La Lega Pro prova a farsi il maquillage. E a meno di tre settimane dalle elezioni iniziano a delinearsi i profili di chi si contenderà la successione di Mario Macalli. Un compiuto arduo, chiunque vinca, poiché tra lo stallo dovuto alla mancata approvazione del bilancio 2013/14 e le guerre intestine manca una programmazione da quasi tre anni. D’altro canto il nome che verrà scelto dall’assemblea elettiva del 22 dicembre, convocata dal commissario Tommaso Miele, avrà in mano la guida di una lega che ha molti liquidi in cassa, pesa negli equilibri del Consiglio federale e ancor di più conterà nei primi mesi del 2017 quando si voterà per la presidenza della Figc. Un ruolo importante in un momento di grande fluidità nei giochi di potere del calcio italiano.

Due i nomi in campo, al momento: Paolo Marcheschi e Gabriele Gravina. Quest’ultimo candidato da tempo, consigliere federale, uomo di casa nei palazzi che governano il calcio italiano ed espressione di una delle correnti che negli scorsi mesi hanno agitato le acque in Lega Pro. Marcheschi è invece uno degli attuali sub commissari della lega e ha ricevuto l’investitura ufficiale venerdì dopo un’assemblea convocata dal patron della Lucchese Andrea Bacci. Salvo colpi di coda in grado di sparigliare le carte, si profila in ogni caso una sconfitta di Claudio Lotito, che per mesi ha mosso i fili – secondo la Procura di Napoli oltre il lecito – per tenere in piedi Macalli e ora non ha un candidato di riferimento.

“Visto il momento storico, contraddistinto da una stagione conclusa in maniera negativa sia per l’aspetto finanziario espresso dai numeri sia dalla poca chiarezza da parte degli uomini che fino a oggi hanno guidato la governance, diventa di significativa importanza un grande segnale di discontinuità e rinnovamento”, ha spiegato Bacci in una nota diffusa nel pomeriggio con il quale invita Marcheschi a candidarsi. L’attuale sub commissario piace anche a Padova, Albinoleffe, Lumezzane, Arezzo, Cosenza, Cittadella, Pistoiese, Prato e Pontedera – tutte riunite oggi a Firenze su invito dello stesso Bacci – e ad almeno un’altra decina di società.

Lui, Marcheschi, non si sbilancia. Ufficialmente ha preso il week end per ragionare sulla proposta: “Ci sto pensando, sono ancora sub commissario e forse è un po’ prematuro – spiega a ilfattoquotidiano.it – In ogni caso ho le mie idee e mi confronterò con le società che mi hanno rivolto l’invito alla candidatura”. Certo è che in questi mesi ha avuto modo di osservare il funzionamento della Lega Pro dall’interno e il lavoro svolto ha colpito un gruppo importante di club: “Chiunque diventerà il presidente dovrà rimettere in moto la lega senza indugi. C’è bisogno di credibilità verso l’esterno – continua – e, senza essere ipocriti, quanto accaduto in questi mesi e le carte finite all’attenzione della Procura hanno evidenziato qual era la situazione prima. È venuto fuori tutto, quindi è il momento di ripartire”. La sua sarà una candidatura forte, come ha già dimostrato il parziale smottamento delle società vicine a Gravina, poiché molti club non lo considerano un vero punto di rottura con il passato pur avendo sfidato Macalli alle scorse elezioni e combattuto in prima persona la sua governance.

E bisogna capire in tutto questo la prossima mossa di Lotito. Né Marcheschi né Gravina sono nomi apprezzati dal presidente di Lazio e Salernitana. Ha provato a ‘normalizzare’ la situazione avanzando il nome di Lello Pagnozzi, ex segretario del Coni e sconfitto da Giovanni Malagò per la successione di Gianni Petrucci. Un nome speso per cercare un accordo orizzontale ma che non ha trovato grande seguito, con lo stesso Pagnozzi che continua a pensare anche alle elezioni per la presidenza della Figc. Lotta a due, quindi. Probabilmente all’ultima preferenza.

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