È un legame scomodo, capace di provocare molti grattacapi. Un consigliere comunale del Partito democratico eletto a Moncalieri (Torino) il 31 maggio scorso è parente stretto di un presunto ‘ndranghetista. Non di un affiliato qualsiasi, ma di un personaggio ritenuto un esponente di spicco. Il politico in questione è Mario Nesci, imprenditore nato a Ciminà (Rc) il 9 ottobre 1948, cugino di Nicola Nesci, 60enne finito in carcere il 13 novembre 2012 con l’operazione “Saggezza” della Dda di Reggio Calabria, indagine da cui è emerso il suo ruolo di capo della locale di Ciminà in stretto contatto con politica e massoneria.

Nicola Nesci è “un personaggio che raccoglieva in sé quei tre poteri”, si legge nell’ordinanza dell’operazione “Saggezza”. Oltre al ruolo di “capo di corona” e al legame familiare con la cosca Spagnolo-Varacalli, Nesci è “componente dell’officina massonica con sede a Siderno, facente capo alla più grande loggia massonica denominata Camea” col grado di “maestro segreto del 31° grado”. Inoltre è un politico. Dall’ordinanza emergono molti contatti avvenuti tra lui e il cugino imprenditore a ridosso delle elezioni comunali del 2007 in cui entrambi sono stati eletti per la lista “Uniti per Ciminà”. Mario in seguito è stato anche nominato assessore dal sindaco Domenico Polifroni. In quelle conversazioni parlano di appoggi, candidati e preferenze, ma il gip di Reggio Adriana Trapani notava anche l’interesse nella “collaborazione tra i due uffici tecnici”, quello di Ciminà e quello del paese vicino, Antonimina. Quella collaborazione sarebbe stata utile per realizzare lavori pubblici.

Alle elezioni del 2012 Mario Nesci si candida alla carica di primo cittadino, perde lo scontro diretto con il sindaco uscente Polifroni, ma viene comunque eletto consigliere, carica che ha mantenuto fino al marzo scorso. In vista c’era la candidatura col Pd a Moncalieri, comune in cui la sua società “M.N. Costruzioni” è molto attiva nell’ambito dei restauri delle chiese. Alle porte di Torino gli è andata bene. Il 31 maggio il Pd, guidato dal candidato sindaco Paolo Montagna, ha vinto le elezioni al primo turno e Nesci è riuscito a ottenere 267 preferenze. Era il primo dei non eletti, ma la nomina ad assessore di un consigliere Pd piazzato meglio di lui ha liberato un posto e così Nesci è subentrato immediatamente.

A ridosso di quest’ultima tornata elettorale negli ambienti politici circolavano indiscrezioni sulla parentela “scomoda”, indiscrezioni confermate solo oggi anche dallo stesso Nesci che ribadisce però di essere estraneo agli affari illeciti di Nicola, uno dei suoi tantissimi cugini. Tuttavia la questione non è andata giù ai politici, in primis ad alcuni parlamentari del Pd torinese come il senatore Stefano Esposito e il deputato Davide Mattiello (proveniente dal mondo di “Libera”): “L’attenzione deve essere massima e non può basarsi esclusivamente sulle evidenze giudiziarie, deve comprendere quella valutazione sull’opportunità politica – hanno dichiarato -. Mario Nesci spieghi pubblicamente la sua posizione, ma sarà nostra cura, per il ruolo che ricopriamo in quanto membri della Commissione parlamentare antimafia, raccogliere elementi utili alla formazione di una valutazione oggettiva e seria da parte del Pd”.

Si unisce all’appello il consigliere regionale Pd Domenico Rossi, ex referente novarese di Libera: “È ormai nota la presenza della ’ndrangheta in Piemonte. La politica deve compiere il massimo sforzo per impedire ogni tentativo di avvicinamento”.

Per il capogruppo M5S al Consiglio regionale del Piemonte Giorgio Bertola la notizia arriva tardi: “Anche in questo caso lo si fa dopo le elezioni, nonostante fosse tutto noto anche prima, bastava cercare in rete – scrive su Facebook -. Da moncalierese sono molto dispiaciuto di sentir nuovamente parlare della mia città in relazione a presunte spiacevoli connessioni”.

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