“Bisogna essere equilibrati e avere buon senso. Certo devi mettere in conto tutti i tipi di intervento, ma la sfida la vinci se riesci a vincere la sfida educativa, non semplicemente con le azioni militari”. A dirlo è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che è tornato a parlare del terrorismo dell’Isis e degli attentati di Parigi durante la presentazione all’Istituto Centrale per la Grafica a Palazzo Poli a Roma del nuovo settimanale de la Stampa, Origami. Il premier sembra dunque lasciare aperta la porta a ogni tipo di azione militare contro lo Stato islamico. Una dichiarazione che arriva 24 ore dopo l’intervista al Messaggero del ministro della Difesa Roberta Pinotti: “Bombardare non è un tabù e non è detto che in futuro non lo riterremo necessario”. Oggi il ministro precisa che esclude “un intervento in Siria”, ma “non escludo il rafforzamento dell’intervento in Iraq, nel senso che lo stiamo rafforzando. Mentre i numeri previsti per la nostra missione dal decreto precedente erano attorno alle 500 persone (istruttori, ndr), il decreto che in questo momento è in discussione al Parlamento ne prevede 750”.

Tornando agli attacchi di Parigi, Renzi commenta: “Questa vicenda ci ha colpito tutti nel senso profondo dell’identità. Non hanno preso una caserma o il Pentagono ma i luoghi della quotidianità. I terroristi quando non riescono a ucciderti provano a farti vivere nel terrore come vogliono loro”. “Una reazione” è necessaria, dice il premier, che aggiunge: “Sono molto prudente sulle parole. Capisco chi utilizza la parola guerra ma io non la uso. E’ evidente che l’attacco di Parigi è strutturalmente un attacco militare. E’ una gigantesca aggressione all’idea stessa della nostra identità”. Ed impossibile per chiunque prevenire attacchi come quelli al Bataclan, allo stadio Saint-Denis o nei locali della capitale francese: “Nessuno può pensare di essere immune dal pericolo terrorismo”. Chi lo fa “vive su Marte”. “Hanno colpito persino in Australia”, ricorda.

“In questi giorni – continua – c’è chi dice ‘dovrebbero tornare tutti a casa loro’, ‘chiudiamo le porte’, ma io credo che chi dice ‘chiudiamo le frontiere’ dovrebbe avere il coraggio di dire che lo fai per tenerli dentro, perché la maggior parte degli assassini sono nati e cresciuti in Europa. Hanno studiato in Europa hanno giocato a calcio con i nostri figli”. Su questo punto polemizza il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che su Facebook scrive: “Leggo che Renzi avrebbe dichiarato: ‘Se chiudi le frontiere gli assassini restano dentro”. Se quella di Renzi è una battuta, decisamente non fa ridere – attacca – Se invece non era una battuta la domanda sorge spontanea: significa per caso che l’intelligence italiana ha contezza del fatto che ci sono più potenziali assassini dentro che fuori dal territorio? Trattandosi di tema molto serio gli chiediamo di chiarire il suo pensiero“.

Durante il suo intervento, il presidente del Consiglio si sofferma anche sui rapporti con la Russia nella lotta contro il terrorismo: “Non deve essere il kingmaker, ma è assolutamente fondamentale che Putin ci sia”. “A noi interessa includere i russi – spiega – chiedere di portarli al tavolo è diverso da appaltare la Siria alla Russia come una politica internazionale da bar sport vorrebbe fare”. E sul ruolo dell’Italia a livello internazionale commenta: “Siamo grati agli Usa per il passato e il presente: se siamo tornati ai tavoli internazionali, che negli ultimi anni sono stati fatti senza l’Italia, è grazie a loro. L’accordo perché a Vienna tornasse l’Italia è stato fatto grazie agli Usa molto più che grazie ai nostri amici europei. La nostra stella polare è il rapporto con gli Usa”.

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