Pasquale dice che è routine. Che in laboratorio funziona così da due anni a questa parte: c’è chi gioca a dama con il computer, chi legge un romanzo, chi guarda un film, chi lavora con l’uncinetto. Di lavorare, invece, non se ne parla. Però a fine mese arriva – regolarmente – lo stipendio. È uno dei 76 ricercatori del laboratorio Myrmex di Catania, eccellente centro di tossicologia, fino al 2011 proprietà di Pfizer. Qui ci si occupa di ricerca. E un progetto targato Myrmex – confermano fonti del Ministero – l’abbiamo pagato, tre mesi fa, con ben 3 milioni di euro. Soldi pubblici. La quietanza della Banca d’Italia è datata 7 agosto 2013.

Il progetto è stato ereditato dalla gestione Pfizer ma Antonio – è un nome di fantasia – rivela: “la nostra ricerca, negli ultimi due anni, è stata realizzata solo sulla carta: a questo progetto non ho lavorato neanche un minuto. Ho firmato documenti nei quali dichiaravo d’aver lavorato molte ore: è falso. Ho firmato per timore di perdere il lavoro, non sono l’unico, ma ora sono stanco: aspetto che un magistrato mi convochi, per raccontargli tutto, spero che la Guardia di Finanza entri nei nostri uffici. Non abbiamo neanche i reagenti. Sono tutti scaduti. Di quale ricerca parliamo?”. Abbiamo provato a contattare l’amministratore delegato di Myrmex, Gian Luca Calvi, ma ci ha fatto sapere che non intende risponderci. Stesso risultato con il direttore del centro Salvatore Celeste. Non ci resta, quindi, che la parola di Antonio, due suoi colleghi di lavoro, e dei sindacati.

Torniamo al laboratorio di ricerca. Parliamo di un eccellente centro di tossicologia: nel 2009 Pfizer assorbe la rivale Wyeth e, con essa, anche il laboratorio catanese. In seguito all’acquisizione, Pfizer Italia inizia un processo di riorganizzazione, che vede coinvolto il centro e, all’inizio del 2011, giunge la notizia della sua futura dismissione e della mobilità per i suoi dipendenti.

Il 16 settembre 2011 Pfizer cede il centro alla Myrmex, azienda amministrata da Gian Luca Calvi, protagonista nel settore sanitario ma in ben altro mercato, quello delle protesi ortopediche. Calvi rileva un laboratorio con standard di efficienza internazionali, superficie di 10mila metri quadi e – soprattutto – riceve una dote eccezionale: i programmi di ricerca, in collaborazione con il Cnr e l’Istituto superiore di Sanità, finanziati dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur).

Un euro
Quanto spende, Calvi, per quest’operazione? Un euro. È questo il prezzo che paga alla Pfizer. Può sembrare assurdo ma in realtà, dato il mercato, non si tratta di una vera e propria anomalia. Semplificando: il laboratorio non ha clienti, poiché lavora esclusivamente per Pfizer, quindi è necessario un periodo d’avviamento – circa due anni – per cercare nuove commesse. Il periodo di avviamento, nella trattativa con Pfizer, è quantificato con un passivo: 15,8 milioni di euro. In gergo si chiama bad will – avviamento negativo – ed è per questo motivo che, all’insaputa dei sindacati, Myrmex acquista a un solo euro. In realtà, al prezzo di un euro, acquista comunque una fabbricato che vale 10 milioni, macchinari da 12,6 milioni e attrezzature di laboratorio per altri 12,5. L’intero laboratorio, nel rogito notarile, viene valutato ben 37,7 milioni di euro. Ma come arriviamo a questo punto?

La storia
A inizio 2011 Pfizer intende dismettere il centro di ricerca e annuncia la mobilità per i ricercatori: i sindacati si allarmano, contattano il prefetto di Catania, che a sua volta chiede l’intervento della Regione. A marzo interviene Gianni Letta, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che il 14 marzo scrive una nota al presidente della Regione e – si legge negli atti – manifesta il suo “interesse” per la “ricerca di una soluzione” che preservi i lavoratori e “la continuità dei progetti scientifici avviati con il Cnr”. Anche Pfizer chiede l’intervento di Regione e Governo per “trasferire il centro a terze parti qualificate”. Fino a quel momento – si legge ancora negli atti – i “tentativi intrapresi da Pfizer, per valutare potenzialipartners, in grado di assicurare il futuro del centro e mantenere l’occupazione, sono risultati infruttuosi”. La Nerviano Medical Science provò ad acquistare il laboratorio, senza riuscirvi, forse l’offerta non era competitiva ma la società, che discende da Farmitalia, ha una lunga esperienza nel settore della ricerca farmacologica. Calvi invece s’è sempre occupato di protesi ortopediche: è questo, da sempre, il suo core business. Tre anni fa tentò di acquistare la Tecnohospital di Gianpi Tarantini, anch’egli imprenditore nel ramo protesi, che nel frattempo era finito sotto processo per le donne portate a Silvio Berlusconi. L’operazione naufragò: l’azienda non era vendibile perché fallita. Suo fratello Gian Michele è stato a lungo il braccio destro di Guido Bertolaso, all’epoca capo della Protezione Civile, ed è lo stesso Paolo Berlusconi, in un’intercettazione del 2008, a confermarlo: “Calvi… probabilmente è un suo uomo (di Bertolaso, ndr)”.

