La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, già azionista al 10,8% di Banca Marche e di 18 milioni di obbligazioni subordinate dell’istituto azzerate dal Salva banche, citerà la Banca d’Italia in sede di giudizio civile per la risoluzione della conferitaria Banca Marche, che ha causato alla Fondazione la “perdita secca di 68 milioni di euro in una sola notte, il 22 novembre scorso”. L’iniziativa legale è stata annunciata dal presidente della Fondazione Alfio Bassotti, in una conferenza stampa.

Bassotti accusa in particolare la Vigilanza di “aver indotto l’azionariato a sbagliare nella ricapitalizzazione del marzo 2012″, fornendo con una lettera alla Consob, il 28 dicembre 2011, “rassicurazioni circa la situazione tecnica e di bilancio della conferitaria che indussero la fondazione jesina ad aderire all’aumento di capitale”. Bankitalia avrebbe anche commesso “sino al secondo semestre 2012 gravi mancanze in vigilando nelle annuali visite ispettive” e avrebbe “avallato due anni e mezzo di commissariamento inconcludente e improduttivo per le prospettive di rilancio di Banca Marche”.

La Banca d’Italia inoltre avrebbe “impedito, nell’agosto 2013, la vendita di 100 milioni di azioni di Banca Marche, di proprietà della stessa Fondazione Carisj, rifiutando di fornire l’informativa di legge indispensabile per l’autorizzazione del ministro dell’Economia”. Tali azioni, secondo quanto rivelato oggi da Bassotti, erano “in procinto di essere vendute ad una serie di fondi esteri (arabi e americani), ma i Commissari straordinari di Banca Marche si rifiutarono al tempo di fornire una valutazione sul valore delle azioni, in quanto, ci dissero – ha spiegato Bassotti – che si trattava di notizie riservate. Né potevamo operare nel borsino interno delle azioni Banche Marche, essendo le stesse congelate”.

La citazione per danni, in via di perfezionamento, segue il ricorso presentato dalla Fondazione Carisj al Tar del Lazio per supposti profili di incostituzionalità ravvisati nel decreto salva banche del governo e per la presunta illegittimità del provvedimento rispetto alla disciplina di risoluzione. I medesimi dubbi sul profilo di incostituzionalità del decreto verranno sollevati nel vari procedimenti che la Fondazione Carisj ha intenzione di avviare a breve. Tra essi, la citazione contro Banca Marche e la gestione Commissariale per i danni provocati alla Fondazione dalla sottoscrizione – nell’estate 2013 – di un prestito di 15 milioni di euro di obbligazioni subordinate upper tier 2 “sostanziamente tossiche”, secondo Bassotti.

Il presidente ha annunciato poi che la Fondazione Carisj intende inserirsi nei procedimenti per danni promossi dagli ex Commissari di Banca Marche con l’azione di responsabilità per un maxi-risarcimento da 100 milionin di euro chiesto a 31 ex amministratori e manager della banca e 182,5 milioni chiesti alla ex società di revisione Price Waterhouse Coopers. Tra le iniziative che potrebbero scattare nei prossimi mesi, pure “esposti alla procura della Repubblica per segnalare tutte le notizie di ipotesi di reato in ordine alla vicenda Banca Marche”, e la “costituzione di parte civile in tutti gli eventuali procedimenti di rinvio a giudizio su richiesta della Procura afferenti alla vicenda del dissesto della conferitaria”.

Intanto la Fondazione Carisj si appresta a chiudere il suo primo bilancio in rosso sotto il peso della situazione di Banca Marche. “Azzerato il pacchetto azionario, per un valore di 50 milioni di azioni in Banca Marche, e 18 milioni di obbligazioni subordinate, registriamo quest’anno una perdita secca di 68 milioni di euro, che saranno solo in parte compensate dagli accantonamenti”, ha spiegato Bassotti nel corso di una conferenza stampa nella sede di Palazzo Bisaccioni. “Inoltre – ha aggiunto -, in questi tre anni abbiamo subito una perdita da mancati dividenti in Banca Marche di circa 20 milioni di euro, e portato a termine una svalutazione di azioni per 35 milioni di euro. Per un danno totale, dall’inizio della crisi Banca Marche, di circa 123 milioni di euro”.

Una situazione drammatica”che ha già portato dallo scorso settembre alla sospensione di tutte le erogazioni liberali nei settori della beneficenza, dell’arte, della cultura, dell’associazionismo del nostro territorio di riferimento, Jesi, la Vallesina e Senigallia”, ha aggiunto. E così ora l’ente pensa a sopravvivere, riducendo del 50% le spese del personale, puntando alla vendita di parte del patrimonio immobiliare (Palazzo Martini) e confidando di poter finanziare le spese vive, le attività del Museo della Fondazione Carisj e qualche iniziativa culturale con circa 700mila euro annui. Bassotti ha inoltre escluso per ora l’ipotesi di una aggregazione con altre fondazioni bancarie. “Ci penseremo quando sapremo a chi sarà venduta Nuova Banca Marche. Se entrerà nell’orbita di un istituto di proprietà di una grande fondazione potremmo essere disposti a collaborare, magari concordando le erogazioni liberali per il territorio”.

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