Le quattro banche salvate dall’Italia, CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria, “vendevano alla gente prodotti inadatti ai clienti che probabilmente non sapevano cosa stessero comprando” e questo ha avuto “conseguenze personali per alcune persone in Italia”. Il commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill ha così messo la parola fine al gioco delle parti che si sta consumando da 20 giorni sull’ultimo episodio di risparmio tradito e avallato per decreto.  “Questo – ha aggiunto – apre una questione più ampia di tutela dei consumatori“.

L’affermazione è cruciale e offre un inaspettato assist agli obbligazionisti subordinati dei quattro istituti che, in seguito al decreto del governo del 22 novembre scorso, hanno visto i loro risparmi azzerarsi da un giorno con l’altro. Alla luce della valutazione del commissario Hill, infatti, la loro posizione giuridica cambia radicalmente: non sono più dei giocatori d’azzardo che hanno perso una scommessa dei cui rischi erano consapevoli, bensì delle vittime di una truffa. Su cui Bankitalia e Consob non hanno evidentemente vigilato e il governo ha agito di conseguenza, scegliendo di mettere la polvere sotto il tappeto, utilizzando i soldi dei truffati per aggirare l’ostacolo degli aiuti di Stato e saldare il conto non pagato dai truffatori.

Ma ha evidentemente sottovalutato le reazioni dei risparmiatori che, previa la prova della truffa, hanno diritto ad essere risarciti e non semplicemente assistiti come degli indigenti vittime di ludopatia. Decisamente sottovalutata anche Bruxelles che, chiamata in causa da governo e Bankitalia come cattivo della situazione, non è stata al gioco e ha duramente respinto le accuse al mittente. “E’ il governo italiano a essere alla guida” del processo di salvataggio delle 4 banche italiane “ed ha la responsabilità per questo”, ha detto Hill, sottolineando che l’esecutivo italiano “ha discusso a lungo con la Commissione, in particolare con la Direzione generale concorrenza” che ha “ritenuto che le misure prese erano compatibili con la legislazione Ue” sui salvataggi bancari.

“La Commissione non ha avuto obiezioni di principio sull’uso dei soldi provenienti dallo schema di garanzie italiano per i depositi per intervenire nel salvataggio delle 4 banche – ha aggiunto un portavoce dell’esecutivo Ue rispondendo a una domanda dell’Ansa – Il punto è che interventi simili devono essere o senza aiuti di stato o devono rispettare le regole Ue sugli aiuti di Stato”.

Affermazioni che Matteo Renzi non deve aver sentito, visto che proprio mentre Hill parlava ha continuato a ripetere come un disco rotto la sua versione, che è poi la stessa che Bankitalia aveva ribadito a chiare lettere mercoledì per bocca del capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo e, prima di lei, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, venerdì. Il punto, secondo il capo del governo e la vigilanza di credito e mercato che continuano a ignorare le truffe e le malversazioni a valle dei quattro crac bancari sfiorati, è che le regole comunitarie non permettono allo Stato di salvare gli istituti in difficoltà. Peccato che la legge permetta alla vigilanza di vigilare e alle procure di indagare sugli eventuali reati.

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