Il ritorno tra i banchi di scuola è alle porte ma c’è chi, come gli asili nido, ha già dato il via al nuovo anno scolastico, non senza polemiche. E’ il caso di Roma, dove un improvviso aumento delle tariffe mensili dal 7 al 15,5% ha creato non pochi malumori tra i genitori. L’assessore alla Scuola, Alessandra Cattoi, assicura che i fondi verranno reinvestiti per la manutenzione delle strutture e la creazione di nuovi posti, ma i genitori criticano modi e tempi della decisione.

I genitori: “Ci hanno messo con le spalle al muro” – La notizia dell’aumento delle rate in rapporto all’Isee è stata pubblicata il 29 agosto e fa riferimento alla delibera n.45 del 24 luglio 2014: “L’Assemblea Capitolina ha approvato la rimodulazione delle tariffe all’utenza per l’accesso ai servizi nido e trasporto scolastico, con decorrenza dal prossimo mese di settembre”, si legge sul sito del Comune. E allora perché i genitori sono venuti a saperlo con quasi un mese di ritardo? “L’annuncio sul sito del Comune di Roma è arrivato tre giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico”, racconta Micaela, madre di tre figli, a ilfattoquotidiano.it, “per questo noi genitori ci siamo trovati con le spalle al muro, anche perché ormai abbiamo già accettato il posto”. Come precisa Micaela, che insieme ad altri genitori ha creato un gruppo su Facebook per far sentire la propria voce, “sono madre di tre figli e per questo motivo, fino al luglio scorso, ero esente dal pagamento della retta”, racconta. Ma con la delibera le cose sono cambiate; le nuove agevolazioni, infatti, prevedono soltanto uno sconto del 30% sulla tariffa totale per chi ha due o più figli: “La cosa è piuttosto eclatante”, continua Micaela, “perché da 0 euro ora ci troviamo a pagare ogni mese più di 200 euro”. L’esenzione, invece, è prevista per le famiglie con un Isee inferiore ai 10.000 euro: “Se in una famiglia lavorano entrambi i genitori questa soglia viene superata quasi sempre, ma non per questo possiamo considerarci famiglie agiate”, aggiunge, “ancora una volta vengono colpite le donne lavoratrici, che a fine mese cominciano a chiedersi: ‘Mi conviene davvero andare a lavorare?’”. Ma i genitori contestano anche un altro aspetto della decisione: “Nel bando per le iscrizioni c’era scritto che il Comune si riservava la possibilità di variare leggermente le tariffe, ma entro i termini di accettazione del posto stesso, che sono scaduti il 30 giugno 2014”, sottolinea Micaela. La delibera sugli aumenti è invece arrivata quasi un mese dopo: “Ora da settembre sarò costretta a pagare anch’io se non voglio perdere il posto. Non credo che con i nostri soldi il Comune risolva i suoi problemi, per loro sono poca cosa, per una famiglia con tre figli no”, conclude.

L’assessore alla Scuola: “I fondi verranno reinvestiti nella scuola dell’infanzia” – A ilfattoquotidiano.it, Alessandra Cattoi, assessore di Roma a Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità spiega: “Noi consideriamo come termine di accettazione del posto il momento in cui il bambino inizia effettivamente a frequentare l’asilo nido, perché prima le famiglie possono decidere di rinunciare per qualunque motivo”, spiega. La decisione di eliminare l’esenzione per il terzo figlio in caso di Isee superiore ai 10.000 era invece stata presa in precedenza ed è stata poi assorbita dalla delibera del 24 luglio: “Non c’è nessuna logica perché una famiglia con un reddito di un certo tipo debba essere automaticamente esente dalla retta del nido”, sottolinea l’assessore, “Questa misura va a incidere sui redditi medio-alti, così come l’aumento delle tariffe mensili, perché sui redditi molto bassi l’incremento è di 2-3 euro al mese”. E i fondi a cosa saranno destinati? “Il maggiore introito verrà reinvestito nei servizi educativi e scolastici, come accade già”, sottolinea la Cattoi, “laddove c’è bisogno di incrementare i posti o di fare lavori di manutenzione, noi cerchiamo di intervenire”. Poi conclude: “L’idea è quella di adeguare le tariffe alla media nazionale, ma i costi a Roma restano comunque tra i più bassi d’Italia”.

Firenze la più cara, a Milano esenzione per Isee inferiore ai 6.500 euro – Nonostante l’incremento delle tariffe, infatti, la capitale resta una delle grandi città in cui la rata mensile per gli asili nido pesa di meno sulle tasche dei genitori. Almeno nel caso di Isee superiore ai 6.500. Per chi dichiara meno di questa cifra, infatti, il Comune di Milano prevede l’esenzione dal pagamento, mentre la rata degli asili a Firenze si attesta a 63 euro e a Napoli a 55. A Roma, invece, prima dell’aumento i genitori dovevano corrispondere 34,60 euro al mese, a fronte degli attuali 36,91. Le cose non variano di molto quando l’Isee si aggira intorno ai 10.000 euro; il Comune di Firenze, infatti, è ancora in testa con una rata mensile da 168 euro; Milano si ferma a 103 euro, Napoli a 95. Roma, invece, dai 73,03 euro dell’anno scolastico 2013/2014 è salita ai 77,95 euro del 2014/2015.

Ma a Roma le rate aumenteranno ancora nei prossimi due anni – Le nuove quote contributive disposte dal Comune di Roma prevedono un aumento graduale delle tariffe fino all’anno scolastico 2016/2017, in merito all’approvazione del bilancio di previsione 2014 e del triennale 2014/2016. I genitori con ISEE inferiore ai 5.000 euro, che nel 2013/2014 pagavano 311 euro per 9 mesi di scuola, nel 2016 vedranno crescere la cifra fino a 373 euro. Per chi invece dichiara 10.000 euro, il contributo passerà da 657 euro a 789 del 2017 per anno scolastico. Più l’Isee si alza, più la differenza aumenta: chi ha un reddito familiare di circa 20.000 euro, infatti, ha pagato 1.324 per l’anno scolastico 2013/2014, ma nel 2016/ 2017 si troverà a corrispondere 1.746 euro.

E Renzi promette: “Mille asili in mille giorni” – Mentre a Roma continua la polemica, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, durante la conferenza stampa per la presentazione del sito Mille Giorni, annuncia: “Mille asili in mille giorni”, misura con cui si propone di ridurre la distanza tra Nord e Sud e di avvicinarsi agli standard europei, in base a quanto proposto dal ddl 1260, promosso dalla senatrice Francesca Puglisi (Pd). Gli ultimi dati, infatti, parlano chiaro: il rapporto del gruppo CRC, pubblicato nel giugno 2014, sottolinea che in Italia solo il 13,5% dei bambini tra i 0 e i 2 anni frequenta l’asilo nido; numeri ancora lontanissimi dalla media europea del 33%, che ci condanna ancora una volta tra i fanalini di coda nel mondo dei servizi scolastici ed educativi.

Articolo Precedente

Scuola, dall’autonomia al tablet in aula: 20 anni di riforme promesse e non attuate

next
Articolo Successivo

Scuola, la Cgil: “Aspetti positivi. Ma partire dal contratto”. Cobas: “Solo annunci”

next