Si continua a trattare alla ricerca di una luce in fondo al tunnel della crisi ucraina. Riuniti a Newport, in Galles, per la due giorni del vertice Nato, i grande della terra sono chiamati a trovare una soluzione al conflitto che da mesi contrappone Kiev e Mosca, ma anche a formulare una risposta rapida ed efficace alla minaccia costituita in Medio Oriente dallo Stato Islamico. Il leader ucraino, Petro Poroshenko, ha ventilato la possibilità della firma di un cessate il fuoco con il Cremlino nel vertice di Minsk in programma per domani. A raffreddare le speranze è stato Anders Fogh Rasmussen: “Mentre parla di pace, la Russia non ha fatto neppure un passo” per la de-escalation, ha detto il segretario della Nato aggiungendo che “ora la Russia combatte contro l’Ucraina” e che l’Alleanza è “unita” ed è “al fianco dell’Ucraina”. Sull’invio delle armi agli ucraini, però, “decideranno i singoli Stati“. Nel corso della giornata i leader hanno discusso dei vari aspetti in gioco nella crisi, in primo luogo quello delle sanzioni. Gli Stati Uniti si sono detti favorevoli a nuove misure restrittive ai danni di Mosca: “Stiamo lavorando da diverso tempo su un pacchetto di nuove sanzioni contro la Russia e si stanno consultando con l’Europa a riguardo”, ha fatto sapere il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Ben Rhodes.

I leader europei, però, al momento prendono tempo, anche se il premier italiano, Matteo Renzi, in giornata si è detto favorevole ad “aumentare la pressione attraverso nuove sanzioni“. L’altro tema sul tavolo è quello dell’incendio appiccato in Medio Oriente dai jihadisti dell’Isis. Quello di oggi, è “un vertice cruciale in un momento cruciale“, ha detto in mattinata Rasmussen, secondo cui “le condizioni della sicurezza sono cambiate drammaticamente”. Per ora la Nato “non ha ricevuto alcuna richiesta di impegno” in Iraq, ha detto ancora Rasmussen, ma “sono sicuro che se il governo iracheno presentasse una richiesta di assistenza della Nato, gli alleati la valuterebbero seriamente”.

Inizia meeting sull’Ucraina, Obama non c’è
Piccolo giallo durante l’incontro sull’Ucraina. L’incontro sull’Ucraina è già iniziato da tempo col segretario dell’Alleanza, Rasmussen, che rivolto ai leader ha fatto il punto della situazione. Ma al tavolo è assente il presidente americano, Barack Obama. Dopo poco il pool di giornalisti che segue Barack Obama al vertice della Nato ha fatto sapere che l’assenza del presidente americano dal meeting sull’Ucraina sarebbe dovuta al prolungarsi di alcuni incontri bilaterali avuti a margine del summit, tra cui quelli coi vertici dell’Isaf e col re di Giordania, Abdullah.

Poroshenko: “Domani a Minsk firma del cessate il fuoco”
Un primo spiraglio arriva dal presidente ucraino, Petro Poroshenko, che ha indicato per domani la possibile firma a Minsk (in occasione dell’incontro del gruppo di contatto con Osce, Russia e ribelli separatisti) del piano – concordato ieri con Vladimir Putin – per far cessare il fuoco. “Domani, a Minsk, dovrà essere firmato un documento che prevede le tappe per l’attuazione di un piano di pace per l’Ucraina. Il punto chiave del piano é un cessate il fuoco”, ha detto Poroshenko ai giornalisti a margine della riunione Nato di Newport, a cui è invitato come ospite. A Minsk, domani, è in programma un incontro fra rappresentanti di Kiev, di Mosca, dell’Osce, oltre che dei ribelli dell’Ucraina orientale. Negli stessi minuti in cui veniva diramata la dichiarazione, notizie preoccupanti arrivavano dall’est Ucraina: testimoni hanno riferito di aver sentito numerose esplosioni vicino al porto strategico ucraino di Mariupol.

Rasmussen: “Da Putin solo parole”
“Mentre parla di pace, la Russia non ha fatto neppure un passo” per la de-escalation, ha detto il segretario della Nato Rasmussen, aggiungendo che “ora la Russia combatte contro l’Ucraina” e che l’Alleanza è “unita” ed è “al fianco dell’Ucraina”. Per questo “abbiamo predisposto un pacchetto di misure perchè l’Ucraina possa provvedere meglio alla propria sicurezza. Gli alleati hanno stabilito di stanziare 15 milioni di euro attraverso la Nato”, ha detto ancora Rasmussen. Mentre la Nato stima che il numero delle truppe russe in Ucraina sia tra i mille ed i duemila uomini, una forza molto più grande è ammassata al confine tra Russia e Ucraina. Lo ha affermato il portavoce del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti Steven Warren, precisando che “continuiamo a dire che il personale russo oltre il confine è di oltre 10 mila uomini”.

