“E’ un pessimo segnale, la politica approva una legge contro i magistrati“. L’Associazione nazionale magistrati protesta contro l’approvazione alla Camera del ddl sulla riforma sulla responsabilità civile dei giudici, che prevede ampliamento delle possibilità di ricorso da parte del cittadino, innalzamento della soglia economica di rivalsa fino a metà stipendio, superamento del filtro di ammissibilità sui ricorsi, obbligo di azione in caso di negligenza grave e travisamento del fatto e delle prove.

L’unico a votare contro è stato il Movimento 5 Stelle che per voce del deputato Alfonso Bonafede ha definito la riforma “una intimidazione ai magistrati”. Accuse respinte in Aula dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ma anche l’Anm attacca la legge e sottolinea come la sua approvazione avvenga mentre c’è una “corruzione dilagante”. E, dunque, in un momento “in cui si avverte il bisogno di un forte controllo di legalità”. Critico anche l’ex presidente della Camera Luciano Violante: manca una norma equilibratrice, spiega al Corriere della Sera, ‘”che punisca l’azione temeraria” di chi ricorre a un magistrato per intimidirlo; e non si prevede una corte unica per la responsabilità disciplinare di tutte le magistrature’.

“Il ministro Orlando parla di un giorno storico per la giustizia, ma lo è in termini di negatività“, afferma il presidente dell’associazione Rodolfo Sabelli, facendo notare che quella della responsabilità civile “è una delle prime riforme” che viene varata a fronte delle tante e di cui ci sarebbe invece bisogno. Per Sabelli, a fronte di “una corruzione dilagante, la politica che non riesce a varare una riforma dei reati di corruzione e della prescrizione, approva invece una legge contro i magistrati“.

Per questo il leader dell’Anm sostiene che “il significato delle legge è persino peggiore degli effetti che essa avrà”. Effetti che saranno negativi per i cittadini, perché chi farà “causa a una multinazionale si troverà solo contro una parte molto più forte, a cui viene regalato uno strumento per alterare le regole del giudizio“. Il nodo è la cancellazione del filtro di ammissibilità sui ricorsi, che sinora ha consentito di “evitare azioni infondate e strumentali“.

E “il pericolo è l’inversione di ruolo: chi è chiamato a giudicare diventerà il soggetto sottoposto a giudizio da parte di chi dovrebbe essere giudicato”.  Critiche anche da Magistratura Democratica secondo la quale con la riforma si torna ad una “giustizia di classe. Timorosa di chi è più forte, meno attenta ai diritti dei deboli”.

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