“Editoriali, convegni e seminari per ripetere che la politica è inconcludente e che è solo colpa sua se le cose non vanno. Luoghi comuni, tipo l’inadeguatezza culturale dei ministri più giovani che non hanno esperienza. La solita compagnia di giro che firma appelli su appelli, qualunque appello, senza nemmeno leggerlo: perché se avessero letto, come avrebbero potuto sottoscrivere la tesi che la riforma del Senato è autoritaria? Ora c’è una parte di questi salotti che, dopo aver pronosticato una nostra sconfitta alle elezioni, immagina di farmi avere una ripresa agitata a settembre: e non si rendono conto che ogni loro attacco mi spinge a darci dentro ancora di più”. È il premier Matteo Renzi che in un colloquio con La Stampa, pur senza citarla esplicitamente, attacca la petizione del Fatto Quotidiano – che finora ha raccolto oltre 220mila firme – e si scaglia contro chi ritiene che lui e il suo governo abbiano proposto una riforma autoritaria.

Il premier: “Non sono nelle mani di Berlusconi, la maggioranza non ha problemi”. Oltre a criticare le solite “compagnie di giro” che firmano petizioni e chi considera la politica incapace del cambiamento, il premier se la prende con chi ritiene che l’esecutivo delle larghe intese dipenda da Forza Italia e dal patto del Nazareno. “Non sono nelle mani di Berlusconi come ipotizza qualcuno – dice – . La maggioranza non ha problemi di numeri e non mi attende la via crucis che toccò a Romano Prodi. Mentre infuriava la Grande Guerra del Senato – precisa riferendosi al primo passaggio in Aula del ddl Boschi – il governo ha ottenuto più volte la fiducia: nessun problema. Magari non è esaltante per composizione, ma credo che la nostra maggioranza sia la più solida della Seconda Repubblica”.

Poi interviene anche sull’asse con Forza Italia per le riforme. “È evidente che aver coinvolto Berlusconi è stata una mia, personale scelta: contestata duramente, lo so bene, dentro e fuori il Pd. Se lui non ci fosse stato, è chiaro, avremmo fatto le riforme con altri: ma io credo che, per metodo, vadano fatte con le opposizioni, con i nemici, piuttosto che con gli amici”, dice Renzi. “L’umore è a mille, e non solo per la riforma varata a Palazzo Madama ma per l’intera cornice dell’azione di governo”, prosegue il premier. “Certo, se non avessimo fatto questa riforma subito, nei tempi annunciati, non l’avremmo fatta mai più. È la Madre di tutte le Battaglie: di questo sono sicuro”. La riforma del Senato “più che al coraggio dei tanto irrisi ‘ragazzini’ si deve alla saggezza e alla lungimiranza del Presidente della Repubblica: sostegno, consigli, una parola quotidiana per tutti, per cercare di convincere i perplessi che la via imboccata era quella giusta”.

“Non è l’Europa che ci deve dire cosa fare, rispetto per drammatizzazione Pil ma non condivido”. Renzi non dice solo di non dipendere dall’ex Cavaliere, ma sottolinea con forza anche di non prendere ordini dall’Ue. “La frase di Draghi (“Per i paesi dell’Eurozona è tempo di cedere la sovranità”) è: se non fa le riforme, l’Italia non è attrattiva per investimenti esteri. Bene: questa è la linea anche mia e di Padoan. Siamo d’accordo, nessun problema. Ma se qualcuno vuole interpretarla e far intendere che l’Europa deve intervenire e dire all’Italia quel che deve fare, allora no, non ci siamo. Oggi non è l’Europa che deve dire a noi cosa fare – prosegue-. Il Pd ha vinto le elezioni, è il partito che ha preso più voti in Europa, io e il governo siamo usciti più forti dal test di maggio e non abbiamo bisogno di spinte da Bruxelles: minimamente” dice Renzi, secondo cui “sono gli Stati a dover indicare alla Commissione via e ricette per venir fuori dalle secche”. Sul Pil (riferendosi alle ultime statistiche dell’Istat che danno l’Italia in recessione tecnica), “discuto volentieri di quei dati perché paradossalmente mi aiutano a dire con più forza: dobbiamo andare avanti con le riforme. Però devo esser sincero e dirla tutta: la drammatizzazione del Pil è qualcosa che rispetto ma non condivido. Infatti non è che l’Italia sia rientrata in recessione: non ne è mai uscita”, sottolinea Renzi. “Noi stiamo facendo cose importanti, che daranno frutti nel tempo: la riforma della Pubblica amministrazione curata da Marianna Madia, assieme alla semplificazione fiscale, saranno una rivoluzione; e l’intervento di Poletti sul lavoro ha creato 108mila nuovi occupati, dei quali – chissà perché – nessuno parla”. 

“Credo di essere l’ultimo ad aver paura delle urne”. Renzi, poi, torna a smentire l’intenzione di tornare alle urne. ”Credo di esser l’ultimo ad aver paura del voto. Personalmente mi converrebbe, perché porterei tante persone a me vicine in Parlamento. Ma quella avviata – osserva – non è una battaglia che devono vincere i renziani: la deve vincere il Paese”. Nell’intervista il premier apre un “fronte polemico” contro le classi dirigenti, che “per vent’anni hanno nascosto le loro responsabilità e le loro manchevolezze dietro quelle, ancor più gravi, della politica. Ma ora la musica è cambiata. In Italia non c’è una classe dirigente che resiste al cambiamento, c’è semplicemente una classe dirigente che non esiste”.

Renzi al raduno nazionale San Rossore. Ma il presidente del Consiglio non parla solo dalle colonne de La Stampa. Una sua intervista compare anche sulla rivista online dell’Agesci, Camminiano insieme, nella giornata conclusiva del raduno nazionale degli scout a San Rossore, dove già sabato è arrivato con un giorno di anticipo, precisando che non avrebbe parlato di politica. Parla di ricambio della classe politica e dice: “I politici devono essere come lo yogurt, a un certo punto devono scadere, non lo puoi fare per sempre. Vale anche per me, per me è già iniziato il conto alla rovescia per essere rottamato”. Alla rivista dell’Agesci, Renzi commenta anche la riforma del Senato: “La cosa positiva – dice riferito al ddl Boschi – è che finalmente i politici cambiano sé stessi. Questo vuol dire che non c’è più potere di rendita per nessuno. Bisogna cambiare tutti”. Quello che è più difficile del previsto, prosegue, “sono le incrostazioni, le resistenze. Credo che sia stato importante fare la riforma”.

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