Ci mancava solo Mario Monti a gettare benzina sulla due giorni di summit europeo dedicato al bilancio Ue 2014-2020 indetto questa sera alle 20 a Bruxelles, e subito slittato alle 21.30 per consentire lo svolgimento di incontri bilaterali. Le parole del Premier italiano sembrano una dichiarazione di guerra a chi vuole tagliare certi capitoli del bilancio europeo, in  particolare i fondi per la coesione, l’agricoltura e i meccanismi di ripartizione. Il riferimento è alla Gran Bretagna di David Cameron, arrivato a Bruxelles con tutte le intenzioni di tagliare il bilancio di circa 150 miliardi di euro e di conservare per intero il rebate (risarcimento) che Londra riceve ogni anno.

“Non accetteremo soluzioni che consideriamo inaccettabili”, ha detto duro al suo arrivo Monti. “L’Italia finora è stata sproporzionatamente penalizzata. Per noi non è importante come per altri un limite al totale del bilancio, però è essenziale che l’Italia ottenga risultati migliori di quelli prospettati oggi per quanto riguarda la coesione, agricoltura, e meccanismi di ripartizione”. Parole che riecheggiano la minaccia di veto prospettata dal ministro alle politiche comunitarie Enzo Moavero pronunciate solo due giorni prima e che rispondono nei toni e nei contenuti alla dura presa di posizione di Cameron di questa mattina. “Negozierò duramente per ottenere un buon accordo per i contribuenti britannici e per conservare lo sconto”.

Così il premier britannico al suo arrivo a Bruxelles prima dell’incontro con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy durato appena dieci minuti il quale ha consigliato a tutti i leader di “portare tre camice”, tanto per dire che due giorni di negoziazioni difficilmente basteranno. Lo stesso  Jean-Claude Juncker, premier lussemburghese e presidente dell’eurogruppo, ha confessato che si tratterà di “ negoziati molto difficili”: “Non riesco a immaginare come arrivare a convincere la Gran Bretagna”, ma “dovrà lasciarsi convincere”. Parole che pesano doppio dette da uno che alla vigilia dei summit europei (come gli Eurogruppi sulla Grecia) si dice sempre fiducioso di raggiungere un compromesso.

“E’ importante trovare una soluzione” perché questo “ha a che fare con la prevedibilità degli investimenti per il futuro”, ha affermato la cancelliera tedesca Angela Merkel al suo arrivo a Bruxelles, sottolineando tuttavia di non essere in grado di dire se l’accordo sarà raggiunto in occasione di questo vertice. “Se riusciremo a farlo in questi due giorni, non lo so…Potremmo avere bisogno di una seconda fase”, ha ammesso. E comunque “dobbiamo stare attenti che la spesa non sia troppo alta in tempi di consolidamento di bilancio”.

Ma cosa vuole la Gran Bretagna? In una parola “tagli”. Agli occhi di Londra il bilancio Ue 2014-2020, che comprende tutti i capitoli di spesa dell’Ue nei prossimi sette anni di programmazione, previsto dalla Commissione europea (1.048 miliardi di euro) è un’assurdità. Londra vuole un freeze (congelamento) pari al livello del 2011 (886 miliardi di euro) inflazione inclusa, né un euro di più né uno di meno. Questo si tradurrebbe in una riduzione ai principali capitoli di spesa (fondi e finanziamenti) europei, tra i quali trasporti, energia, telecomunicazioni e soprattutto agricoltura.

Proprio la battaglia sui fondi destinati all’agricoltura (oggi “sviluppo rurale”) sono uno dei capitoli più delicati che vedono la Gran Bretagna contrapposta ai grandi beneficiari d’Europa da sempre, in primis Francia e Italia. Prima della risposta di Monti di oggi, proprio Parigi, toccata sui nervi, ha attaccato duramente la proposta di Londra, minacciando come ritorsione di chiedere una modifica al rebate britannico. Si tratta dei 3,5 miliardi di euro di risarcimenti che Londra riceve ogni anno per i fondi destinati all’agricoltura non utilizzati (visto che la Gran Bretagna ha un’economia prevalentemente basata sui servizi).

Neanche a dirlo oltre Manica si sono alzati gli scudi, dal momento che il rebate è una delle vittorie più importanti nei confronti dell’Ue ottenute da Margaret Thatcher nel 1984 al grido della campagna “I want my money back”. Senza considerare che questo rebate è pagato proporzionalmente da tutti glia altri Paesi Ue, Italia compresa.

Sull’agricoltura è intervenuto in giornata anche il ministro italiano per le Politiche agricole Mario Catania arrivato non a caso a Bruxelles insieme Monti. “O ci sarà un buon accordo oppure non ci sarà nessun accordo”. Insomma, si profila un vertice senza convenevoli, e alla cena di lavoro di questa sera non è escluso che volino i piatti.

@AlessioPisano

Aggiornato dalla redazione web alle 19,17

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