Quattro e mezza di domenica 28. Le fiamme si sviluppano nel garage del traghetto Norman Atlantic fino ad avvolgerlo e deformarlo. Le lingue di fuoco che salgono, l’odore acre del fumo che entra nei polmoni dei passeggeri mentre la nave naviga tra Corfù e l’Albania. E l’allarme che tarda, secondo alcuni dei superstiti. È una catena di voci e ricostruzioni che si affastellano man mano che i naufraghi sbarcano e decidono di raccontare. Anche momenti di panico, dove l’istinto di sopravvivenza vince su tutto. Con una traccia che corre di bocca in bocca, già quando – lunedì 29 – i primi 49 passeggeri toccano terra nel porto di Bari. C’è un tedesco raccolto in una coperta, il viso segnato dalle ore di angoscia che parla apertamente di disorganizzazione. Ed è forte anche il j’accuse di un cittadino turco che all’uscita del terminal del capoluogo pugliese, tirato il fiato per il pericolo scampato, riavvolge il nastro. E oltre a parlare per la prima volta di più morti, punta il dito su una “nave sovraffollata” con “gente in piedi”. Un’affermazione che alla luce della possibilità, secondo la stampa greca, che ci siano 38 dispersi, assume un valore importante rispetto alle cifre ufficiali. “Il personale non era capace di coordinare l’abbandono della nave”, rincara. E poi il buio, il fumo e “molti che svenivano”. “Ci dicevano solo ‘fire, fire, fire’. In cinque minuti la nave era già avvolta dal fuoco. E molti sono caduti in mare“.

Saadet, turco: “I passeggeri si sono svegliati tra loro. All’inizio non ci sono stati allarmi anti-incendio”

Un racconto simile a quello di un camionista greco, Christos Perlis: “I nostri piedi bruciavano e dai piedi in su eravamo bagnati”, ha detto all’Associated Press prima di rimarcare il ritardo dell’allarme anti-incendio, arrivato dopo che la maggior parte dei passeggeri, allertati dal fumo che stava invadendo le loro cabine, erano usciti e che non ha visto membri dell’equipaggio dare istruzioni. Le stesse scene passate davanti agli occhi di Saadet Bayhan che ha confermato a una televisione turca che i passeggeri si sono svegliati gli uni gli altri visto che, almeno in un primo momento, non ci sarebbero stati allarmi anti-incendio. “Abbiamo fatto esperienza del Titanic. L’unica cosa che mancava è che non siamo affondati”. [brightcove]2274739660001[/brightcove]

Una ricostruzione confermata anche a ilfattoquotidiano.it da Kristine Kilger Ute, cittadina tedesca sopravvissuta al naufragio che afferma d’essersi svegliata a causa di due esplosioni: “Ho sentito puzza di fumo. L’allarme anti-incendio è suonato dopo, penso un quarto d’ora dopo. Ho avuto la sensazione che fosse la gente a comunicare che qualcosa stava andando storto. Pensavo ci fosse qualcuno della crew a dirci cosa dovevamo fare, invece c’era solo gente impazzita dal terrore. Sono scoppiate anche delle risse”.

Kristine, tedesca: “Pensavo ci fosse qualcuno della crew a dirci cosa dovevamo fare, invece c’era solo gente impazzita dal terrore. Sono scoppiate anche delle risse”

Presunti ritardi e disorganizzazione avrebbero quindi generato il panico davanti al quale i si sono ritrovati gli aerosoccorritori dell’Aeronautica militare. Parlando con l’Ansa, Fernando Rollo, tra i primi a mettere piede sul Norman Atlantic, ha delineato una situazione “apparsa subito grave” e peggiorata con il passare delle ore. “I passeggeri sono stati presi dal panico, a quel punto è diventato difficile regolare la salita verso l’elicottero. Appena la cesta o il verricello calavano sul ponte il desiderio di scappare da quella trappola diventata più forte di tutto e mille mani assalivano l’imbracatura – racconta – Si scavalcano tra di loro, urlavano e si strappano di mano la fune. Ho dovuto minacciare più volte di lasciarli tutti lì”. E secondo il comandante dell’elicottero del 15esimo stormo dell’Aeronautica, Antonio Laneve, la situazione è definitivamente precipitata quando la nave si è inclinata perché “hanno pensato di finire in mare e con quelle onde e il freddo non si sarebbe salvato nessuno”. Il caos alle porte, evitato dalla preparazione dell’Aeronautica, alla quale da parte di molti passeggeri sono arrivati i complimenti per la tenacia e il coraggio dimostrati nel corso delle lunghe ore di lento e difficile trasbordo.

Dimitra, il soprano greco: “Gli uomini picchiavano le donne pur di trarsi in salvo”

“Tutti si pestavano l’un l’altro per salire sull’elicottero. Sono intervenuto con un altro uomo cercando d’imporre un po’ d’ordine, dando la precedenza a bambini e donne. Ma gli uomini ci colpivano per entrare”, spiega Perlis e conferma il soprano Dimitra Theodossiou (che era attesa in Italia per un Nabucco a Rimini) che aggiunge d’aver visto “uomini che picchiavano donne pur di trarsi in salvo”. E con il passare delle ore la situazione è divenuta delicata. Alcuni passeggeri trasportati sul mercantile Spirit of Piraeus, altri su altre imbarcazioni di trasporto merci. Fino a toccare terra anche oltre 40 ore dallo scoppio dell’incendio. Un lasso di tempo che ha allarmato parenti e conoscenti dei naufraghi. Fuori dalla Capitaneria di porto di Bari un signore sulla cinquantina ha sbottato: “Dopo così tanto tempo sarà pur mio diritto sapere dove sono i conoscenti che avevo a bordo.  È un mio diritto, invece niente. Silenzio”.

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