La questione delle rete Telecom è ancora in alto mare, ma non si tratta dell’unica infrastruttura spinosa del Paese. Lo sanno bene alle Ferrovie dello Stato che sono contemporaneamente operatori ferroviari e proprietari-gestori della rete nazionale su cui corrono i treni. Una posizione che ha attirato da tempo l’attenzione dell’Unione europea, con tanto di sentenza della Corte di giustizia comunitaria arrivata giovedì 3 ottobre a valle di una serie di ricorsi. 

“Non garantendo l’indipendenza del gestore dell’infrastruttura ferroviaria, l’Italia non rispetta il diritto dell’Unione“, stabilisce il verdetto che tuttavia rileva come la Commissione non abbia dimostrato la mancanza d’indipendenza dell’organismo di regolamentazione. La causa si inserisce in una serie di ricorsi promossi da Bruxelles nei confronti di vari Stati membri per il mancato rispetto dei loro obblighi.

La liberalizzazione del trasporto ferroviario nell’Unione europea mira ad obbligare gli Stati membri a garantire alle imprese di tale settore un accesso equo e non discriminatorio alla rete ferroviaria. Col suo ricorso, la Commissione ha fatto valere che la legge italiana non garantisce l’indipendenza del gestore dell’infrastruttura.

Il diritto dell’Ue, infatti, conferisce agli Stati membri il compito di istituire un quadro per l’imposizione dei diritti nel rispetto dell’indipendenza del gestore dell’infrastruttura, cui spetta determinare i diritti per l’utilizzo e provvedere alla loro riscossione. Per contro, secondo la Commissione, riservandosi il potere di fissare il livello dei diritti di accesso alla rete, l’Italia priva il gestore di uno strumento essenziale di gestione. E la Corte dà ragione alla Commissione “poiché la legge italiana non consente di assicurare l’indipendenza del gestore dell’infrastruttura”.

Con la sua seconda censura, la Commissione addebita alla normativa italiana di non rispettare l’indipendenza dell’organismo di regolamentazione (Ursf), in quanto è costituito da funzionari del ministero e quest’ultimo continua ad esercitare un’influenza sul gruppo Fs, che detiene Trenitalia. In questo caso però la Corte osserva che con “interventi legislativi successivi, le autorità italiane hanno inciso sulla costituzione dell’organismo di regolamentazione ed hanno ridefinito progressivamente la sua autonomia organizzativa e contabile”. Inoltre ricorda che, secondo la direttiva, l’organismo di regolamentazione può essere il ministero dei Trasporti. La Commissione non può dunque far leva sulla sola circostanza che l’Ursf appartiene a tale Ministero per concludere che esso non è indipendente.

Acqua sul fuoco dalle Ferrovie. Secondo l’ad delle Fs, l’Italia ”esce molto bene” dal ricorso dell’Ue alla Corte di Giustizia Europea. “Con questa sentenza – ha commentato Mauro Moretti – la Corte stabilisce che il pedaggio ferroviario (per l’utilizzo della rete da parte dei vettori, ndr) non può essere il governo a definirlo”. Un problema che “il governo sta superando perché è sua volontà superarlo e perché sta già dentro ai compiti dell’Autorità dei Trasporti”. Secondo l’ex sindacalista, poi, “da questo punto di vista la sentenza della Corte è un pò incomprensibile, perché tra i compiti dell’Autorità c’è quello di valutare le decisioni del gestore Rfi”. L’Italia, poi, “esce molto bene da questa vicenda anche perché è stato smantellato il teorema secondo il quale il gestore della rete (Rfi) non può stare sotto la Holding (Fs)”, mentre “in Germania e Austria sono molto più integrati di noi”.

Quanto al ruolo dell’Autorità, secondo Moretti “non ce n’è una al mondo che abbia i compiti e i poteri di quella italiana” e dunque, “l’Italia, oltre a uscirne bene, rappresenta un punto di riferimento per gli altri Paesi che non hanno un’Authority”. Moretti ha poi sottolineato come compito di quest’ultima “non è solo vigilare sulla competizione all’interno di una modalità di trasporto, ma tra le varie modalità”. Dopo aver indicato che il trasporto merci su gomma gode nel nostro Paese di maggiori sussidi di quello su ferro, Moretti ha spiegato che “ora finalmente c’è una specie di arbitro che identifica i problemi e i casi di non corretta concorrenza e può dare alla politica le informazioni necessarie per risolverli”.

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