Avveniristici, costosi ma praticamente inutilizzabili in caso di temporale. Nuovi guai per il caccia F35, l’ambizioso progetto delle forze armate americane che ha convinto l’Italia ad investire quasi 200 milioni di euro per acquistarne 50 esemplari. Venerdì scorso, infatti, il Pentagono ha sospeso i voli della versione per i Marine, la ‘B’, del caccia-bombardiere ‘stealth’ F-35 Jsf della Lockheed Martin.

Secondo la versione ufficiale, la causa dello stop è stato un ‘problema’ registrato durante un volo di addestramento della Usa Air Force nella base di Eglin in Florida: ‘qualcosa’ ha causato lo spegnimento del sistema propulsivo (in reattori) e ha costretto il pilota ad interrompere il decollo all’improvviso. Il blocco riguarda tutti i 25 F35 ‘B’ (a decollo corto e atterraggio verticale, Stovl) finora costruiti, mentre restano operative le versione ‘A’ per l’aeronautica (a decollo e atterraggio convenzionale), di cui l’Italia ne dovrebbe comprare 60, e ‘C’ per la Us Navy. Nel complesso, gli Usa e i loro alleati intendono costruirne 2.443 esemplari ad un costo globale e provvisorio di 323 miliardi di dollari. Al progetto partecipano anche Gran Bretagna, Italia ( che assemblerà le ali nell’impianto Alenia-Aermacchi di Cameri vicino Novara), Olanda, Australia, Canada, Norvegia, Danimarca, Turchia, Israele e Giappone.

La nota diffusa dal Pentagono, però, non specificava quale fosse stato in realtà il problema. A risolvere il caso ci ha pensato all’indomani il Sunday Telegraph: l’F-35 Jsf di Lockheed Martin potrebbe esplodere se venisse colpito da un fulmine perché il serbatoio di carburante salterebbe in aria. Secondo l’edizione domenicale del Telegraph, i tecnici hanno scoperto che la spasmodica ricerca di alleggerire il jet ha portato a ridurre eccessivamente lo spessore del serbatoio del carburante, rendendolo vulnerabile non solo al fuoco nemico rispetto ai jet più antiquati, ma anche ad un fulmine. Lo scoperta è contenuta in un rapporto dell’ ‘Operational Test and Evaluation Office‘ del Pentagono, che vieta ai 63 F-35 finora realizzati di volare a meno di 45 km da un temporale. Il tutto fino a quando non sarà modificato il serbatoio.

In serata, però, è arrivata la smentita della Lockheed Martin. ”Il programma di test per ilvelivolo F-35 Lightning II prevede che i test sulla protezione antifulmine siano realizzati nella fase conclusiva del programma di prove in volo. Per allora il programma prevede che il jet sia attrezzato opportunamente per volare in qualunque condizione meteorologica” ha precisato l’azienda per rispondere alla notizia pubblicata sul Sunday Telegraph. “Ad oggi – continua la nota – essendo i test in volo ancora in corso come previsto, il limite per le operazioni è fissato a 25 miglia da un temporale: si tratta di una distanza ritenuta sicura e ragionevole per svolgere le attività di test previste in questa fase”.

A prescindere dalla smentita, però, la questione è rimbalzata con tanto di polemica anche in Italia, dove la vicenda degli F35 è entrata di diritto nella campagna elettorale. Il primo ad attaccare l’operato del governo è Antonio Di Pietro: ”E’ gravissimo che si sperperino soldi pubblici per acquistare i cacciabombardieri F-35 e i sommergibili mentre le famiglie italiane non arrivano a fine mese, gli operai restano senza lavoro e troppe imprese chiudono”. L’ex pm, poi, ha posto alcune questione: “Il professor Monti, che parla tanto d’Europa, lo ha letto il Sunday Telegraph? Lo sa questo governo dimissionario e guerrafondaio che gli F-35, oltre ad essere costosissimi, sono anche delle vere e proprie bombe volanti? Non siamo noi a denunciarlo, ma un rapporto del Pentagono” ha detto il leader dell’Idv, secondo cui il suo partito “è stata l’unica forza in Parlamento ad opporsi a questo vergognoso spreco e ora Rivoluzione Civile vuole portare avanti questa battaglia affinché i soldi dei cittadini siano investiti per rilanciare l’occupazione e l’economia del Paese”.

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