Fine delle lezioni. E poi al via due giorni consecutivi di blocco degli scrutini e di ogni attività per tutto il personale scolastico. A proporlo sono i Cobas che, auspicando l’adesione degli altri sindacati, precisano che gli scioperi sono articolati sul territorio e le date sono differenziate a seconda delle Regioni. E dopo l’incontro a Palazzo Chigi in cui le organizzazioni sindacali hanno giudicato insufficienti le modifiche proposte dal governo al ddl sulla scuola, i Cobas hanno anche programmato per il 7 giugno una manifestazione nazionale contro la riforma Giannini-Renzi.

Il segretario generale della Cisl, Francesco Scrima, però, al momento congela l’ipotesi di aderire. “Abbiamo un confronto in corso e un appuntamento (forse la prossima settimana) con il ministro Giannini. Ci aspettiamo – ha dichiarato il sindacalista – un atto di responsabilità da parte del governo rispetto alle rivendicazioni del mondo della scuola. Dopo questo confronto unitariamente, con gli altri sindacati, decideremo cosa fare, se e come proseguire la mobilitazione. Tutto dipende – ha concluso Scrima – dalle risposte che arriveranno dall’esecutivo”.

Ma a giudicare “illegittimo e dannoso” il blocco degli scrutini è stato il presidente dell’Autorità Roberto Alesse, che nei giorni scorsi ha spiegato: “Spero davvero che il ricorso allo strumento della precettazione resti solo un’opzione teorica, perché, in caso di blocco degli scrutini, sarebbe la via obbligata e doverosa per evitare la paralisi dei cicli conclusivi dei percorsi scolastici (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali)”.

Il blocco regione per regione – I Cobas, intanto, hanno già stilato il ‘calendario’ del blocco degli scrutini, fissato l’8 e il 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige.  Cobas inoltre ricordano che non è possibile procedere ad alcuno scrutinio finale prima che siano terminate le lezioni (comma 7, art.192 del DLgs 297/1994) e che non si possono spostare d’ufficio scrutini già convocati nei giorni di sciopero (attività antisindacale).

“Avremmo preferito una convocazione unitaria – precisa il portavoce Piero Bernocchi – ma riteniamo che vadano rotti gli indugi per dare con urgenza un forte segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta proposta”. “Restiamo in attesa di una nuova convocazione da parte del cattivo maestro Renzi – prosegue Bernocchi – affinché spieghi, fra l’altro: come potrebbe un preside con centinaia di docenti nei vari plessi – che vede, al più, due o tre volte l’anno in collegio docenti – giudicarne le capacità didattiche; come lo potrebbero fare addirittura i genitori e gli studenti, assegnando aumenti salariali ad un 10% di migliori docenti; con quali doti medianiche un preside ‘ingaggerà’ dagli Albi territoriali docenti mai visti e conosciuti; perché dovrebbero essere i cittadini, e non lo Stato, a finanziare le scuole con il 5 per mille“.

I Cobas, sulla base delle risposte che arriveranno, valuteranno “come proseguire la lotta, anche oltre i due giorni di blocco già indetti. Di questo discuteremo con i lavoratori nelle giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20, in occasione del voto sul Ddl alla Camera“. Infine, è in programma una manifestazione nazionale domenica 7 giugno o in alternativa decine di manifestazioni cittadine nella stessa giornata.

 

Articolo Precedente

Scuola, non ha l’insegnante di sostegno: bimbo di otto anni sospeso dalle lezioni

next
Articolo Successivo

La Buona scuola e il vero significato delle parole

next