“Una piattaforma indipendente di denuncia cittadina e trasparenza, al servizio della società messicana per rivelare informazioni di interesse pubblico”. Si presenta così Mexicoleaks, il nuovo sito per whistleblowers lanciato in Messico. Un’iniziativa avviata dall’organizzazione Free Press Unlimited,  finanziata dal governo olandese e dall’Unione europea, con la collaborazione di otto agenzie di stampa messicane di nicchia e organizzazioni della società civile. I media giganti del Messico non sono invece stati invitati a partecipare. L’intento è quello di incoraggiare i messicani ad aiutare i giornalisti a scoprire i casi di corruzione e abuso di potere in Messico.

In un tweet legato al profilo di @Mexleaks viene scritto che “per costruire un Messico più trasparente, democratico e giusto, c’è bisogno di cittadini vigilanti che agiscano contro la corruzione”. Questo dunque l’obiettivo del progetto. Gli utenti potranno inviare in una casella di posta le informazioni in loro possesso attraverso il browser Tor, sicuri che verrà garantito loro l’anonimato. I documenti che verranno inviati avranno una ricevuta elettronica con un numero che possa consentire agli informatori di stabilire una comunicazione scritta con i giornalisti destinatari.

Ma nonostante Mexicoleaks sia stato appena lanciato e non siano stati ancora pubblicati dispacci diplomatici o rapporti top secret dell’intelligence, il sito ha già creato una tempesta mediatica. Un caos iniziato quando la giornalista radiofonica Carmen Aristegui, uno dei fondatori del sito, ha utilizzato il nome del suo network radiofonico, Noticias Mvs, per annunciare il lancio di Mexicoleaks. Poi c’è stata una marcia indietro da parte di Mvs che ha fatto sapere di non c’entrare nulla con il nuovo sito. Poco dopo però è arrivato il licenziamento di Daniel Lizarraga e Irving Huerta, due giornalisti del Mvs che lavoravano al progetto di Mexicoleaks, con la motivazione di aver “impegnato il marchio della società Noticias Mvs senza autorizzazione da parte dell’amministrazione”.

Aristegui-messico

Come riporta il Los Angeles Times, la Aristegui, venerdì durante la sua trasmissione del mattino, ha affermato che una piattaforma indipendente come Mexicoleaks fornisce ai giornalisti uno strumento essenziale per combattere la corruzione”. “Invece di licenziare i giornalisti, bisognerebbe dar loro dei premi, questo danneggia il nostro lavoro giornalistico seriamente. È una battaglia per il nostro diritto di esprimerci. Per il nostro diritto di informare”. La giornalista ha anche lanciato un ultimatum: o i due giornalisti vengono reintegrati oppure lei se ne va.

Molti hanno inevitabilmente interpretato questi licenziamenti da parte della stazione radio come un tentativo di intimidire e punire i giornalisti. E da Twitter è decollata subito la protesta con l’hashtag #EndefensadeAristegui (in difesa di Aristegui), con la gente che chiede i legami tra i media messicani e il governo. Sono partite anche petizioni online su Change.org per mantenere Aristegui in onda.

Chissà se al di là della bufera mediatica questa nuova piattaforma digitale sarà in grado di promuovere un nuovo tipo di citizen journalism e una cultura di denuncia in un Paese come il Messico che ne avrebbe molta necessità.

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