Il re delle protesi batte quindi la concorrenza e nell’autunno 2011 chiude la partita: Calvi vuole ulteriori garanzie e la Regione Sicilia s’impegna a un finanziamento pubblico – mai erogato – di 4,5 milioni di euro per tre anni. In cambio, però, la Regione fissa una clausola determinante: se Myrmex non adempie gli accordi s’impegna a cedere il centro, alla stessa Regione, per un solo euro. Nel frattempo Calvi s’impegna con Pfizer a mantenere per due anni i contratti stipulati con i ricercatori: i due anni sono scaduti il 16 settembre e i lavoratori sono sempre più preoccupati. “Abbiamo chiesto ad agosto un incontro con le istituzioni ma al momento ci sentiamo abbandonati”, dice Giuseppe d’Aquila, segretario catanese Filctem Cgil.

“Il piano industriale di Calvi è stato completamente disatteso”. E nel piano industriale – quello presentato ai sindacati – c’è spazio anche per un “cadaver lab”: parliamo di ricerca su organi umani. Non è neanche chiaro se, questo tipo di ricerca, sia pienamente disciplinata dalle leggi italiane. Proprio in questi giorni il Parlamento sta discutendo un disegno di legge sulla materia. E comunque, dicono i ricercatori, questo “cadaver lab” non s’è mai visto. “A un certo punto si vociferava che sarebbero giunti organi umani dall’estero. Voci. Niente di più. Come il resto del piano industriale. Qui non abbiamo visto niente di niente”. Eppure si trattava di un piano industriale ambizioso: processazione di tessuti umani e ricerca per la terapia cellulare. Alcuni fondi pubblici non sono ancora stati erogati – un vecchio bando, spiegano dal Miur, è saltato e per due progetti si attendono le necessarie fidejussioni bancarie – e i 76 ricercatori sono sempre più in crisi. Dice Giuseppe La Mendola, segretario provinciale Fialc Cisal, che da anni si occupa della vertenza Myrmex: “La situazione – dice – è molto grave. Dal settembre 2011, il piano industriale presentato dall’avvocato Gian Luca Calvi, non è stato realizzato, tranne la parte del trasferimento di studi di ricerca trasferiti da Pfizer. Non so se siano stati realizzati oppure no: la Myrmex nelle riunioni sindacali sul punto è sempre stata molto vaga. Il direttore del centro ci ha detto che la Myrmex è in uno stallo produttivo, generato da più fattori, il primo è la lungaggine del Miur nel trasferimento dei fondi”.

Il ministero ha erogato il 7 agosto 3 milioni di euro: “Se lo dichiara il ministero sarà vero”. Alcuni dipendenti dichiarano di aver firmato documenti in cui attestavano di aver lavorato ore nelle quali, invece, non hanno partecipato alle attività lavorative.

“L’ho letto sul Fatto Quotidiano. È un fatto risaputo, nessuno aveva il coraggio di denunciarlo, l’hanno detto anche a me, ma mi hanno pregato di non denunciare la vicenda a nessuno. Sono felice che abbiano trovato il coraggio di dirlo: io ho potuto fare soltanto un esposto, in linea generale, alla Guardia di Finanza, all’ispettorato del lavoro e alla Procura. Se non s’interviene subito, le professionalità di queste persone rischiano di essere distrutte, ma finora dalla Regione, che a mio avviso dovrebbe intervenire immediatamente, non s’è ancora mossa. Sui progetti di ricerca, spero che la magistratura faccia chiarezza, chiedo ufficialmente che la procura e la Guardia di Finanza convochino almeno i sindacati: abbiamo molto da dire su questa vicenda. Ed è necessario che la Regione intervenga il prima possibile”.

(montaggio video a cura di Gisella Ruccia)

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