sono inezie per la Banca d’Italia non lo sono per noi veneti, ma sono il frutto del sudore e dei sacrifici della nostra gente”. Per Zaia, iniziando dai piccoli risparmiatori, il governo “deve fare un intervento straordinario per queste persone che hanno perso tutto, un intervento che non è finanziario ed economico ma sociale”.

Il precedente di Luigino D’Angelo, che aveva investito in bond dell’Etruria – La notizia del suicidio è stata comunicata alla Procura della Repubblica di Vicenza. Il procuratore Antonino Cappelleri, che coordina l’inchiesta sulla passata gestione della BpVi, ha espresso un “grandissimo rispetto per la persona che si è tolta la vita. Agli altri azionisti posso solo dire che stiamo facendo di tutto per fare chiarezza e per arrivare in fondo al procedimento penale”. La storia di Bedin ricorda quella di Luigino D’Angelo, l’ex operaio Enel di 68 anni che a dicembre si impiccò nella sua casa di Civitavecchia. Anche in quel caso il pensionato lasciò una lettera ai familiari nella quale spiegava di aver perso 100mila euro investiti in obbligazioni subordinate della Popolare dell’Etruria e del Lazio. Uno dei quattro istituti in crisi “risolti” dal governo con il decreto Salva banche, azzerando il valore di quei titoli.

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