Ogni anno, alcuni ragazzi israeliani vanno in carcere perché la loro coscienza li porta a respingere l’idea di svolgere il servizio militare.

A Natan Blanc, un diciannovenne di Haifa, è accaduto sette volte a partire dallo scorso novembre. Arrestato, tenuto alcuni giorni in carcere (l’ultima volta sono stati 20), rilasciato e pochi giorni dopo arrestato nuovamente: la sua vita va avanti così, ultimamente. Finora ha totalizzato 116 giorni di prigione.  

Il 21 marzo, Natan è stato convocato dal Comitato “inidoneità” delle Forze di difesa israeliane, competente a esonerare dalla leva persone ritenute “inidonee” al servizio militare. Il Comitato ha deciso per l’arruolamento. Natan si aspetta di essere nuovamente arrestato alla fine delle festività della Pasqua ebraica.

Natan ha raccontato ad Amnesty International che non ha intenzione di contribuire alle violazioni dei diritti umani dei palestinesi dei Territori occupati. Dice, sono le sue parole, le parole di un cittadino israeliano, che “oggi in Israele c’è l’apartheid”.

“Nessuno pensa a garantire ai palestinesi eguali diritti, per non parlare del diritto di voto. Io non voglio essere coinvolto in questa situazione. Voglio proseguire nelle mie azioni e non fare nulla che vada contro la mia coscienza”.

La prima volta che Natan ha iniziato a interrogarsi sull’arruolamento nelle Forze di difesa israeliane risale al 2009, quando aveva appena 15 anni. Era in corso l’“Operazione piombo fuso” contro Gaza.

“L’ondata di militarismo aggressivo che allora pervase tutto il paese, l’espressione di odio reciproco e quel parlare di annientare il terrore, creare un effetto deterrente, furono i motivi più importanti del mio rifiuto”.

Nel 2009, vennero imprigionati almeno nove obiettori di coscienza.

Secondo Natan, “il governo Netanyahu non ha interesse a trovare una soluzione alla situazione attuale. Noi, come cittadini ed esseri umani, abbiamo il dovere morale di rifiutarci di prendere parte a questo gioco cinico”.

Molti giovani israeliani cercano di evitare la chiamata alle armi adducendo problemi di salute fisica o mentale o invocando motivi religiosi.

Lo scorso ottobre Omar Sa’ad, un druso della Galilea di 17 anni, ha scritto una lettera aperta al primo ministro e al ministro della Difesa, annunciando il rifiuto di sottoporsi alle visite mediche che determinano l’idoneità alla leva: “Mi rifiuto, perché sono un uomo di pace e odio tutte le forme di violenza. L’istituzione militare rappresenta per me il massimo della violenza fisica e psicologica”. Potrebbe essere arrestato da un giorno all’altro.

Noam Gur è andata in prigione nell’aprile 2012, quando aveva 18 anni, dopo aver dichiarato che avrebbe rifiutato “l’arruolamento in un esercito che, da quando è stato istituito, è stato coinvolto nel dominio di un’altra nazione e ha saccheggiato e terrorizzato la popolazione civile sotto il suo controllo”.

Dopo due condanne al carcere, Noam è riuscita a ottenere l’esonero dal servizio militare.

Natan sa che, secondo le leggi del suo paese, entrare e uscire dal carcere potrebbe ripetersi un numero illimitato di volte. 

Amnesty International ha chiesto alle autorità israeliane di cessare di arrestare Natan per le sue idee e di accettare la sua obiezione di coscienza. 

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