Sarà di 471,9 milioni di euro il contributo per le scuole paritarie per il 2015. Il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini ha firmato stamattina il decreto che definisce i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti per quest’anno. Troppi soldi secondo le organizzazioni sindacali. Troppo pochi secondo i rappresentanti delle scuole paritarie. Di fatto si tratta di 22 milioni in meno rispetto ai 493.898.626 milioni stanziati nel 2014 e di 27 milioni in meno in confronto ai 498.928.558 messi a disposizione nel 2013.

Cifre che fanno comunque arrabbiare il mondo del sindacato che si appella alla Carta Costituzionale: “Basterebbe ricordare – spiega Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda scuola – l’articolo 33 dov’è previsto che enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza onori per lo Stato. Il calo del finanziamento alle paritarie è nulla rispetto ai tagli che ha subito e continua a subire la scuola pubblica. A questo contributo tra l’altro va ricordato che si aggiungono altri soldi che arrivano direttamente dalle Regioni. Il 5 maggio saremo in piazza anche per alzare la voce anche contro questo decreto; a noi potrebbe unirsi anche il settore dell’Università che in queste ore sta prendendo una decisione in merito”. Indignato anche Piero Bernocchi dei Cobas Scuola: “Questi 471 milioni sono tanti. Giova sottolineare tra l’altro che nel Ddl in discussione sono previste altre detrazioni a favore delle famiglie che hanno figli nelle scuole paritarie. L’inversione di tendenza è iniziata nei primi anni Novanta: da allora abbiamo assistito ad un taglio del 30% di spesa per la scuola pubblica e nello stesso tempo ad una diminuzione degli stipendi dei docenti del 25%”.

Più cauto Marcello Pacifico dell’Anief che riconosce un valore alle paritarie: “In questo momento la scuola pubblica ha avuto tagli di oltre 700 milioni in quattro anni. Il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof) in questo lasso di tempo anni è stato ridotto della metà. Bisogna tornare da una parte ad incrementarlo e poi eventualmente pensare a finanziare il settore privato ma ad una condizione: abolire i diplomifici, valutare la qualità delle paritarie e controllare i risultati”.

A preoccuparsi della diminuzione dei fondi alle paritarie è invece suor Anna Monia Alfieri, presidente della Fidae Lombardia, la federazione che raggruppa le scuole cattoliche: “Mi domando come in Italia si possa ancora oggi non capire che quei 471 milioni di euro si traducono in una media di 400 euro all’anno per ragazzo. Se il milione di studenti delle paritarie dovessero migrare nelle statali, ogni allievo costerebbe ottomila euro. Siamo l’unico Paese che non garantisce la libertà di scelta della famiglia. Non voglio pensare solo agli istituti cattolici ma desidero che ogni famiglia possa scegliere di mandare il figlio ad istruirsi in una scuola musulmana, ebrea, cattolica o altro ancora senza discriminazione. Il calo del contributo in questi anni ha portato alla chiusura di molte scuole paritarie e ha costretto altre ad aumentare le rette”. Una diminuzione pur sempre limitata: nel 2004 il Governo stanziava 527.474.475 milioni di euro, cifra che è diminuita solo nel 2007 con Romano Prodi premier, per poi tornare oltre i 500 milioni con Maria Stella Gelmini al ministero di viale Trastevere.

Articolo Precedente

Riforma dell’Università, una storia triste in due quadri (per ora)

next
Articolo Successivo

Scuola, il PD lancia il “prof apprendista” Ecco come si diventerà insegnanti

next