Filorussi nell’est: “Pronti a ordinare cessate il fuoco”
I ribelli filorussi dell’est dell’Ucraina sono pronti a ordinare un cessate il fuoco in caso si arrivi ad un accordo di pace domani a Minsk. Lo rendono noto gli stessi ribelli sul loro sito web. I capi delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk “sono pronti a ordinare un cessate il fuoco domani alle 15 (le 14 in Italia, ndr) se i rappresentanti dell’Ucraina dovesse siglare un accordo politico” alla riunione del “gruppo di contatto” (Kiev-Mosca e Osce e ribelli) che si terrà nella capitale bielorussa. 

Renzi a Putin: “Servono fatti, non parole”
Nel primo pomeriggio si è tenuto un prevertice del summit: a confrontarsi il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il premier italiano Matteo Renzi, il premier britannico David Cameron, il presidente francese François Hollande, la cancelliera Angela Merkel. “Dobbiamo essere uniti nella condanna del comportamento della Russia e sono inaccettabili le violazioni del diritto internazionale”, ha detto il presidente del Consiglio italiano, aggiungendo che la Nato deve “aiutare una soluzione politica”. Tuttavia “la nostra reazione all’escalation militare della Russia deve essere ferma e rapida. Noi dobbiamo aumentare la pressione attraverso nuove sanzioni. Siamo pronti ad allargare il campo di misure restrittive nella finanza, nella difesa, tecnologie sensibili e beni ‘dual use'”. “Spero che un effettivo e durevole cessate il fuoco possa realizzarsi presto sulla base dei colloqui del presidente Poroshenko con il presidente Putin. Putin, dal canto suo, deve portare fatti e non parole”, ha detto ancora Renzi.

Hollande: “Con la tregua daremo la Mistral a Mosca”
Le condizioni poste dalla Francia per consegnare alla Russia la nave da guerra Mistral pronta nei cantieri di Saint-Nazare è che in Ucraina ci siano “un cessate il fuoco e una soluzione politica”. Lo ha fatto sapere da Newport  il presidente Francois Hollande, citato dai media francesi. Ieri Parigi aveva detto no ala consegna della nave perché non c’erano “le condizioni”. La Russia aveva risposto ricordando le penali che la mancata consegna comporterebbe, con un costo che una fonte diplomatica francese citata dalla BBC ha stimato pari almeno al miliardo di euro (fonti russe citate dal quotidiano Kommersant parlano invece di tre miliardi).  

Obama e Cameron: “Presenza permanente Nato nell’est Europa”
Sul fronte strategico il presidente Usa Barack Obama e il primo ministro inglese David Cameron sposano la linea dura contro Mosca e assumono una posizione comune di sostegno all’Ucraina. In un intervento congiunto pubblicato sul quotidiano inglese The Times scrivono: 
“La Russia ha violato le regole con la sua annessione illegale e autoproclamata della Crimea e con l’invio di truppe sul suolo ucraino minacciando e minando le fondamenta di uno Stato sovrano”. “Con la Russia che tenta di forzare uno Stato sovrano ad abbandonare il suo diritto alla democrazia e che decide il suo avvenire con le armi, dovremo sostenere il diritto dell’Ucraina a decidere del suo proprio avvenire democratico e proseguire nei nostri sforzi per rafforzare i mezzi dell’Ucraina”, aggiungono. Nell’intervento si afferma che l’Alleanza dovrebbe mettere in piedi una presenza “permanente” nell’Europa dell’est sostenuta da una forza di reazione rapida composta da forze speciali terrestri, aeree e marittime che potrebbero “essere dispiegati ovunque nel mondo in tempi molto rapidi”. Tra l’altro, nell’intervento si afferma che Washington e Londra “non cederanno mai nella loro determinazione ad affrontare” gli estremisti dello Stato islamico attivi in Iraq e Siria che hanno ucciso due ostaggi americani e minacciato di uccidere un cittadino britannico. “Se i terroristi pensano che noi cederemo di fronte alle loro minacce, non possono sbagliarsi di più. Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non si lasceranno intimidire da barbari assassini”, concludono.

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