A volte ritornano. E, cosa ancor più stupefacente, coi tempi che corrono trovano pure le banche disposte a finanziarli nonostante i loro trascorsi. L’ultimo in ordine cronologico è Luigi Zunino, l’immobiliarista di Nizza Monferrato noto alle cronache finanziarie e giudiziarie per le scorribande che lo hanno visto spesso in compagnia di Danilo Coppola. Ma anche e soprattutto per le vicissitudini della “sua” Risanamento.

Quella dell’indagine sul presunto avvelenamento delle falde acquifere dell’area Montecity- Santa Giulia di Milano, che la Procura del capoluogo lombardo ha chiuso nelle scorse settimane e che lo vede indagato insieme ad altre 10 persone. Sul fronte finanziario, poi, il gruppo immobiliare è stato uno dei primi casi italiani di “too big to fail” (troppo grande per fallire).

Nell’estate del 2009 i magistrati milanesi ne avevano chiesto il fallimento a fronte di una posizione debitoria vicina ai 3 miliardi. Da qui un lungo braccio di ferro con le banche creditrici e, quindi, lo stop del Tribunale che aveva respinto la richiesta davanti a un piano di salvataggio da realizzare tra il 2009 e il 2014, con il sostegno da mezzo miliardo messo sul piatto dagli istituti creditori: Intesa San Paolo, Unicredit, Banco Popolare, Bpm e Mps, in seguito all’operazione diventate azioniste di maggioranza della società di cui sono ancora creditrici per oltre 1 miliardo.

Da allora Risanamento ha accumulato nuove perdite per 271 milioni di euro e ha chiuso il 2012 con un debito netto di 1,9 miliardi in attesa di chiudere una serie di complesse partite, come la vendita di Santa Giulia e di un importante pacchetto di immobili francesi, che sembrano vicine al dunque dopo numerosi rinvii. Ed ecco che il Cavaliere del Lavoro – titolo che Zunino conserva ancora nonostante la condanna per il caso Antonveneta e di cui ama molto fregiarsi – si è risvegliato.

Ieri, sollecitato da un’insolitamente solerte Consob, ha confermato le indiscrezioni del Messaggero secondo le quali sarebbe pronto a ricomprarsi Risanamento. Un’operazione da quasi 180 milioni. Somma che l’immobiliarista che in gioventù si era guadagnato il suo primo milione di lire come fantino al Palio di Asti, si farebbe finanziare dalle banche con un’operazione di cui si starebbe occupando il Banco Popolare, storico creditore di Zunino che evidentemente crede ancora in lui. O forse non crede negli altri istituti della partita.

La mossa a sorpresa dell’immobiliarista affonda infatti le radici in una spaccatura tra le banche azioniste maturata lo scorso febbraio nell’ambito della cessione degli immobili francesi, valutati circa 1,3 miliardi. La dismissione, fortemente sostenuta da Intesa e Unicredit, cui piacerebbe cedere i palazzi parigini al fondo del Qatar, non è invece gradita al Banco di Pier Francesco Saviotti che forse crede, come Zunino, che i palazzi francesi valgano molto di più. Dal mal comune, quindi, il mezzo gaudio.

Dal Fatto Quotidiano dell’8 giugno 2013

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