Forse non occorre nemmeno scomodare quel grande provinciale dalle scarpe grosse (e il cervello fino) che era Luciano Bianciardi: in tempi non sospetti parlava della politica come conservazione del potere a scapito del buon governo. Più di cinquant’anni fa. Oggi non sappiamo neppure se sia così, manca addirittura una politica decente. E’ surreale quello che accade: Boccia, De Girolamo. E’ surreale che Annamaria Cancellieri sia ancora ministro della Giustizia dopo aver interferito sulla carcerazione dell’amica Giulia Ligresti, che Maurizio Lupi sia lì palesemente a difendere la post guardia di Comunione e liberazione. E’ surreale che Letta sia presidente del consiglio, visto che non è stato votato e non gode di tutto questo appoggio da parte del segretario del Pd, Matteo Renzi.

Letta va a Caracas, Renzi e Napolitano si vedono. Questa è la febbre che vive il Paese. Mentre gli altri annaspano, ci sono due persone che si muovono, in direzioni opposte, ma si muovono eccome: uno è Silvio Berlusconi, l’altro è Beppe Grillo. Di Berlusconi si è già detto tutto: in un Paese al di sotto della soglia di civiltà sarebbe in galera o comunque nelle condizioni di non agire politicamente. In Italia no: Berlusconi è agibile, accreditato dai sondaggi, si muove per una nuova Forza Italia in attesa di un presunto affidamento ai servizi sociali. E’ condannato in via definitiva, aspetta una manciata di altre sentenze, non ha il passaporto né la carta d’identità valida per l’espatrio, è decaduto dalla carica di senatore, ma prepara il suo partito alle prossime elezioni europee. E lo fa a sua immagine e somiglianza, possibilmente.

Resta Beppe Grillo che, con tutti i limiti, qualcosa fa. Ha indetto un referendum per decidere come i parlamentari avrebbero dovuto votare in merito all’abolizione del reato di clandestinità. Ha fatto votare 24 mila persone, non ha aggiunto né tolto niente. Ma se De Girolamo non si tocca (per tre giorni i giornali hanno taciuto davanti alle notizie del Fatto Quotidiano), su Grillo fa sempre bene sparare: un populista caduto nella rete, referendum demagogico, la sconfitta di Grillo, la sconfitta di Casaleggio.

Non entro nel merito della decisione né del risultato. Non saprei cosa dire. Credo che i flussi migratori siano un problema non italiano, ma europeo, e più di vent’anni fa il Parlamento europeo aveva iniziato a lavorare a un accordo che avrebbe portato il nome di trattato di Helsinki. Poi la decisione di demandare a ogni singolo governo ogni scelta e la situazione che, soprattutto per l’Italia, è precipitata. Questo per dire che i fenomeni di massa e sociali non si combattono col codice penale, lo insegnano alle scuole elementari, più o meno. Ma Grillo era e resta un populista demagogo. La colpa? Ha consultato i suoi elettori, in una democrazia all’italiana, dove la Cancellieri resta ministro, non si fa. Dare la possibilità di decidere a seppur pochissime persone? E’ folle, mina il Pil, lo spread, la ripresa, l’uscita dal tunnel. Mina la stabilità soprattutto.

Così Grillo è liquidato. E su Berlusconi? Cosa dicono gli opinion leader? Niente, fuori gioco. Archiviato. Sopravvive a sé stesso. Sarà così. Ma Grillo e Berlusconi fanno buona o cattiva politica, gli altri pensano ai rimpasti. A conservare le poltrone, appunto, giusto per non scomodare Bianciardi. 

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