La bocconiana Martina Levato e il broker Alexander Boettcher “non hanno mai esternato pena o dolore” per Pietro Barbini, aggredito con l’acido lo scorso 28 dicembre, e si sono dimostrati “insensibili” e privi di “sentimenti”. Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato la coppia a 14 anni.

Il collegio della nona sezione penale di Milano, presieduto da Anna Introini, “ritiene ampiamente provata – si legge – la responsabilità penale degli imputati” per il reato di lesioni gravissime, “correttamente qualificato dal Pubblico Ministero” Marcello Musso e “sussistenti tutte le aggravanti di cui al capo d’accusa, ad accezione della aggravante della crudeltà”.

Per i giudici Martina e Alexander “non hanno mai esternato pena o dolore per quello che hanno fatto a Pietro – si legge ancora nelle motivazioni da poco depositate – i ‘due amanti’, portando all’attenzione del Tribunale la loro totale assenza di empatia, si sono dimostrati completamente centrati su loro stessi, insensibili e del tutto indifferenti ai sentimenti altrui, chiusi nelle loro logiche personali, incapaci di dimostrare sentimenti ed emozioni sincere”. I due, assieme al presunto complice Andrea Magnani, tra l’altro, sono anche accusati di associazione per delinquere per altre aggressioni in un procedimento ‘parallelo’.

“Io non so se avrò il coraggio ancora (…) il mio desiderio era stare in mezzo alla gente (…) forse è meglio che mi dedichi alla musica, che è la mia passione e faccia colui che mixa al buio”. Barbini dice che il suo desiderio era avere “il contatto con il pubblico” e lavorare “nell’ambito della finanza”. Queste le parole pronunciate dalla vittima – come si legge nelle motivazioni dei giudici che riprendono una memoria depositata dal legale di parte civile, avvocato Paolo Tosoni – “dopo che l’acido muriatico lanciatogli addosso da Martina Levato, nel giro di pochi istanti, ha ‘divorato’ i lineamenti del suo viso, deformandolo per sempre, insieme a tutte le sue aspettative di vita”.

L’attenzione “dell’opinione pubblica”, secondo il Tribunale, “si è concentrata su Martina e Alexander, definiti dai media la ‘coppia diabolica‘, e a suscitare scalpore sono stati anche i particolari intimi della loro relazione; poco, quasi nulla si è parlato della grande sofferenza che ha pervaso l’intero processo, diventandone la vera protagonista; sofferenza della persona offesa, dei due imputati e di tutte le persone che, direttamente o indirettamente, sono state coinvolte nell’agghiacciante aggressione del 28 dicembre in via Carcano”.

 

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