La Commissione europea teme di non rivedere più gli aiuti pubblici concessi a Bankia, il quarto istituto di credito della Spagna, nazionalizzato lo scorso maggio. Si tratta di un bel gruzzoletto, più di 22 miliardi di euro dati da Bruxelles all’istituto spagnolo che nel 2012 ha chiuso con un passivo di quasi 19,2 miliardi di euro, insomma non un buon presupposto per onorare i propri debiti. Bruxelles non prende sul serio le assicurazioni dell’ad di Bankia Josè Ignacio Goirigolzarri e dello stesso ministro spagnolo all’economia Luis de Guindos, sicuri che l’istituto manterrà gli impegni presi. Intanto a preoccupare gli investitori spagnoli è la valutazione chiesta dall’Ue per le azioni della banca, il minimo consentito dalla legge. Come risultato saranno proprio gli investitori, anche piccoli e piccolissimi, a pagare il prezzo del difficile rilancio di Bankia.

“Il piano di ristrutturazione presentato fa pensare che il gruppo Banco Financiero y de Ahrros ha poche possibilità di restituire tutti gli aiuti pubblici ricevuti”, si legge in una nota interna della Commissione europea, che spiega come questa “scarsa possibilità” sia dovuta alla “problematica situazione attuale del gruppo” e al “grande ammontare stesso degli aiuti ricevuti”. Nel dettaglio parliamo di 22,424 milioni di fondi pubblici iniettati nella disastrate casse di Bankia che nel 2012 ha registrato il buco più grande della storia bancaria spagnola. Insomma, l’unica speranza di Bruxelles è che “almeno il Frob (Fondo de reestructuración ordenada bancaria, ovvero il fondo creato nel 2009 da Madrid per gestire gli aiuti alle banche, ndr) possa raccogliere una parte dei benefici e dei guadagni futuri provenienti dalla nuova privatizzazione di Bfa-Bankia”.

Secondo l’ad di Bankia questa privatizzazione potrebbe iniziare a piccoli passi già nel 2014 e 2015 partendo prima di tutto dagli investitori istituzionali e poi via via a tutti gli altri. Ma è proprio da questi investitori che Goirigolzarri ha dovuto difendersi dopo una conferenza stampa organizzata dall’agenzia spagnola Europa Press. All’uscita lo aspettava un folla a dir poco esagitata di azionisti inviperiti per le perdite subite in seguito al tracollo di Bankia (4.952 miliardi nel 2011 e 19.056 nel 2012). E il nuovo valore chiesto dalla Commissione europea per singola azione di certo non allieva gli animi. Parliamo di 0,01 euro a fronte di una richiesta di 0,10 da parte delle autorità spagnole che temono a questo punto un effetto polveriera proprio tra gli investitori dell’istituto. Ma Bruxelles sembra non voler sentire ragioni: “Il valore per azione deve essere il minimo possibile concesso dalla legge spagnola”, spiega una fonte interna della Commissione europea.

Insomma a pagare la mala gestione di Bankia saranno da una parte i contribuenti europei, che non vedranno restituito in toto il prestito internazionale, e dall’altra parte gli investitori, compresi quelli medio-piccoli con in pugno una manciata di azioni. E non dimentichiamo gli stessi lavoratori della banca, che lo scorso dicembre ha chiuso mille delle proprie 3mila agenzie mandando a casa circa 6mila impiegati che tutto erano tranne che broker assetati di soldi.

Unica consolazione è data dallo stipendio 2011 dell’ex presidente di Bankia, denunciato lo scorso dicembre insieme ad altri 35 dirigenti per truffa: solo 2,34 milioni di euro, una delle cifre “più basse” dei dirigenti bancari spagnoli. Forse una consolazione un po’ magra.

@AlessioPisano

 

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