Il sospetto aleggiava già da giugno, quando a raccontarlo erano stati i giornali. Ora lo certifica l’Antitrust e indaga la Guardia di Finanza. La spartizione dei diritti tv per la trasmissione della Serie A nel triennio 2015/18 potrebbe essere stato frutto di un accordo che è improprio definire segreto. Perché dei rapporti febbrili in quelle ore di fine giugno si era ampiamente scritto senza che nessuno smentisse. E perché l’ultimo velo sarebbe caduto per bocca di Claudio Lotito durante l’ormai famosa telefonata con il dg dell’Ischia Pino Iodice. In quel colloquio reso pubblico per ragioni riguardanti la guerra della Lega Pro, il presidente della Lazio disse: “Io, di bilanci, me ne intendo, sono quello che ha fatto prendere 1,2 miliardi alla Lega di A, ho fatto parlare Murdoch e Berlusconi”. Da quella frase – secondo quanto riporta repubblica.it – avrebbe preso piede l’indagine dell’authority che ha portato alle ispezioni delle Fiamme Gialle nelle sedi di Sky, Mediaset e Lega Calcio.

L’ipotesi investigativa è che l’esito sia stato alterato da un accordo restrittivo della concorrenza. Sky e Mediaset avrebbero trovato un’intesa, quindi, per spartirsi il mercato. E la Confindustria del calcio avallò la scelta rinunciando a circa 150 milioni in meno di quanto avrebbe incassato se i diritti fossero stati assegnati seguendo la logica della massima offerta. Il tutto su suggerimento del advisor Infront, tra diffide e contro-diffide e dando in corsa una nuova interpretazione alle norme del bando sfruttando alcuni cavilli. Dopo quei giorni di fuoco l’emittente americana Eurosport minacciò azioni legali e parlò apertamente di “violazione delle regole”. Più di un sospetto per l’Antitrust, come riemerge anche scorrendo la cronaca di quei giorni che si chiusero con le parole del presidente Maurizio Beretta: “Questa soluzione tiene conto di una valorizzazione dei ricavi e dell’interesse degli utenti e dei consumatori ed è frutto di un lavoro di approfondimento anche legale”.

Il bando e l’apertura delle buste
Quando in via Rosellini visionano le offerte il quadro è questo: le migliori offerte per i pacchetti A e B, che comprendono le partite delle otto migliori squadre tranne la Roma, sia sul digitale che sul satellite, sono di Sky. La tv di Rupert Murdoch entra nel campo del nemico-amico dopo aver perso i diritti della Champions League, passati al Biscione per 700 milioni di euro. A Mediaset rimarrebbe l’esclusiva delle 12 squadre minori (pacchetto D) per 306 milioni di euro. Troppo poco per vendere l’accoppiata Europa più Serie A agli abbonati. Sky sente odore di colpo di coda – perché da Cologno hanno vincolato la validità dell’offerta per il pacchetto D all’assegnazione della parte pregiata del digitale – e agita le acque.

Diffide, contro-diffide e pareri legali
Alla vigilia dell’assemblea di Lega che deve assegnare i diritti tv la battaglia si sposta direttamente sugli schermi delle due tv. E quando il 23 giugno i presidenti si ritrovano attorno a un tavolo c’è un convitato di pietra: Sky ha diffidato il presidente Beretta, ribadendo la liceità dell’assegnazione dei pacchetti relativi a satellitare e digitale a un solo soggetto e l’impossibilità di presentare un’offerta condizionata a un’altra come ha fatto Mediaset. Che nel frattempo contro-diffida Sky per turbativa d’asta e sventola “l’impossibilità di avere il monopolio su entrambe le piattaforme”. L’assemblea decide di non decidere e nel frattempo si affida a Infront e alla relazione del luminare Giorgio De Nova, già legale di Fininvest durante il Lodo Mondadori, per dirimere la questione. Sono ore caldissime, quelle in cui secondo l’Antitrust si sarebbe siglato il patto tra Sky e Mediaset. I presidenti non vogliono arrivare in tribunale. Due giorni dopo, quando mancano ormai poche alla scadenza delle offerte, viene trovato l’accordo. La Lega incassa 945 milioni invece di 1,1 miliardi che avrebbe potuto prendere se tutto fosse stato assegnato a Sky. I due network, dopo l’ok dell’Agcom, si scambiano i pacchetti (per massimizzare gli introiti senza scontentare nessuno, Murdoch aveva vinto quello per il digitale e Mediaset quello per il satellitare) ed Eurosport minaccia. L’ipotesi dell’Antitrust è che le cose sarebbero dovute andare diversamente.

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